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sabato 30 giugno 2018

Ciao, Mucchio

Tutto passa e tutto se ne va, anche Mucchio Selvaggio, mensile di approfondimenti musicali, cultura e attualità nato nel 1977. Lo conobbi quand'ero ragazzino perché all'epoca lo leggeva mio zio Luigi, appassionato di musica, e per alcuni anni lo lessi anch'io. Ci scrivevano giornalisti che a me piacevano molto, come Vincenzo Cerami e Max Stèfani - di quest'ultimo adoravo soprattutto i corrosivi editoriali d'apertura.

Peccato, ma d'altra parte era inevitabile che accadesse: cultura e approfondimenti sono ormai corpi estranei nella rutilante e superficiale società odierna.

venerdì 29 giugno 2018

Il romanziere



Un romanzo, a mio avviso, per essere bello deve soddisfare almeno due requisiti: contenere una storia per quanto possibile originale ed essere scritto bene (ognuno può intendere con "scritto bene" ciò che vuole). Duma Key risponde pienamente a entrambi questi requisiti (e a molti altri eventuali). Stephen King può piacere o non piacere, ma è uno che sa scrivere e sa come tenere il lettore incollato alle pagine. E quando un romanziere sa fare questo, beh, non gli si può chiedere altro.

lunedì 25 giugno 2018

Dieci panini

"Storiella vecchia ma sempre valida: sul tavolo ci sono dieci panini, il padrone se ne mangia nove, e poi ammonisce i lavoratori: attenti, che il rom vi frega il panino! E’ un giochetto vecchio come il mondo che paga sempre e porta le classi subalterne a vedere il pericolo sotto di loro e non sopra. Eppure non ci vuole un esperto di flussi di consenso per scoprire il gioco di Salvini: una sparata feroce e estremista, alti lai e lamentazioni di chi gli si oppone, una minima correzione di rotta per dire: lo avevate già fatto voi. Cos’ho detto di male?"

(via Alessandro)

domenica 24 giugno 2018

Interpretazioni

Il profluvio di cretinate che ormai a cadenza giornaliera Salvini propina agli italici media, media che tra l'altro danno come l'impressione di non vedere l'ora di poter dare spazio ad esse, credo possa essere letto sotto una duplice luce: ignoranza e/o furbizia, e non necessariamente una esclude l'altra.

La lettura alla luce dell'ignoranza, ignoranza di Salvini, si intende, vuole che lui sia talmente somaro da non sapere - mi limito alle sue ultime tre stupidaggini dette - che (a) un censimento su base etnica è incostituzionale; (b) non risponde a realtà che ci sono dieci vaccini, tra gli obbligatori, pericolosi o dannosi, a meno che naturalmente Salvini non dimostri il contrario dati alla mano, cosa che così, a occhio, non mi pare sia in grado di fare; (c) la revoca o la conferma di una scorta a qualsivoglia personaggio non spetta al ministro dell'Interno ma a un organo di natura collegiale collegato al ministero.

La lettura di queste tre stupidaggini alla luce dell'ignoranza implica quindi, molto semplicemente, che Salvini è uno dei ministri degli Interni più ignoranti degli ultimi trent'anni (qui La Palice ci va a nozze, come capite bene). E direi che la questione non meriti ulteriori approfondimenti.

La lettura delle corbellerie sotto la luce della furbizia, invece, presuppone che in realtà Salvini sappia benissimo che le sue esternazioni sono balle ma che le vomiti ugualmente (a) per il semplice gusto di dare aria alla bocca e (b) per buttarla in caciara, come si dice. Che poi, più che per buttarla in caciara, per aumentare i suoi (e del suo partito) consensi avallando posizioni che trovano sempre amplissimo consenso tra i poveri di spirito, che in definitiva sono il target di elettori sul quale partiti come suo prosperano.

