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lunedì 7 marzo 2022

Us and them

Alla stazione radio che ascoltiamo ogni mattina qui in azienda c'è un programma che si chiama "Mi metti un disco?" Gli ascoltatori mandano un SMS o un messaggio su WhatsApp, chiedono una canzone e il conduttore la trasmette. A un certo punto arriva il vocale WhatsApp di un tipo che dice: "Buongiorno, vorrei ascoltare la canzone Us and them, dei Pink Floyd. Grazie." Il conduttore tergiversa un po'. "Ah, sì, gran bel pezzo, e poi i Pink Floyd, cavolo, dei genî della musica mondiale. Solo che, come dire?, è un pezzo che dura quasi otto minuti... insomma è un po' inusuale mandare in radio un pezzo così lungo. I tempi della radio sono diversi. In genere le canzoni, oggi, durano tre o quattro minuti..." 

Dentro di me pensavo: Non la trasmetterà mai! Anche se sotto sotto ci speravo. E invece - sorpresa! - sento che alla fine dice: "Va bene, via, per stavolta facciamo un'eccezione" e la trasmette. Ok, alla fine ha tagliato un paio di minuti il finale, amen, ma mi ha fatto piacere, tra uno strilletto della Pausini e una demenzialità musicale di Sfera Ebbasta, riascoltare questo classico della mia giovinezza. Diciamo che qua si è contenti con poco :-)


10 commenti:

  1. Anche perché è un pezzo estremamente sul pezzo (se mi perdoni il gioco di parole), dato che parla delle divisioni, e poi anche della guerra...

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    1. Vero. Già qui - siamo nel '73 - si intravedevano i prodromi dell'ossessione bellica di Waters, segnato dalla perdita del padre nella Seconda guerra mondiale. Ossessione che raggiungerà l'apice in The finale cut, del 1983.

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    2. Quello è forse uno dei loro lavori meno interessanti, ma che comunque contiene anche dei gran pezzi (dopo tutto sono sempre i Pink Floyd).

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  2. già che avete una stazione radio da ascoltare in azienda... uhaoooo

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    1. Non vorrei essermi spiegato male: è una normalissima radio, niente di che :-)

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  3. Dietro il fatto apparentemente banale delle radio che si rifiutano di trasmettere un brano di più di quattro minuti c’è il male profondo di questo capitalismo ipertrofico che, come spiega bene Davide Mazzucco nel suo bel saggio “Cronofagia”, “depreda il nostro tempo”, imponendo ritmi forsennati di consumo anche musicale, fregandosene di tutto fuorché di ottimizzare la produzione, imporne il consumo, come resto di un immane lavoro alienato al servizio di una Grande Macchina- Leviatano, inquietante e forse invincibile, mah, anch’io non brillo per ottimismo.
    Grandissimi Pink Floyd, comunque. Scusa la divagazione, Andrea.

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    1. Ma scusa di che? È un commento graditissimo, il tuo. E comunque validissimo. In definitiva dovrebbe funzionare così: le radio sono imprese, non enti di beneficenza, per cui non trasmettono musica di qualità ma ciò che vuole la maggioranza di chi ascolta per aumentare l'audience (maggiore audience = maggiori profitti dagli spot pubblicitari) ossia la musica "McDonald", usa e getta. È un cane che si morde la coda, e se la morde al ribasso, purtroppo. Molto interessante il libro che hai menzionato, me lo segno per le prossime letture.
      Ciao Ettore!

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  4. A dirla tutta le radio interrompono/spezzano anche canzoni dal minutaggio inferiore... Quando ero un assiduo ascoltatore, se mi storpiavano la canzone di qualche mio idolo, smettevo per sempre di ascoltarle.
    Il brano in questione non lo conoscevo, ma le sonorità dei Pink Floyd sono inconfondibili.

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    1. Si, spesso lo fanno anche con canzoni più brevi. Visto la qualità della musica imperante, direi comunque che la cosa non sia grave :-)

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