La società in cui viviamo oggi è estremamente complessa perché il suo impetuoso e spesso afinalizzato evolversi, rispetto anche solo a pochi decenni fa, ha generato questioni che sovente esulano dalle nostre competenze. È un concetto, questo, su cui filosofi come Galimberti e altri hanno scritto parecchio in questi anni. Per sapere ad esempio se gli OGM sono una cosa buona o no dovrei essere un genetista. Per sapere se le centrali nucleari sono una cosa buona o no dovrei essere un fisico nucleare, ma siccome non sono né l'uno né l'altro, per farmi un'idea provo ad ascoltare chi ha una competenza in questi campi. Ma il dato di fondo che le mie competenze non sono sufficienti per risolvere in autonomia questi problemi rimane.
L'eutanasia è una cosa diversa, naturalmente, ma rientra comunque nel novero delle questioni di cui fino a qualche decennio fa neppure si osava parlare e di cui oggi, appunto perché la società è andata avanti e ha superato certi steccati ideologici e religiosi, si parla apertamente. E qui torniamo a monsignor Paglia. È vero che l'eutanasia è un problema complesso, ma quel sì o quel no che ognuno di noi, o almeno chi vorrà farlo, andrà ad apporre sulla scheda referendaria non esaurisce il suo significato nella vergatura di una x con la matita. Dietro ad esso, infatti, c'è tutto il cascame di natura etica, morale e ideologica che ognuno si è costruito nella vita. Cascame che è frutto delle proprie convinzioni, delle proprie letture, dei maestri che si sono avuti, del contesto culturale, sociale e familiare in cui si è cresciuti. E l'idea di bollare come insufficiente o inadeguato tutto ciò io la critico fortemente.
Dietro a questa presunta inadeguatezza di cui parla la Chiesa, infatti, io vedo le vestigia dell'odioso atteggiamento che l'ha contraddistinta nel corso dei secoli, quello cioè di considerare la massa delle persone comuni troppo "semplice" per poter entrare in certe cose, per poter tentare di comprendere appieno i misteri (e soprattutto le incongruenze e le incoerenze) che contraddistinguevano i princìpi su cui si basavano il suo messaggio e la sua dottrina. Questo, in definitiva, è il motivo per cui la Chiesa si è sempre eretta a mediatrice intransigente e unica (almeno fino all'arrivo di Lutero e del protestantesimo) delle cose divine. Un'autoritarietà e una arroganza che ho sempre trovato fastidiosissime e irritanti. Magari è solo un'impressione mia, certo, ma è ciò che mi risuona dentro ogni volta che sento frasi come quella di monsignor Paglia.
Per il resto c'è poco da dire. Il tema è complesso, è vero, ma il nocciolo della questione, e cioè vedersi riconosciuto il pieno diritto di autodeterminarsi e di decidere e valutare da sé il grado di sofferenza che si è disposti a sopportare e di regolarsi di conseguenza, a me sembra di una semplicità unica.
Monsignor Paglia mi sa che ha la coda di paglia (battutaccia, lo so da me), infatti non mi risulta che abbia accolto il gentile invito di Flores d'Arcais ad un confronto pubblico. Evidentemente pontificare risulta più proficuo e meno rischioso.
RispondiEliminahttps://www.micromega.net/eutanasia-flores-d-arcais-vincenzo-paglia/
Sarebbe molto interessante assistere a un confronto fra d'Arcais e Paglia. Peccato che quest'ultimo abbia declinato l'invito.
EliminaGuardo il monsignore assentire quando parla Manconi, le cui ragioni approvo in tono, ma è chiaro che resterà delle sue egoistiche idee. Immagino che quanto prima la spunteremo.
RispondiEliminaLa raccolta adesioni si sta avvicinando al milione di firme, anzi credo che l'abbia già superato, quindi il referendum ci sarà. Sarebbe anche bello che andasse che andasse come deve andare.
EliminaMa un passo alla volta.
La Chiesa può dire ciò che vuole, ma anche gli eutanasisti più integralisti, quelli che vogliono riconosciuto tutto e subito.
RispondiEliminaPer esperienza diretta posso dirti che c'è già tanta eutanasia praticata con discrezione e rispetto, accordo tra medici e familiari, senza sbandierare riconoscimenti e legalità. La pietà e l'impotenza di fronte a malattie ineluttabili rendono spesso inevitabili e quasi logici provvedimenti estremi con piena consapevolezza tra gli attori, in sordina e comunque nel dolore, senza scomodare viaggi all'estero, processi mediatici e polveroni etici. Resta il fatto che ho già votato a favore, e spero che la Chiesa pensi di più ai propri problemi.
Sì, l'eutanasia clandestina esiste già da tempo. Per quanto riguarda la Chiesa, le sue posizioni sull'eutanasia a me stanno benissimo, così come mi sta bene che le rivendichi. Ciò che mi dà enorme fastidio è questa volontà di imporre la sua visione anche a chi cattolico non è. Io, laico, non vado dal mio amico cattolico a cercare di convincerlo a firmare il referendum sull'eutanasia, non cerco di imporgli la mia visione del mondo, per me ognuno è libero di fare ciò vuole, e pretendo di essere trattato allo stesso modo.
RispondiEliminaIo ho firmato (senza muovermi da casa, che innovazione rivoluzionaria!) pur essendo consapevole che, qualora il referendum dovesse avere luogo e auspicabilmente vincesse il sì, il quesito referendario determinerebbe – giocoforza, trattandosi di referendum abrogativo – una modifica del codice penale tutt'altro che soddisfacente. Ma ho comunque firmato con convinzione, nella speranza che i nostri politici, se gli italiani si esprimeranno in modo chiaro, non abbiano più scuse per rimandare la discussione di una legge completa e articolata sull'eutanasia.
RispondiEliminaIo speravo che i nostri politici cominciassero a muoversi dopo la sentenza della Corte costituzionale di due anni fa successiva al caso di dj Fabo, ma nulla si è mosso in questi due anni. Il referendum abrogativo sarà uno sprone in tal senso? La tua speranza è anche la mia.
EliminaCome sai qui in Svizzera ormai il suicidio assistito non è piu' una questione che fa particolarmente discutere e pensa anche che il 26 si andrà a votare per il matrimonio per tutti e da sondaggi dovrebbe tranquillamente passare. Quello che mi colpisce e apprezzo del sistema svizzero è che su questi temi/referendum il governo e i partiti si schierano con molto anticipo e con chiarezza, ovviamente contemplando posizioni diverse al loro interno come è normale e giusto che ci sia, senza pensare a espulsioni/allontanamenti
RispondiEliminaQua in Italia, invece, dell'eutanasia si discute in parlamento da oltre trent'anni senza che si sia ancora approdati a niente.
EliminaMa qua da noi le leggi di civiltà e buon senso hanno sempre richiesto tempi biblici. Per arrivare a uno straccio di legge sulle unioni civili, ad esempio, per giunta una legge annacquata, ci sono voluti 25 anni.
E niente, siamo messi così, c'è poco da fare.