Prendete i vaccini, ad esempio. È un tema, come chi bazzica sui social sa benissimo, che basta anche solo accennare perché legioni di somari, di quelli cresciuti alla scuola di Google e che vedono complotti dappertutto, si scatenino come belve che vogliano difendere i loro piccoli da quei cattivoni, generalmente adepti più o meno occulti di Big Pharma, che si sono dati come missione quella di inoculare nei poveri corpicini dei loro piccoli chissà quali pericolosissimi intrugli e chissà per quali motivi. E hanno voglia i poveri Burioni, Di Grazia e soci, quelli che hanno studiato, a strillare che sono tutte balle, è una battaglia per gran parte persa, purtroppo.

giovedì 21 giugno 2018

Distinzioni

Sto leggendo in questi giorni Non sperate di liberarvi dei libri, un saggio di alcuni anni fa scritto a quattro mani da Umberto Eco e Jean-Claude Carrière, uno dei più noti sceneggiatori francesi. A un certo punto Eco, in un capitolo in cui si parla dell'idiozia nella letteratura, ma anche in generale, fa una distinzione tra imbecillità, cretinismo e stupidità, in genere considerati sinonimi.

A tal proposito, dice Eco che definire il cretino è facile, e prende come esempio chi si porti il cucchiaio alla fronte invece che puntarlo alla bocca. Più articolato il discorso per quanto riguarda l'imbecille, che può essere invece inquadrato nel cosiddetto gaffeur, personaggio più o meno pubblico col dono di prodursi regolarmente in un certo numero di gaffe. "L'imbecille è colui che in un dato momento dirà esattamente ciò che non dovrebbe dire", afferma Eco.

Per lo stupido, invece, il discorso è leggermente diverso, dal momento che qui ci si sposta, per definirlo, sul piano della logica. Scrive Eco: "Lo stupido invece è diverso; il suo deficit non è sociale ma logico. A prima vista sembra che ragioni in modo corretto; è difficile accorgersi immediatamente che non è così. Ad esempio, lo stupido dirà: 'Tutti gli abitanti del Pireo sono ateniesi. Tutti gli ateniesi sono greci. Quindi tutti i greci sono abitanti del Pireo'. Ti viene il sospetto che qualcosa non funzioni perché ci sono dei greci di Sparta, ad esempio. Ma non sai spiegare subito dove e perché si è sbagliato. Dovresti conoscere le regole della logica formale".

Ecco, mentre leggevo, devo dire con un certo gusto, queste sottili disquisizioni, mi era venuto in mente Trump quando diceva, riguardo alla vergognosa storia dei bambini separati dai genitori al confine messicano, che questi bambini sono "potenziali delinquenti". E davanti a questa esternazione mi è venuto spontaneo domandarmi: a quale delle tre categorie (cretino, imbecille, stupido) si potrebbe associare Trump?

Tenderei a escludere, almeno in questo caso, cretino, cioè quello che non riesce a portarsi il cucchiaio alla bocca, ma con le altre due direi che non ci si sbagli.

mercoledì 20 giugno 2018

C'entriamo anche noi

Ho letto un paio d'anni fa Storia del colonialismo, dello storico tedesco Wolfgang Reinhard. È un libro illuminante che, tra le altre cose, spiega in maniera chiara le responsabilità che abbiamo avuto (e abbiamo ancora) noi, abitanti del vecchio continente, riguardo al dramma delle migrazioni dal continente africano verso l'Europa.

I possessori di un ABC di conoscenze storiche al riguardo diranno che con la suddetta correlazione ho scoperto l'acqua calda, e glielo concedo, il problema è che a giudicare da ciò che si legge in giro, e specialmente da ciò che scrivono certi commentatori seguaci del ruspista, non sembra che la conoscenza storica in merito sia granché diffusa. Anzi.

Poi, certo, dal lato pratico non cambia niente, il problema rimane, ma un conto è approcciarsi ad esso da perfetti ignoranti, cosa che genera i commenti da minus habens di cui sopra, un altro è approcciarsi al problema con un minimo di cognizione di causa.

Poca voglia

È un periodo un po' atipico, per quanto riguarda il blog, un po' inusuale, nel senso che mi capita di iniziare a scrivere un post e dopo qualche riga mi accorgo di non avere più voglia di andare avanti. A volte salvo le righe buttate giù nelle bozze, immaginando di riprenderle successivamente, cosa che non succede mai, altre volte cancello tutto tout court.
Boh.

domenica 17 giugno 2018

(...)



(da Non sperate di liberarvi dei libri - J. C. Carrière, U. Eco)

sabato 16 giugno 2018

Non immaginate il sollievo

Seguo poco o niente, da qualche tempo in qua, ciò che succede, i telegiornali, i siti, le notizie. Avverto come una specie di rigetto, di repulsione per ciò che accade. O forse, più che per ciò che accade, per come viene raccontato dai media.

