Il commento più letto relativamente alla dipartita di Ratzinger è che è stato un grande teologo, e viene da chiedersi in base a quali parametri si può essere definiti grandi teologi o mediocri teologi. Forse sarebbe più corretto dire grandi o meno grandi pensatori. Di Dio, infatti, nessuno sa niente se non quello che gli uomini si sono inventati per definirlo e descriverlo. Nemmeno i teologi ne sanno niente e quello che dicono riflette esclusivamente il loro pensiero in materia, che è diverso da teologo a teologo e limitato all'idea che ognuno di essi, singolarmente, si è fatto. Ma, è noto, l'uomo per sua natura ha sempre avuto il bisogno di assumere atteggiamenti apologetici verso personaggi noti che ci lasciano.
Pagine
sabato 31 dicembre 2022
Ratzinger
venerdì 30 dicembre 2022
Il mio 2022 in libri
Come faccio abitualmente quando dicembre volge al termine, pubblico l'elenco dei libri che mi hanno tenuto compagnia durante l'anno, in caso qualcuno dei miei 32 lettori ne abbia letto a sua volta qualcuno. Sono più o meno equamente divisi tra narrativa e saggistica, con una leggera preponderanza della prima categoria. Di alcuni, quelli che mi sono piaciuti di più, ho scritto delle brevi impressioni (qui, qui, qui e qui).
Nella categoria della narrativa il primo posto va senz'altro a Fairy Tail, di Stephen King, seguito da tutti quelli di Joël Dicker menzionati nell'elenco e da Non ti muovere, di Margaret Mazzantini, Don Chisciotte delle Mancia, di Miguel de Cervantes e Passeggeri notturni, di Carofiglio. Segnalo inoltre due letture che per me non sono usuali perché appartenenti a un genere, la fantascienza, che non mi ha mai attirato eccessivamente: La nube purpurea, di M. P. Shiel, e 2001: Odissea nello spazio, di Arthur C. Clarke. Di quest'ultimo ho poi guardato il relativo film di Kubrick ma mi ha abbastanza deluso. Molto ma molto più bello il libro, come del resto succede nella stragrande maggioranza dei casi.
Per quanto riguarda la saggistica, in cima al podio metto senz'altro Collasso, uno di quei libri che può cambiare la vita. Ma anche Un mondo senza lavoro l'ho trovato illuminante. Comunque sia, ecco qui di seguito l'elenco completo.
Approfitto di questo post per augurare a chi passerà di qui un buon 2023.
1) Perché Mussolini rovinò l'Italia - B. Vespa
martedì 27 dicembre 2022
Non capisco dove sia lo scandalo
sabato 24 dicembre 2022
Il sale della terra
venerdì 23 dicembre 2022
Relativismi matrimoniali e familiari
È sempre piuttosto difficile, per noi, accettare il fatto che certe abitudini e certe convenzioni, oggi magari rigidamente codificate e normate, sono relativamente recenti. Prendete il matrimonio religioso, ad esempio. Viene naturale pensare che le modalità e l'importanza con cui oggi si celebra siano le medesime da sempre. Non è così. Per oltre metà della sua storia, cioè fino al XII secolo, alla chiesa cristiana del matrimonio non è importato assolutamente nulla, era anzi visto come una cosa che riguardava i laici e da cui prendere le distanze, tanto è vero che veniva addirittura prescritto ai preti di starne alla larga.
Poi, lentamente, le cose sono cambiate. A partire infatti dal 1200 circa la chiesa ha cominciato a rivalutare matrimonio e famiglia, a elaborare le prime regole per codificarlo fino, alla fine, elevarlo alla dignità di sacramento, mentre per oltre metà della sua storia è stato appunto considerato qualcosa meno di un fastidio. Tutto questo per ribadire, ancora una volta, quanto tutto sia relativo e nulla eterno. Non esiste niente, delle nostre convenzioni, a cui magari siamo tanto affezionati, che sia così da sempre, ma tutto si muove e si modifica in base a singole contingenze dei vari periodi storici.
