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domenica 6 marzo 2022

Galimberti a Cesena


Venerdì prossimo qua a Cesena ci sarà una conferenza di Umberto Galimberti, uno dei filosofi e pensatori contemporanei che leggo e seguo di più, anche se sovente non concordo con le cose che dice. Se non interverranno impedimenti dell'ultimo momento, credo che farò un salto ad ascoltarlo, sperando che non crolli la chiesa.
(È una vecchia battuta che mi rivolgono spesso amici e familiari, i quali, conoscendomi, pensano che il solo avvicinarmi a una chiesa possa essere sufficiente a farla crollare.) :-)

7 commenti:

  1. Una volta sono stato ad ascoltarlo dal vivo anch'io. A Monteprandone, in provincia di Ascoli Piceno.
    Con cosa non concordi con lui?

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    1. Con certe generalizzazioni sullo sfacelo della scuola, ad esempio. È vero che oggi la scuola, in Italia (e non solo), è messa come è messa (il libro di Ricolfi e Mastrocola, di cui ho parlato qualche post addietro, sta lì a dimostrarlo), ma alcune dichiarazioni di Galimberti, a cui la bravissima Galatea Vaglio ha replicato qui, mi sembrano eccessivamente stereotipate e infarcite di luoghi comuni. Capisco, ovviamente, che il tema è complesso e ricco di sfaccettature e, di conseguenza, in una conferenza di un'ora e mezza si deve giocoforza sintetizzare, ma mi sembra che da questo punto di vista Galimberti affronti l'argomento generalizzando eccessivamente.
      Comunque, l'argomento della conferenza di venerdì sarà appunto la scuola; sono curioso di sentire cosa dirà.

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    2. Io, sinceramente, un attacco diretto agli insegnanti non gliel'ho mai sentito dire. Ma può essere tranquillamente una mia mancanza.
      L'unica cosa su cui l'ho sentito esprimersi è il consiglio a tutti gli insegnanti di frequentare corsi di psicologia dell'insegnamento e pedagogia.

      Consiglio strano, dato che ora gli insegnanti di qualsiasi livello devono uscire da dei corsi universitari dove, immagino, questi corsi siano tenuti a frequentarli.


      Condivido con lui, invece, l'attacco alle riforme scolastiche. Negli ultimi 30 anni di riforme abbiamo riempito le scuole di tecnicismi a discapito di cultura classica e scientifica. Di cultura.

      Gli ho sentito dire che è inutile vantarsi di aver riempito le scuole di costosi computer e corsi di informatica, perché un ragazzo interessato l'informatica la impara benissimo da solo. E penso che valga per qualsiasi materia tecnica.
      Certo, ci saranno delle scuole più finalizzate al lavoro e altre alla preparazione base per affrontare al meglio l'università, ma quel minimo di cultura su storia, geografia, _educazione civica_, matematica e metodo scientifico penso sia stato un grosso errore diminuirla.
      Citando sempre Umberto Galimberti, l'istruzione deve formare il giovane alla capacità di ragionamento. Alla comprensione di fatti e di testi scritti.

      Poi, come è da sempre e sarà sempre, qualsiasi lavoro tecnico si impara benissimo con i primi mesi o i primi anni di esperienza.


      Ci metto un po' di cinismo: potrebbe essere tutto un piano attuato negli anni. A chi deve farsi eleggere non conviene molto avere un elettorato con basi culturali e logiche molto solide.

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    3. Beh, insomma, quando dice che molti insegnanti vanno in cattedra solo per lo stipendio... diciamo che se non è un attacco, poco ci manca :-)

      Poi ho notato che insiste molto sull'abolizione del ruolo. In sostanza dice, Galimberti, che se un professore è incapace lo sa la classe, lo sanno i genitori, lo sa il preside, lo sa il consiglio d'istituto però, siccome è di ruolo, allora non si può toccare. E allora uno deve restare lì a demotivare gli studenti per 40 anni? Si abolisca il ruolo e se un professore non sa fare il professore se ne vada.

      Perfettamente d'accordo con lui, invece, sul fatto che fino a 18 anni la scuola dev'essere di formazione, deve formare l'uomo, la persona, le competenze si imparano dopo. E le scuole bisogna riempirle di libri, di letteratura, non di computer o di lavagne elettroniche.

      Per quanto riguarda la tua chiusa: penso anche io che sia così. E questa cosa Galimberti la ripete spesso: È più facile governare chi ha scarse basi culturali e logiche.

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    4. Ho lavorato in una scuola elementare a progetto per una decina di anni. Ti dirò: anche io ho visto alcuni insegnanti completamente senza motivazione; non per forza anziani, anche a metà carriera. In qualche caso azzarderei a dire anche "inadeguati".
      Per non parlare dei negligenti. Maestre che si presentano al lavoro con le mezzore di ritardo, con grande "gioia" dei collaboratori scolastici (i bidelli) che devono compensare in aula per non lasciare i bambini da soli. E chi dirige fa finta di non vedere per quieto vivere. Alcune maestre, oltre che dal ruolo, si sentivano protette dal fatto di essere mogli di medico o di politico.
      Non erano la maggiornaza. Anzi, palesemente una esigua minoranza. Ne ho conosciute tantissime altre da cui ho imparato anch'io cosa significa "serietà professionale". Ma anche Galimberti mi sembra che non abbia generalizzato.

      Io lavoro per lo stato. Non ho un contratto a tempo indeterminato, ma contratti che si avvicinano molto ai contratti a progetto. Buoni contratti, data anche l'esperienza e l'anzianità nell'ente. Non ho orari fissi, salvo rare eccezioni. Nessuno, ad esempio, mi vieterebbe di dormire di giorno e di lavorare di notte. Al mio referente interessano solo i risultati e le pubblicazioni di fine anno. Se quelli ci sono e sono buoni, il contratto in scadenza, quasi di sicuro, viene rinnovato.
      Ti dirò, per noi è una buona spinta.

      Gli aspetti negativi ci sono ed è inutile rielencarli. Ma, forse, l'idea di Galimberti è un qualcosa su cui si può riflettere.

      Metto sul piatto anche un'altra cosa. Sia un contratto a termine, sia un contratto non a termine hanno garanzie ben diverse se in ambito pubblico o se in ambito privato. La pandemia queste differenze le ha fatte venire fuori abbastanza palesemente.

      Come sopra, sono confuso anch'io sullo stabilire cosa sarà giusto e cosa sbagliato. Ma sul punto del ruolo criticato da Galimberti, penso ci si possa riflettere un pochettino.

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  2. Molto interessante ciò che hai raccontato.
    In ogni caso, la conferenza di domani verterà su questi temi: sono curioso di sentire ciò che dirà.

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