La televisione la tengo sempre spenta, mi rifiuto di vedere la faccia di guano di Salvini ogni volta che mi azzardo ad accendere, e allora niente telegiornali, niente talk-show, niente di niente, se non qualche film interessante.

Preferisco i libri, leggo in ogni ritaglio di tempo libero, invece di accendere il televisore, e non immaginate il sollievo.

venerdì 15 giugno 2018

Il nome della Rosa

Trovo abbastanza curioso che Il nome della Rosa abbia avuto il successo che ha avuto (50 milioni di copie vendute finora e traduzione in 40 lingue, secondo Wikipedia). Si tratta infatti di un romanzo abbastanza "difficile" e impegnativo, almeno per me. Decine e decine di pagine, ad esempio, sono dedicate a sottili diatribe teologiche inerenti la questione della povertà del clero, oppure delle famigerate eresie, argomentazioni che nel film ispirato al libro sono trattate superficialmente e frettolosamente, quando non omesse direttamente, evidentemente allo scopo di non tediare lo spettatore.

Frequentissime sono anche le citazioni in latino prive di relativa traduzione, cosa che crea qualche difficoltà a chi, come lo scrivente, non ha dimestichezza con questa lingua, e che quindi è costretto a desumerne il significato dal contesto in cui sono inserite. Tra l'altro, arrivato ormai ad averne letto più di metà, mi chiedo in che modo i traduttori nelle varie lingue abbiano tradotto le cose che dice Salvatore (quello di "Penitenziagite!", avete presente?), espresse in un miscuglio a volte indecifrabile di dialetti provenzale, della Linguadoca, del Piemonte, il tutto condito da un latino molto personalizzato. Mah... mistero!

Comunque, a parte queste considerazioni, il libro è veramente bello, e, come al solito, la versione cinematografica non ne è che una deprimente riduzione. Fermo restando, ovviamente, la bravura di Sean Connery.

mercoledì 13 giugno 2018

Faccio prima con la Fornero

Le ultime dichiarazioni di Brambilla, l'economista della Lega, sembrano andare, per quanto riguarda la famosa riforma delle pensioni chiamata Quota 100, nella direzione del paletto dei 64 anni. Detto in parole povere, anche se la somma dell'età anagrafica e degli anni di contributi di un soggetto raggiungesse 100, questi non potrebbe accedere all'agognato riposo prima di aver festeggiato il 64° compleanno.

Se fosse veramente così, chi scrive andrebbe a riposo un anno dopo rispetto a quando andrebbe con l'attuale legge targata Fornero, la bistrattata Fornero, ossia nel 2034 invece che nel 2033.

Da notare che questi qui erano quelli che dovevano prima abrograre la Fornero, poi rivederla, infine peggiorarla, se effettivamente la modificheranno in questo senso.

Da notare, in aggiunta, che nel famoso contratto di governo Lega-M5S (pdf qui) non c'è alcun riferimento a paletti di alcun genere, ma è specificato chiaramente solo la quota 100. Magari non ci voleva un genio per capire che ci stavano prendendo per i fondelli.

martedì 12 giugno 2018

Dàgli al nero

Stamattina. Ufficio pubblico affollato. Un impiegato, da dietro il suo vetro, si alza e urla: "Non lì, ti ho detto di andare all'altro sportello, non capisci?"

Magari sbaglio, ma immagino che se il destinatario dello sgarbo arrogante e maleducato invece di un ragazzo di colore con ciabatte e canottiera fosse stato un distinto signore dalla pelle bianca, quell'impiegato avrebbe usato altro linguaggio e altro tono.

È che molti di noi, per fortuna non tutti, sono così: stronzi e teste di cazzo solo con chi possono permettersi di esserlo.

Vent'anni dopo



Lessi Il nome della rosa una ventina d'anni fa - all'epoca presi in prestito il libro in biblioteca. In tutto questo tempo, in cui nel frattempo ho letto altri libri di Eco, mi sono ripetutamente ripromesso di rileggerlo. Qualche giorno fa ho trovato questa edizione a prezzo scontato in una libreria e ne ho approfittato.

