L'altro ieri Marco Cappato e i suoi collaboratori hanno depositato in Cassazione le firme raccolte per il referendum sull'eutanasia. In quattro mesi, contro ogni pronostico, sono state raccolte 1.200.000 firme. Ad attenderli c'era Mario Adinolfi, fondatore del Popolo della famiglia (la famiglia come la intende lui, naturalmente), protagonista di un patetico siparietto in cui blaterava di non meglio precisati imbrogli e di fantomatici diktat che sarebbero nascosti dietro la raccolta firme.
Mario Adinolfi è un personaggio che mi ha sempre suscitato una certa simpatia e una certa tenerezza, e anche una qualche ammirazione, da un certo punto di vista. I personaggi fortemente reazionari e la protervia con cui difendono le loro granitiche posizioni conservatrici in un mondo che se ne frega e va avanti tranquillamente, mi hanno sempre fatto questo effetto.
In ogni caso, mi pare che questa gigantesca mobilitazione dimostri che non è vero che della politica non frega niente a nessuno, come si dice. Alla gente non frega nulla delle beghe di partito, degli spettacolini osceni imbastiti dai politicanti nostrani con l'unico scopo di assicurarsi un posto al sole, ma quando si tratta di decidere su cose che impattano sulla qualità della vita (in questo caso anche della morte), la gente c'è eccome.
Mario Adinolfi ti suscita simpatia.
RispondiEliminaWow.
A me snerva tantissimo!
Sì, dài, diciamo che mi suscita simpatia nelle pause tra un'incazzatura e un'altra :-)
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