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mercoledì 30 giugno 2021
Pestaggi
domenica 27 giugno 2021
Domanda sui pregiudizi
sabato 26 giugno 2021
Conferenza vs partita
Forse occorre rivalutare i "sepolcri imbiancati"
Sto leggendo in questi giorni Il cristianesimo antico. Da Gesù a Costantino, un saggio dello storico Paul Mattei (è francese, quindi presumo si pronunci "Matteì") che racconta come nacque e si sviluppò il cristianesimo prendendo in esame i tre secoli che vanno dalla nascita di Cristo all'imperatore romano Costantino, colui che, tra le altre cose, sdoganò il cristianesimo nell'Impero romano e creò Costantinopoli, l'odierna Istanbul.
Il libro in questione si dilunga molto nella descrizione della società giudaica precristiana dell'epoca e del contesto sociale e politico in cui nacque Gesù, e ho trovato una cosa interessante riguardo ai famosi/famigerati farisei, gli appartenenti alla casta sacerdotale (una delle tante, all'epoca) che nel Vangelo Cristo prende a male parole definendoli "sepolcri imbiancati", un epiteto che diventerà un loro marchio di infamia e che, ancora oggi, viene largamente utilizzato per designare chi indulge in vistosi e ipocriti formalismi.
Ecco, proprio riguardo ai farisei, l'autore scrive: "Di loro i vangeli hanno divulgato un'immagine detestabile: sepolcri imbiancati, ipocriti che insegnano ma non agiscono, e soccombono al più sterile legalismo. Di fatto abbiamo già visto che Gesù, per più di un aspetto, poteva assimilarsi ai maestri farisei. Si aggiungerà che, come loro, egli credeva alla risurrezione della carne, e che, come lui, essi non ignoravano l'esigenza di amore verso ogni prossimo. Inoltre, da quanto sappiamo non risulta che i farisei siano stati i sostenitori più accaniti della rovina del Nazareno."
Il riferimento sotteso, qui, è a un'altra casta sacerdotale: i sadducei, i grandi sacerdoti custodi esclusivi del culto del Tempio. Una casta sacerdotale chiusa, arrogante, fortemente autoreferenziale e totalmente impermeabile al diffondersi del nascente culto cristiano, laddove, invece, la casta dei farisei si era dimostra fin dall'inizio molto più tollerante e aperta. I sadducei - con loro Gesù non ebbe mai nulla a che spartire - erano aristocratici che disprezzavano fortemente il popolo, e furono gli unici, per opportunismo, a scendere a patti coi romani. C'è poi da aggiungere che due dei maggiori fautori della condanna di Cristo, Anna e Caifa, erano importanti sacerdoti sadducei. Stando così le cose, risulta abbastanza misterioso il fatto che Gesù si sia scagliato contro i farisei e non abbia mai menzionato i sadducei, che da una prospettiva filo-cristiana erano sicuramente ben peggiori. Comunque, questo è.
Tutto questo discorso per dire, tornando a oggi, che la valenza fortemente negativa che ruota attorno al sintagma "sepolcri imbiancati" forse così negativa non è, e che quando diamo a qualcuno del fariseo forse non lo carichiamo di un'offesa così grave.
Psicodrammi calcistici
giovedì 24 giugno 2021
Fine della Torre
mercoledì 23 giugno 2021
Dietro
L'anziano babbo
Negozio di alimentari. Una delle due figlie, dietro il banco, intima all'anziano padre, in modo brusco, di togliersi di lì. Lui stava semplicemente sistemando alcune cassette nel reparto frutta e verdura. Ora, capisco che una persona anziana, in un negozio, possa essere a volte più di intralcio che di aiuto, ma dispiace assistere a certe scene.
martedì 22 giugno 2021
Concordato e ddl Zan
lunedì 21 giugno 2021
Siamo solo impauriti
Bottiglie e soldi
domenica 20 giugno 2021
Giornata mondiale del rifugiato
Patriottismo calcistico
Scrive il Carlino che, secondo un sondaggio, il 76% degli italiani si emoziona all'ascolto dell'inno nazionale che precede le partite di calcio dell'Italia negli europei in corso. Il calcio mette tutti d'accordo. Gioca l'Italia e la nazione intera, notoriamente divisa su tutto, si ritrova tutta dalla stessa parte: destra e sinistra, 25 aprile e foibe, vaccini sì e vaccini no, credenti e atei, Sfera Ebbasta e Guccini, repubblicani e monarchici, occupati e disoccupati, automobilisti e ciclisti, vegani e onnivori, quelli che hanno letto un milione di libri insieme a quelli che non sanno nemmeno parlare (cit.) e chi più ne ha più ne metta.
Va benissimo, per carità, è cosa lodevole che ci sia un minimo comune denominatore che mette insieme la nazione. Sarebbe cosa ancora più lodevole se questa unità si ritrovasse attorno a motivi un pelino più nobili, ma, è noto, non si può avere tutto.
sabato 19 giugno 2021
Code
Cacciari
venerdì 18 giugno 2021
Diabolik
Stamattina, al lavoro, pensavo che se potessi essere un personaggio dei fumetti mi piacerebbe essere Diabolik. È un criminale, è vero, ma ha comunque una sua morale, un suo codice etico. E poi i personaggi dei fumetti hanno il pregio di non invecchiare mai, rimangono forever young, degli eterni Peter Pan.