Questo, naturalmente, non può non suscitare qualche riflessione un po' "eretica", se così si può dire. Un non credente come lo scrivente, ad esempio, si chiede come sia possibile, visto che oggi il matrimonio è un sacramento e l'unione dei due è benedetta da Dio, che per 1300 anni il suddetto Dio abbia snobbato il matrimonio e poi, da una certa data, abbia cominciato a dargli peso. A meno che anche per Dio sia sempre stato importante ma la chiesa si sia accorta solo tardivamente di questo suo interesse. Vabbe', fine della riflessione eretica.
Sulla storia (ovviamente riassunta) dei rapporti tra chiesa e matrimonio ci sono questi venti minuti del grande Alessandro Barbero.
giovedì 22 dicembre 2022
Talebani di là e di qua
lunedì 19 dicembre 2022
Pos e giorni buttati
Mah, non so; pensavo ai tanti giorni buttati nella surreale discussione sulla possibilità di poter consentire ai negozianti di evadere qualche centinaio di euro. Discussioni all'interno del parlamento, discussioni sui social, discussioni per strada; l'Italia intera sembrava imprigionata in questa surreale pantomima. Poi, all'improvviso, puf, tutto finito: la norma fortemente voluta e rivendicata dalla destra meloniana, una delle tante dall'impronta fortemente identitaria, è stata interamente stralciata dalla manovra finanziaria. Non modificata, magari edulcorata nel tentativo di renderla digeribile a Bruxelles, no, cancellata in toto. Motivo? Senza tanti giri di parole, perché l'ha chiesto l'Europa, quell'Europa che, strillava sempre l'aggressiva (in campagna elettorale) signora, avrebbe dovuto tremare perché "la pacchia è finita".
domenica 18 dicembre 2022
sabato 17 dicembre 2022
Jack su quella zattera non poteva starci
La notizia, a mio parere, non è che James Cameron abbia scomodato la scienza per tentare di dimostrare che Jack e Rose, insieme, su quella zattera non ci sarebbero mai potuti stare e porre fine così a 25 anni di discussioni e polemiche. La notizia che mi ha sorpreso è semmai che da un quarto di secolo ci sono discussioni e polemiche su questo. Che poi vabbe', ci può anche stare, dal momento che noi umani, per innata predisposizione, non riusciamo a concepire che gli avvenimenti della vita possano anche andare storti. Se poi c'è di mezzo la morte...
venerdì 16 dicembre 2022
Uccidere in nome di Dio
Fa un certo effetto pensare che ci sono posti nel mondo in cui ancora si uccide in nome di Dio. Non mi riferisco tanto alle 450 persone che si stima siano state uccise in questi tre mesi di scontri dalla polizia iraniana, quanto alle due esecuzioni capitali per impiccagione espressamente ordinate da un tribunale. È la motivazione che impressiona. I condannati non si sono infatti macchiati dei "normali" crimini che nei paesi come ad esempio gli USA prevedono la pena di morte, e cioè omicidio, strage ecc., ma hanno commesso il reato di moharebeh, che significa "fare la guerra a Dio".
Ecco, ci sono posti nel mondo in cui ancora si uccide per Dio, ossia per quella creatura immaginaria che l'uomo si è inventato a mo' di conforto e consolazione per lenire l'idea inaccettabile della propria finitezza. E non è di particolare conforto tentare di contestualizzare il tutto pensando beh, sì, là c'è una teocrazia e nelle teocrazie funziona così. Non lo è per niente, almeno ragionando coi nostri canoni. Che poi non è che noi possiamo più di tanto ergerci a moralisti visto che la chiesa per secoli ha fatto le stesse cose, se non peggio, di quelle che oggi fanno là gli ayatollah iraniani.