Rileggere un libro dopo vent'anni è, mi sto accorgendo, un po' come leggerlo di nuovo per la prima volta. Si scoprono passaggi, aspetti, situazioni, dialoghi a cui si presta una attenzione che magari alla prima lettura non si era prestata. Il libro è sempre quello, naturalmente, è il lettore a non essere più quello di vent'anni prima.

lunedì 11 giugno 2018

Io resto di qua

Mi sono reso conto che viviamo in un periodo storico in cui è sempre più difficile restare umani. Ieri mi è capitato di parlare con una persona che conosco da una trentina d'anni, un brav'uomo, onesto, lavoratore, una vita passata a votare a sinistra. Mi ha confidato che da qualche anno simpatizza per la Lega, e a marzo l'ha votata. Quando il discorso è andato a ciò che sta succedendo in queste ore, navi cariche di disperati che vagano per il Mediterraneo perché nessuno le vuole, ha detto che se fosse per lui butterebbe tutti a mare.

Si tratta naturalmente di una esagerazione. Lo conosco troppo bene per pensare che avendo in mano una ipotetica leva con cui azionare un meccanismo per ribaltare quelle navi, la azionerebbe. Una esagerazione, però, che è sintomatica di un modo di pensare che purtroppo sta progressivamente prendendo piede nella testa delle italiche genti: considerare i migranti come nemici, con tutto ciò che ne consegue: indifferenza, cinismo, ostilità, ossia tutto ciò che normalmente si nutre verso i nemici.

C'è una bellissima raccolta di scritti di Umberto Eco, uscita ormai più di una quindicina d'anni fa, che si chiama Costruire il nemico e che indaga i procedimenti retorici con cui, dall'antichità ad oggi, si è costruito e demonizzato il nemico. Raccolta di scritti attualissima, direi, perché spiega esattamente ciò che è successo grosso modo nell'ultimo ventennio, con televisioni, giornali, politicanti e personaggi più o meno pubblici che in maniera asfissiante e subdola hanno strumentalmente costruito l'immagine del migrante come nemico. E che male c'è a buttare un nemico in acqua? Quale remora morale può avere una qualche efficacia contro questa azione? Nessuna, perché si tratta appunto di un nemico, e se si non si hanno sulle spalle gli strumenti culturali e intellettuali (e umani) per contrastare questo pensiero unico ormai imperante, ecco che è un attimo passare dalla parte di là, ecco che è un attimo accettare l'idea che sia giusto buttare tutti a mare, oppure chiudere porti e porte e uomini, donne e bambini s'arrangino.

Ora, intendiamoci, io non ho la soluzione per risolvere questo problema, non so con quali mezzi e strategie si possano gestire questi spostamenti di moltitudini di persone da un continente all'altro, e nemmeno sono, ipocritamente, tra quelli che fingono di non riconoscere che siamo di fronte a un vero e proprio commercio di esseri umani, un business su cui lucrano mafie e delinquenti vari assortiti. Quello che so è che questo dramma non si risolve chiudendo i porti. È la storia che lo insegna. E comunque, nonostante tutto, io resto dalla parte di qua.

sabato 9 giugno 2018

(...)



(da Strade di notte - G. Gazdonov)

Cattolici e soldi

Uno di questi giorni mi toccherà replicare a quello là, quello tutto casa e chiesa che dice sempre: "Se i soldi non fanno la felicità, pensa la miseria...", riprendendo un noto modo dire in voga da decenni. Uno che sta bene, lui, uno che non gli mancano, uno a cui piace accumulare.

Mi toccherà replicare per chiedergli come concilia i soldi con la devozione al cattolicesimo. Quel cattolicesimo che ha prodotto san Francesco, quel cattolicesimo del ricco che è più facile che il cammello passi per la cruna dell'ago che lui vada in paradiso, il cattolicesimo del vendere tutto e darlo ai poveri, se si vuole seguire lui, quel lui, per chi ci crede, che non perdeva occasione per stigmatizzare la ricchezza materiale perché il vero tesoro è di là. Insomma 'ste cose qua.

Un giorno glielo chiederò, a costo di inimicarmelo e di sentirmi rispondere: "E Bertone, allora?"

Sabato mattina in bicicletta (rosa)



Stamattina ho fatto un giro in bicicletta seguendo un percorso che di solito non faccio mai, perché richiede doti da scalatore che naturalmente io non ho, né avrò mai. Traduzione: è un percorso troppo faticoso (per me). L'ultima volta che l'ho fatto credo sia stato l'estate scorsa. In realtà, se proprio vogliamo dirla tutta, non richiede chissà quali doti, un ciclista mediamente allenato se lo mangia infatti con la stessa facilità con cui io mangio cornetto e cappuccino la mattina, ma la faccio più grossa di quello che è per autoconvincermi di avere doti di scalatore.
 