Poi, ripensandoci razionalmente, penso che va bene così, va bene che la vita faccia il suo corso e buonanotte: vivere per sempre dev'essere, alla lunga, una noia mortale.
giovedì 17 giugno 2021
Non era obbligatorio guardare il video
mercoledì 16 giugno 2021
Hard to say i'm sorry
Oggi pomeriggio maltrattavo un po' il pianoforte, e maltrattandolo mi è venuta fuori, quasi per caso, questa melodia. Mentre la suonavo cercavo di ricordare che canzone fosse, e mi ci è voluto un po' perché riuscissi a ricordarne il titolo. Poi, all'improvviso, la folgorazione (strani i giochi della memoria, eh?): Hard to say i'm sorry, dei Chicago, un pezzo del 1982 che, ricordo, all'epoca - avevo dodici anni - si sentiva spessissimo sia in televisione che in radio.
Ah, prima che qualcuno me lo faccia notare, sì, lo so, il pianoforte necessità di un'accordata. Mi riprometto sempre di farlo accordare ma non mi decido mai. D'altra parte l'indecisione è parte costituente del mio carattere, per cui...
lunedì 14 giugno 2021
Ricorrenze
sabato 12 giugno 2021
Spostamento dei conflitti
Obiezione di coscienza e sociale
venerdì 11 giugno 2021
Dio e La donna cannone
giovedì 10 giugno 2021
Vaccinato
lunedì 7 giugno 2021
Michele Merlo
Africa, una storia da scoprire
Alcune cose che mi hanno incuriosito e che sono, a mio parere, degne di nota. Fino al XIX secolo era opinione diffusa, anche tra molti storici, che l'Africa fosse un continente senza storia e che i millenni, là, fossero trascorsi caratterizzati invariabilmente da riti tribali e poco altro. Questa credenza era diffusa per il semplice motivo che i pochi libri che affrontavano la storia africana erano in realtà libri sulla storia degli europei in Africa, e si pensava che la storia dell'Africa partisse appunto da lì, mentre invece non è affatto così. Scrive l'autore: "L'Africa vanta una storia ricchissima. Per due terzi della sua esistenza l'essere umano è stato presente solamente nel continente africano. Proprio lì, senza alcun dubbio, ebbero origine le guerre, l'odio e l'amore. E tutto sta a indicare che fu proprio quello il luogo in cui si sviluppò il linguaggio umano - alcuni esperti assicurano addirittura che tutte le lingue del pianeta derivino, in maggiore o minore grado, da una lingua primigenia che si sarebbe sviluppata in Africa."
Negli ultimi decenni, la collaborazione tra discipline diverse (principalmente storia, archeologia, paleobotanica e antropologia) ha permesso di fare luce sul lunghissimo periodo ritenuto senza storia capovolgendo questa narrazione. La storia africana è stata una storia ricchissima in cui si sono succeduti regni e imperi, alcuni dei quali caratterizzati da una grande magnificenza e grandiosità. La società africana è stata una società estremamente dinamica caratterizzata da forme di organizzazione sociale naturalmente molto diverse da quelle occidentali, come del resto lo sono in buona parte tuttora, in particolare quelle del XX secolo. Il primo macroperiodo preso in considerazione dal libro descrive appunto la storia di questi imperi.
Le due capitoli che invece affrontano i temi dell'arrivo degli europei, della tratta degli schiavi e del colonialismo sono probabilmente quelli di cui, in generale, si ha maggiore conoscenza collettiva, nel senso che si tratta di periodi storici generalmente contemplati anche dai programmi scolastici. La tratta atlantica degli schiavi, nella quale gli europei ebbero un ruolo di primo piano, conobbe il suo massimo "splendore", se così si può dire, tra il 1725 e il 1850. Gli storici hanno calcolato, con buona approssimazione, che circa 14 milioni di africani siano stati resi schiavi e deportati nelle americhe e in Europa, e un numero più o meno simile ha interessato l'altra tratta in cui si svolse questo traffico, quella orientale verso le Indie.
La storia del colonialismo, invece, che già conoscevo per aver letto altri libri, è forse uno dei capitoli più tragici, e per certi versi vergognosi, della storia umana. A partire dalla fine del 1800 fino alla decolonizzazione, iniziata al termine della Seconda guerra mondiale, l'Africa fu letteralmente presa d'assalto dagli europei per accapparrarsi non solo schiavi, ma tutta la serie di materie prime con le quali l'Europa si è sviluppata e ha costruito il suo benessere e la sua potenza. Ogni società e potenza europea corse per spartirsi territori, insediare colonie, costituire protettorati. A metà del Novecento non esisteva una sola porzione del continente africano che non fosse in qualche modo sotto il controllo dell'Europa.