Ciò che fa un po' sperare è che, nonostante la feroce repressione attuata dal regime, le proteste non accennano a placarsi e anzi sono sempre più partecipate e imponenti. E quando un regime arriva a mettere in piazza esecuzioni pubbliche lo fa perché si sente ormai alle corde.
giovedì 15 dicembre 2022
Passioni umane (per il denaro)
lunedì 12 dicembre 2022
Neoliberismo
Non capiscono
Il bonus di 5500 euro che i parlamentari si sono appena autoelargiti per comprarsi tablet e ammennicoli elettronici vari è, credo, l'ennesima pietra messa sulla montagna di disaffezione, quando non proprio repulsa, della gente verso la politica. Il dramma è che la classe politica non riesce a capire quanto questi comportamenti siano controproducenti. Non voglio entrare nella melensa e stantia retorica sui privilegi dei nostri rappresentanti, ma è indubbio che se un parlamentare, che mediamente guadagna in un mese quindici volte lo stipendio di un operaio, finanzia i suoi capricci con soldi pubblici, cioè soldi presi anche dalle tasse di quell'operaio, l'operaio si incazza. E ha tutte le ragioni per farlo perché non capisce questo comportamento, si sente defraudato se non vittima di una beffa.
Se a questo si aggiunge che il regalino se lo sono fatti negli stessi giorni in cui è stato annunciato lo smantellamento del Reddito di cittadinanza, cioè della principale forma di sostegno verso chi non ce la fa, la frittata è fatta. La classe politica tutta non capisce che comportamenti come questo allargano sempre di più quella voragine che esiste tra loro e la società reale. Ma Cristo santo, guadagni 15000 euro al mese? Comprati il tuo cavolo di tablet con quelli. È il minimo sindacale della decenza. Invece nemmeno quello.
domenica 11 dicembre 2022
Mi spiace per Montesano e soci
Marocco
sabato 10 dicembre 2022
Non decido io
venerdì 9 dicembre 2022
giovedì 8 dicembre 2022
Le cose semplici
mercoledì 7 dicembre 2022
Sissi non c'è più
martedì 6 dicembre 2022
Gatte e tristi coincidenze
domenica 4 dicembre 2022
sabato 3 dicembre 2022
Rompiballe
Ebbene sì, sono un rompiballe. Mi piace, ovunque sia possibile, effettuare ogni transazione col bancomat. Lo trovo di una comodità unica: appoggio la carta al lettore, bip, fatto. Comodità derivante dal fatto di non dover impazzire a cercare gli spiccioli giusti per arrivare all'importo e, nel contempo, non fare impazzire il cassiere a cercare gli spiccioli giusti per il resto. Poi, per carità, questione di gusti e abitudini; chi preferisce usare monete e banconote, liberissimo, ma non capisco perché gli amanti del bip debbano essere additati come rompiballe.
La questione di fondo, in realtà, è se Salvini dica la sua fesseria quotidiana per tentare di inseguire le idee dei suoi elettori ormai definitivamente in fuga oppure tale fesseria quotidiana sia il prodotto della sua sostanza più profonda, e cioè una radicata e incontrovertibile idiozia. Temo sia un dilemma che resterà. Così come resterà la quasi certezza che, fra duecento anni, gli storici che si occuperanno della nostra epoca si chiederanno come sia stato possibile che un cialtrone di tal fatta abbia goduto, pur per un periodo tutto sommato limitato di tempo, di credito e visibilità.
venerdì 2 dicembre 2022
Fascismo
Le immagini che vedete qui sopra (cliccandoci sopra si ingrandiscono) le ho catturate da questo libro, che mi è stato regalato alcuni giorni fa.
Avrei voluto catturare e ripubblicare ogni pagina del libro, cosa che ovviamente non è possibile. Rimango sempre sgomento, ogni volta che leggo libri sulla storia del fascismo (e ne ho letti parecchi), nel realizzare come regolarmente scopra qualche orrore nuovo relativo a cosa è stato o relativo al criminale che l'ha ideato e instaurato in Italia.