Il percorso. Partendo da casa mia, si segue per qualche chilometro la Santarcangiolese fino al bivio di Torriana, e qui va tutto bene perché è un tratto pianeggiante e coperto interamente da una comoda pista ciclabile. Arrivati al bivio di Torriana si svolta a destra e, dopo un paio di centinaia di metri, comincia la prima impegnativa salita, quella che arriva da Pio, rinomato ristorante della zona. Poi c'è un breve tratto pianeggiante superato il quale comincia la seconda, impegnativa, salita, roba da dover ingranare gli scatti più corti della mountain bike sia al mozzo della ruota che ai pedali. 

Il percorso è faticoso, come dicevo, ma molto bello. A sinistra si vede la valle dell'Uso e a destra quella del Marecchia, e nelle giornate molto terse si distingue nitidamente San Marino, con i suoi castelli e mura arroccati sul monte Titano. Superata la chiesa di Trebbio, sulla sinistra, e passato il piccolo cimitero di Poggio Berni, con un ultimo sforzo si arriva sulla sommità della collina, dove si trovano il comune e l'ufficio postale. Da qui in poi è tutta discesa, eccetto la breve salita che porta al palazzo Marcosanti e quindi di nuovo a casa. 

È un giretto che si fa in poco più di un'oretta, che fa fare una discreta sudata e che così, a occhio, consente di bruciare grosso modo sulle trecento calorie, cosa che non guasta, dal momento che lo scrivente, qui, non è ancora riuscito a buttare giù i chili in eccesso accumulati durante l'inverno.
 
Piccola nota a margine. Non ho una mountain bike mia, per il semplice motivo che quella di Michela giaceva da anni inutilizzata nel garage, quindi per i giri in collina o sulla ciclabile lungo il Marecchia uso la sua, che ormai è diventata mia. Ha il telaio color rosa coi fiorellini, cosa questa che, mi sono accorto, suscita a volte reazioni che vanno dalla perplessità all'ilarità nei ciclisti che mi capita di incrociare, e che farebbe inorridire Adinolfi e Giovanardi qualora mi incontrassero, perché mica si possono sovvertire così impunemente gli stereotipi di genere. Un uomo su una mountain bike rosa coi fiorellini. Scherziamo?

giovedì 7 giugno 2018

(...)

Sto cominciando Strade di notte, di Gajto Gazdonov. Nel risvolto di copertina leggo: "Un tassista russo vaga per le strade buie di Parigi degli anni trenta." [...]
Mi basta, certi romanzi si capisce che saranno belli già dalle note introduttive.

Flat tax

Alla fine le chiacchiere stanno a zero. Tutte le simulazioni sulla flat tax, così come la vogliono fare Salvini e Di Maio, portano a un'unica conclusione: più si è ricchi e più, proporzionalmente, si avranno vantaggi fiscali. Io, ad esempio, simulazione alla mano, sono tra quelli che non avranno alcun risparmio; anzi, è addirittura probabile che rientri tra quelli nei confronti dei quali scatteranno le previste clausole di garanzia per evitare che ci rimetta.

Mi chiedo che senso abbia abbassare le tasse a chi dichiara di più e lasciarle invariate (quando non addirittura aumentate) a chi dichiara meno. Salvini e Di Maio sperano forse di rimettere in moto i consumi e l'economia in questo modo? Beh, sappiano che ci avevano già provato prima di loro Reagan e Bush negli USA e la Tatcher in Inghilterra, e si è visto com'era andata a finire.

mercoledì 6 giugno 2018

L'Alchimista



Ho terminato poco fa L'Alchimista, il primo dei sei romanzi che compongono la serie fantasy scritta da Michael Scott I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale. Interessanti sia la storia che la trama. Oltre a ciò, che non è poco, grazie a questo libro ho capito con precisione che cos'è l'alchimia, che io ho sempre considerato banalmente simile alla chimica, mentre invece è qualcosa di molto più ampio e complesso.

In più, ho imparato a conoscere Nicholas Flamel, che non è un personaggio immaginario inventato da Scott, come pensavo io quando ho cominciato a leggere il libro, ma è stato un famosissimo alchimista francese vissuto a cavallo tra il 1300 e il 1400 (Wikipedia ne parla qui).

