Trovo abbastanza curioso che Il nome della Rosa abbia avuto il successo che ha avuto (50 milioni di copie vendute finora e traduzione in 40 lingue, secondo Wikipedia). Si tratta infatti di un romanzo abbastanza "difficile" e impegnativo, almeno per me. Decine e decine di pagine, ad esempio, sono dedicate a sottili diatribe teologiche inerenti la questione della povertà del clero, oppure delle famigerate eresie, argomentazioni che nel film ispirato al libro sono trattate superficialmente e frettolosamente, quando non omesse direttamente, evidentemente allo scopo di non tediare lo spettatore.
Frequentissime sono anche le citazioni in latino prive di relativa traduzione, cosa che crea qualche difficoltà a chi, come lo scrivente, non ha dimestichezza con questa lingua, e che quindi è costretto a desumerne il significato dal contesto in cui sono inserite. Tra l'altro, arrivato ormai ad averne letto più di metà, mi chiedo in che modo i traduttori nelle varie lingue abbiano tradotto le cose che dice Salvatore (quello di "Penitenziagite!", avete presente?), espresse in un miscuglio a volte indecifrabile di dialetti provenzale, della Linguadoca, del Piemonte, il tutto condito da un latino molto personalizzato. Mah... mistero!
Comunque, a parte queste considerazioni, il libro è veramente bello, e, come al solito, la versione cinematografica non ne è che una deprimente riduzione. Fermo restando, ovviamente, la bravura di Sean Connery.
In genere il mistero paga sempre. Quasi sempre.
RispondiElimina