E, come ogni volta, penso che libri come questo siano perfettamente inutili, per il semplice fatto che chi li acquista e li legge è probabilmente già antifascista e quindi sa già cosa è stato il fascismo, mentre invece è sicuro che chi ha simpatie fasciste un libro del genere non lo leggerà mai. A meno che qualcuno non pensi veramente che i cretini analfabeti che sfilano nelle nostre città con cranio rasato (generalmente vuoto), braccio alzato e croce celtica o aquila romana stampata sulla maglia possano leggere un libro del genere.
lunedì 28 novembre 2022
Menti teleologiche
Ho parlato già, in passato, di questo argomento, che per me è affascinantissimo, ma ogni tanto mi imbatto in qualche nuovo contributo che aggiunge un pezzetto a quanto già avevo appreso. L'argomento è ovviamente la teleologia, ossia la concezione filosofica secondo la quale ogni evento che accade è inserito in un disegno, in un destino, non è mai dovuto al caso. Telmo Pievani racconta a questo proposito un aneddoto.
Un uomo esce di casa la mattina presto per portare il cane a fare pipì. Mentre cammina sul marciapiede una tegola cade dal tetto di un palazzo, lo colpisce in testa e il pover'uomo muore. L'evento, senza ulteriori aggiunte, viene naturale attribuirlo al caso, una tragica casualità. Ma proviamo ad aggiungere un pezzettino. L'uomo esce di casa col suo cane ma si ferma per un minuto dall'edicolante a comprare il giornale. Quando riprende a camminare cade la tegola di cui sopra e l'uomo muore. Se non si fosse fermato dall'edicolante, la tegola sarebbe caduta subito dopo il passaggio dell'uomo e lui sarebbe ancora vivo. In questa seconda situazione viene meno naturale pensare al caso e più istintivo dire: Era destino, era cioè scritto in un disegno che quello dovesse essere l'ultimo giorno del pover'uomo.
Quante volte ci è capitato di pensare che una serie di eventi (fortunati o sfortunati non ha importanza) che ci capitano non siano frutto del caso ma siano inseriti in un "destino", in un "disegno"?
Questo ragionamento non deve stupire, perché la nostra mente è naturalmente strutturata e programmata per ragionare in termini di finalità. È appunto teleologica. Il caso è fortemente controintuitivo. E, tra l'altro, la degenerazione di questo modo di pensare è ciò che genera i deliranti complottismi che tutti conosciamo. Se avete una cinquantina di minuti, vi suggerisco di seguire questa interessantissima lezione di Telmo Pievani il quale, con la sua ben nota maestria e capacità affabulatoria, spiega perché la nostra mente ragiona in questo modo (c'entra l'evoluzione) e perché cose come "ce l'abbiamo nel DNA" o "è scritto nei nostri geni" non hanno alcun senso.
L'ora del caffè
domenica 27 novembre 2022
sabato 26 novembre 2022
Un mondo senza lavoro
In un futuro forse non troppo lontano le persone che lavoreranno saranno poche, a causa soprattutto dell'inarrestabile processo di automazione, dello sviluppo dell'intelligenza artificiale, della robotica, e compiti come diagnosticare una malattia, redigere un contratto, scrivere notizie saranno sempre di più svolti da computer. La "minaccia", se così vogliamo chiamarla, di un mondo in cui non ci sarà lavoro per tutti è quindi più reale di quanto possa sembrare.
L'autore di questo interessantissimo saggio, l'economista Daniel Susskind, prefigura lo scenario di un mondo senza lavoro e suggerisce alcune soluzioni per gestirlo. Non è facile immaginare un mondo senza lavoro che si regga su altre cose, perché il concetto di lavoro è connaturato profondamente al nostro modo di intendere la vita. C'è vita se c'è lavoro. Scrive a questo proposito l'autore: "Quasi tutti possono contare su una certa quantità di talenti e competenze, il loro capitale umano, e si presentano nel mondo del lavoro in cerca di un impiego. Questi impieghi, a loro volta, procurano ai lavoratori una fetta della torta economica sotto forma di salario. Ecco perché consideriamo il lavoro così vitale oggi, e perché è così allettante l'idea di conseguire un'istruzione che basti a conservare un'occupazione. Ma è anche il motivo per cui la prospettiva di un mondo con meno lavoro è tanto sconcertante: metterà fuori uso il tradizionale meccanismo di spartizione della torta economica."