Anche noi italiani, naturalmente, seppure in ritardo rispetto agli altri, ci buttammo in questa corsa folle per portare a casa un pezzettino di Africa, riuscendo però ad accapparrarci pochi territori in Eritrea, Somalia e Libia. Nel 1896 tentammo di conquistare l'Abissinia (l'attuale Etiopia) ma tornammo a casa con le pive nel sacco dopo essere stati sconfitti dalle truppe del re Menelik II. Ci riprovò Mussolini una quarantina d'anni dopo, tentando di assaltare l'Abissinia dall'Eritrea. Gli abissini resistettero eroicamente, finché Mussolini, deciso in ogni modo a portare a termine con successo la guerra, concepita in chiave di un aumento di prestigio del fascismo, ordinò di ricorrere a bombardamenti massicci e alle armi chimiche. Ciò che il nostro esercito fece, laggiù, ricorrendo all'uso dei gas chimici, è forse una delle pagine più vergognose della nostra storia militare recente. Alla fine della guerra, il generale Rodolfo Graziani, su richiesta del governo etiope, fu inserito dalla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra nella lista dei criminali di guerra, ma non venne mai processato e l'Italia negò sempre la sua estradizione. Fu invece processato in Italia e condannato a 19 anni per collaborazionismo. Fu scarcerato dopo soli quattro mesi e aderì al nascente Movimento sociale diventandone poi presidente.
Perché è interessante questo libro? Perché permette di farsi un'idea complessiva della storia dell'Africa dalle origini fino a oggi, e quindi consente di comprendere meglio molti degli accadimenti in cui siamo oggi convolti anche noi, come ad esempio quello delle migrazioni e altri.
domenica 6 giugno 2021
Motivazioni su Patrick Zaki
sabato 5 giugno 2021
Poca fede
Giovanni Panettiere, su Il resto del Carlino di stamattina, snocciola alcuni dati sul crescente fenomeno dell'ateismo nell'ultimo quarto di secolo, ben riassunti da questo grafico.
Il fenomeno dell'aumento dell'ateismo non è peculiarità del nostro paese, ma, con numeri addirittura più elevati, interessa anche paesi come Germania, Francia e molti del nord Europa. In generale è tutto l'Occidente che, progressivamente, tende ad abbandonare la religiosità in favore di una visione più disincantata dell'esistenza, e ciò è particolarmente evidente nei giovani.
Il fenomeno è complesso e ricco di sfaccettature, specialmente in riferimento a cosa si intende per fede. Il cardinal Martini, tempo fa, diceva che i credenti sono principalmente ascrivibili a due categorie: quelli della linfa e del tronco seguiti da quelli della corteccia, metafora che non mi pare necessiti di essere spiegata.
A questi ultimi, quelli della corteccia, appartengono i cosiddetti fedeli abitudinari, quelli che (a parole) dicono di credere ma che sono forieri di una religiosità che con la spiritualità non c'entra niente. Sono i credenti in chiave anti-islam, ad esempio (tipo Salvini), oppure i credenti per tradizione familiare o politica o di altro tipo. Oppure sono i credenti che in una religione cercano soprattutto un senso di conforto, di appartenenza, di comunità, di comunanza, di ritrovo, di sicurezza, in una società sempre più frammentata in cui la dimensione collettiva viene sempre più messa da parte in favore della dimensione individualistica.
Vittorino Andreoli, mi pare, in un suo libro scriveva che quando vede le grandi adunate in piazza San Pietro o altrove, dubita sempre che siano motivate solo dalla fede, quanto semmai dal bisogno delle persone di ritrovarsi con altre persone che condividono gli stessi valori religiosi, dove non è importante il valore religioso in sé quanto il bisogno di sentirsi meno soli.
In fondo, se ci si pensa, da questo punto di vista le religioni, tutte le religioni, hanno da sempre rappresentato una grande forma di terapia.
venerdì 4 giugno 2021
Quando viene la sera
mercoledì 2 giugno 2021
Breve storia triste (di Trump)
Dal Portogallo con amore
"Sono stato io a farti. Tu non puoi essere lì"
martedì 1 giugno 2021
Unanime condanna per la scarcerazione di Giovanni Brusca
"La politica unanime condanna la scarcerazione di Giovanni Brusca", titola Huffingtonpost, e a seguire tutto l'elenco dei commenti estremamente indignati dei pezzi grossi del momento, dall'immancabile Salvini alla Meloni passando per Letta e Carfagna fino ad arrivare al redivivo Tajani. Tutti a chiedersi come sia possibile che un criminale di tal fatta sia libero, a strillare che è inaccettabile, una schifezza, una vergogna, e nessuno che accenni al fatto che Brusca è uscito dal gabbio grazie a una legge dello stato fatta da quella stessa politica che oggi si indigna.
Viene in mente De André quando in Don Raffae' canta che lo stato "si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità". Alla fine, le parole più intelligenti e di buon senso, in mezzo a questo mare di ipocrisia, le ha dette Maria Falcone, sorella del giudice ucciso proprio da Giovanni Brusca, che non essendo in politica e non avendo quindi un elettorato da coccolare a suon di slogan ipocriti diretti alla pancia, ha detto: "Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata."
La notate la distanza che separa il buon senso dall'ipocrisia?