Piccola curiosità. Nel romanzo il nome Nicholas è sempre scritto con la lettera acca tra la "c" e la "o". Su Wikipedia, sia italiana che francese, senza. Chissà, forse è una libertà che si è preso l'autore.

lunedì 4 giugno 2018

Quota 100

Ho fatto qualche calcolo e ho scoperto che se la cosiddetta Quota 100, così come congegnata nel programma di governo, diventasse legge, tra una dozzina d'anni potrei andarmene in pensione.

Con la legge attuale (Fornero) andrei nel 2033, e quindi avrei ancora quindici anni di lavoro, con la Quota 100 raggiungerei invece il traguardo nel 2030 (avrei sessant'anni tondi), cioè tre anni prima.

Naturalmente qua nessuno si fa troppe illusioni - Boeri ha già spiegato che il tutto costerebbe quindici miliardi di euro il primo anno e venti una volta che la riforma fosse a regime, per cui...

Però mi piacerebbe. Non perché mi sia stancato di lavorare (beh, sì, un po' anche per quello, via), ma pensando a quanti libri potrei leggere in tutto quel tempo libero.

sabato 2 giugno 2018

Due giugno

Stamattina Shamir, il pescivendolo ambulante, era col suo furgone al solito posto, di fronte al vecchio casello, come ogni sabato. Marco, il barista qui sotto casa mia, vendeva come ogni giorno caffè, cappuccini e brioches. La bottega degli alimentari, di là dalla strada, era aperta come ogni giorno e ogni sabato, e pure Luca, il macellaio, vendeva alla affezionata clientela spiedini, salsicce, bistecche e quant'altro.

A Santarcangelo, Coop e Lidl avevano file agli ingressi in entrata e in uscita, per non parlare naturalmente dei bazar dei cinesi, anche se quelli non fanno testo, essendo aperti 365 giorni all'anno, Natale e primo dell'anno compresi.

Diciamo insomma che, almeno qua da queste parti, ci si accorge che è il due giugno unicamente dal numero colorato in rosso sul calendario, ché la sacralità della festa della Repubblica è stata immolata sull'altare dell'incasso.

Come tutto, del resto.

venerdì 1 giugno 2018

Temporali (di calore)

Scopro oggi l'esistenza dei temporali di calore, qualsiasi cosa siano.

Nuovo governo

Così, per curiosità, ho dato un'occhiata alla lista dei diciotto ministri che compongono il neonato governo targato Salvini/Di Maio, ministri equamente divisi tra provenienza leghista e pentastellata, e la prima impressione è che si prospettino tempi non facili per chi non è di religione cattolica, ha orientamenti sessuali diversi da quello canonico, è a favore dell'aborto, del fine vita dignitoso, e tempi duri anche per chi pensa che l'umanità e i diritti vengano prima dello stato del portafoglio - mi riferisco ovviamente alle dichiarazioni del ruspista sui fondi all'accoglienza. Vabbe', è un governo di destra, lo sapevamo, così come sappiamo che destra è da sempre sinonimo di negazione di diritti, e quindi eravamo preparati alle loro intenzioni.

Tra i diciotto in questione noto la presenza di Giulia Bongiorno, celebre difensore di Andreotti nel suo processo per mafia, di cui molti ricorderanno la famosa tripla esclamazione ("Assolto! Assolto! Assolto!") dopo la sentenza della Cassazione. Peccato che non fosse così. Dettagli. Altro nome interessante, ovviamente nell'accezione che attribuisco io a questo aggettivo, è quello di Lorenzo Fontana, pericolosamente catapultato a capo del Ministero della famiglia. Leggo sulla sua pagina Wikipedia: "Si definisce un "crociato" che combatte contro il diritto di aborto, contro le unioni civili tra persone dello stesso sesso e l'omogenitorialità - considerate come un "indebolimento della famiglia" - e contro l'educazione sessuale definita da lui "pro LGBT", affermando che la Russia "è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società". Si dichiara inoltre contro l'immigrazione di massa affermando che essa sia, insieme alla "lotta per i matrimoni gay e la teoria del gender nelle scuole", un fattore che mira a cancellare il popolo italiano insieme alle sue comunità e tradizioni."

Mi pare non occorra aggiungere altro.