Come fare sì, quindi, che si possano creare altri meccanismi di spartizione della torta economica che prescinda dal lavoro? E quali possono essere questi meccanismi? Susskind fa alcune ipotesi, una delle quali è la creazione di un Big State, una sorta di ampliamento riveduto e modificato del già noto Welfare, che consenta di redistribuire la ricchezza prodotta dal lavoro tecnologico che ha soppiantato quello generato dal precedente capitale umano. Ovviamente, le modalità con cui avverrebbe questa spartizione sono tutte da vedere e da elaborare, impresa non certo semplice. Ma d'altronde, da qualche parte bisognerebbe cominciare.
Un mondo senza lavoro, naturalmente, non avrebbe solo implicazioni di tipo economico. Il lavoro, nella nostra civiltà, ha anche una forte valenza psicologica. Per tantissimi il lavoro è ciò che dà senso e uno scopo all'esistenza. Scrive l'autore: "Per la maggior parte di noi il lavoro è il nuovo oppio. Come una droga, offre a molti individui una piacevole sferzata di motivazione. Ma, allo stesso tempo, intossica e disorienta, distraendoci dalla ricerca di significato in altri ambiti. Questo rende difficile immaginare come potremmo vivere diversamente le nostre vite. Il lavoro è così radicato nella nostra psiche, ne siamo diventati così dipendenti che c'è spesso un'istintiva resistenza a prendere in considerazione un mondo in cui ve ne sia di meno, e un'incapacità di esprimere qualcosa di sostanziale quando lo facciamo."
Nei prossimi cento anni, è la tesi di Susskind, il progresso tecnologico ci renderà benestanti come mai prima, ma questo progresso ci condurrà inevitabilmente in un mondo con meno lavoro per gli esseri umani. E nasceranno nuovi problemi, come ad esempio quello del sistema migliore per condividere questo nuovo benessere con tutti i membri della società, o quello del senso, cioè tentare di immaginare come usare questo benessere non solo per vivere con meno lavoro, ma per vivere bene.
Credo che questo sia uno dei saggi più interessanti letti quest'anno.
Perché i tumori
È vero che i casi di tumore, in Europa (quindi anche in Italia), stanno aumentando? Sì, è vero. Ma non stanno aumentando perché qualcuno ci sta avvelenando, o a causa dei composti chimici nei cibi o delle sostanze inquinanti presenti nell'aria mefitica delle nostre città. Certo, un peso in tutto questo ce l'hanno anche questi ben noti fattori, ma stanno aumentando soprattutto a causa del fatto che la popolazione vive molto più a lungo rispetto al passato, e invecchiando le probabilità di ammalarsi di cancro aumentano esponenzialmente.
Chi racconta di avvelenamenti di qualsiasi tipo, con il tipico stampo del complottista, lo fa principalmente perché deve vendere detossificanti, disintossicanti e fuffa varia assortita. I cosiddetti disintossicanti/detossificanti, a meno che non ci si intossichi realmente non servono infatti a niente, se non a fare guadagnare le farmacie e i produttori di questa paccottiglia. Il corpo umano, in condizioni normali, è infatti perfettamente in grado di eliminare da sé le tossine che produce. Se avete una decina di minuti date un'occhiata a questo interessantissimo video di Giacomo Mauretto, studente di biologia evolutiva all'università di Padova e creatore del canale YouTube Entropy for Life. A mio avviso, merita.
Schizofrenia e depressione
Confesso senza problemi che dei primi dieci minuti di questa conferenza di Umberto Galimberti, che ho ascoltato oggi pomeriggio mentre passeggiavo, non ho capito niente, a causa della mia mancanza di un adeguato background culturale. L'argomento trattato è complesso e riguarda i modi con cui il nostro corpo si relaziona alla propria soggettività e al mondo in cui vive. L'unico concetto che mi pare (ribadisco: mi pare) di avere capito è che esiste un accoppiamento corpo-io che a volte si realizza e altre volte no. Quando siamo stanchi, ad esempio, non diciamo "ho un corpo stanco" ma "sono stanco", segno di una perfetta corrispondenza tra corpo e soggettività. Oltre a questo, il buio.
A partire dal min. 13, invece, Galimberti affronta l'interessantissimo tema della nascita della psichiatria, menzionando i contributi e le intuizioni di grandi pionieri come Eugenio Borgna e Franco Basaglia. Il discorso si sposta poi su due delle maggiori patologie che oggi affliggono la nostra società: la schizofrenia e la depressione. Riguardo alla schizofrenia mi ha colpito molto il fatto che si tratta di una patologia episodica, cosa che io non sapevo. Non è come avere ad esempio un'ulcera o un'anemia, patologie di cui si soffre in maniera "continuativa". Lo schizofrenico ha le sue crisi, anche violente, per un breve periodo di tempo e poi, per un altro periodo di tempo, torna a essere una persona normale, con cui si può tranquillamente parlare e con cui relazionarsi. Uno schizofrenico non è schizofrenico sempre. Ha le sue crisi, i suoi parossismi, poi tutto torna a posto fino alla crisi successiva.
Riguardo alla depressione, invece, mi ha colpito molto il fatto che oggi, rispetto al passato, ha cambiato forma. Fino ad alcuni decenni fa, quando ancora si viveva nella società delle regole in cui c'era permesso/proibito, giusto/sbagliato ecc., la depressione era organizzata sul senso di colpa. Oggi, che le regole non esistono più, la depressione è organizzata sul senso di inadeguatezza. Ce la faccio o non ce la faccio a tenere i ritmi imposti dalla società, dal mondo del lavoro, dall'apparato di appartenenza? Una volta, dice il filosofo, chi lavorava con me era un mio compagno, oggi è un mio competitore, perché chi va meglio manda a casa l'altro. Ce la faccio o non ce la faccio a sopportare questo livello ansiogeno generato dalla sfrenata competitività della società in cui vivo? Se non ce la faccio, ecco la depressione. Ed ecco il motivo per cui nel nostro paese il 55% delle persone fa uso di psicofarmaci. Perché non ce la facciamo a tenere i ritmi che ci impongono la società e l'apparato a cui apparteniamo. E, a questo punto, qualche domanda sul modo in cui abbiamo organizzato la società in cui viviamo sarà il caso che cominciamo a farcela.
giovedì 24 novembre 2022
Spiccioli, as usual
domenica 20 novembre 2022
Ventimila euro per il matrimonio in chiesa
Qatar
COP27
Di fronte all'ennesimo nulla di fatto del COP27 appena conclusosi a Sharm el-Sheick, dove in sostanza si è faticosamente e genericamente deciso, non si sa bene con quali modalità, che i paesi più ricchi risarciranno i paesi più poveri dei danni prodotti dai cambiamenti climatici, viene da chiedersi perché si continuino ad allestire questi inutili carrozzoni mediatici dove, regolarmente, il punto nodale di tutta la questione, ossia l'impegno vincolante a ridurre le emissioni, viene accuratamente evitato. Rimane un mistero. Per il resto - ai più questa cosa è ormai nota - il punto nodale di cui sopra viene evitato semplicemente perché manca la volontà politica di attuarlo, e perché limitare le emissioni e l'impatto sul pianeta delle attività umane implica una decrescita, concetto che tutti rifuggono per le sue infauste implicazioni (decrescere significa, per i paesi ricchi, diminuire il tenore di vita, con tutte le conseguenze economiche e sociali che ciò comporta).
Quindi, alla fine, la cosa più coerente sarebbe smetterla di fare queste inutili sceneggiate dove puntualmente si decide di non decidere; o al limite, se proprio si vogliono fare, visto che siamo nell'era della comunicazione digitale globale si facciano almeno in videoconferenza ognuno da casa propria.
domenica 13 novembre 2022
Desiderio
sabato 12 novembre 2022
Franco (Battiato)
Ho scoperto solo adesso che in Spagna esiste un movimento giovanile i cui membri aggiungono ad ogni scritta inneggiante al dittatore fascista Francisco Franco il cognome del grande cantautore.
Bello :-)
giovedì 10 novembre 2022
lunedì 7 novembre 2022
Joachim Ebeling
domenica 6 novembre 2022
Cassetti
sabato 5 novembre 2022
Tra sceneggiate, teatro e propaganda
venerdì 4 novembre 2022
L'era della disinformazione
Se andate in edicola, allegato al numero di novembre del mensile Le scienze trovate questo libro, curato da Walter Quattrociocchi. È una interessante raccolta di scritti con cui informatici, psicologi, sociologi, esperti di comunicazione tentano di spiegare i motivi per cui oggi, nei media digitali, ma anche tradizionali, in generale nella società, impera la disinformazione, e anche i motivi che spingono tantissime persone a credere a bufale e complotti più o meno improbabili.
Gran parte della responsabilità è da addebitare a vulnerabilità cognitive proprie della nostra specie, che gli algoritmi che stanno alla base del funzionamento dei social media hanno imparato a sfruttare tendendo a mostrare a ogni utente contenuti in linea con la sua visione del mondo.
A questo c'è da aggiungere un cambio completo di paradigma, indotto dai social, nel processo di accesso alle informazioni, in particolar modo riguardo al fatto che oggi viviamo immersi in fiumi di notizie e abbiamo pochissimo tempo per elaborarle (i social sono strutturati per agevolare la velocità e i dettati ipnotici a scapito della riflessione), e questi fattori fanno sì che si tenda a soffermarsi su quelle che aderiscono alla nostra visione del mondo piuttosto che a quella avversa.
Anche per quanto riguarda la credenza nei complotti hanno una certa responsabilità le tare cognitive di cui sopra, aggravate da alcuni fattori peculiari della nostra epoca. Ad esempio l'ansia. L'autore cita numerosi studi da cui si evince che gli eventi che si stanno verificando nel mondo (pandemia, guerra, aumento di povertà e disuguaglianze, catastrofi climatiche, migrazioni ecc.) favoriscono la crescita di emozioni di fondo che rendono le persone più propense a credere all'esistenza di cospirazioni. In situazioni di forte ansia, rivelano sempre questi studi, le persone sono quindi maggiormente spinte a pensare in modi che si avvicinano di più al complottismo. Questo succede perché credere a un complotto è generalmente poco faticoso (richiede molto più tempo analizzare e approfondire le vere cause di un fenomeno), e in più credere a una cospirazine dà la (falsa) sensazione di fare sembrare il mondo più semplice e di poter meglio controllare ciò che succede.
Un libro veramente avvincente, che spiega in maniera chiara molte delle dinamiche sociali che regolano la società in cui viviamo.
giovedì 3 novembre 2022
Raccogliere i migranti
Gli attivisti sul raccordo anulare
martedì 1 novembre 2022
[...]
"Un ordine ha trasformato queste figure in nemici nostri; un altro ordine potrebbe trasformarli in amici."
(da Niente di nuovo sul fronte occidentale - E. M. Remarque)
I rave party
Scopriamo oggi che nel nostro paese esiste una emergenza di un certo rilievo di cui non ci eravamo mai accorti: i rave party. Una minaccia talmente grave da spingere i solerti legislatori non ad inasprire le misure per contrastarli, ma addirittura a istituire all'uopo una nuova tipologia di reato che sarà inserita per decreto nel nostro codice penale. C'è senz'altro da tirare un sospiro di sollievo di fronte a cotanta solerzia, dal momento che la gravissima minaccia rappresentata da orde di giovani squinternati e un po' fatti, che amano riunirsi in capannoni dismessi per ballare, era a gran parte delle italiche genti sconosciuta.
Naturalmente, la misura presa dà anche una chiara indicazione circa l'andazzo ideologico su cui sarà improntato l'agire del nuovo governo per quanto riguarda ordine pubblico e libertà personali, ma di questo avremo modo di avere conferma - o magari smentita, perché no? - nel prossimo futuro. Da queste parti, molto sommessamente, ci si limita a chiedere perché istituire con cotanto impeto una nuova tipologia di reato dal momento che il famoso rave svoltosi a Modena lo scorso weekend, quello che ha rappresentato un po' il casus belli di tutto, è stato sgomberato tranquillamente e pacificamente con le vecchie regole.