Chiude un'altra libreria, questa volta a Roma. Notizie come questa si leggono un po' tutti i giorni, magari nascoste in piccoli trafiletti delle cronache locali. Sono notizie che provocano ovviamente dispiacere, specie a chi, come lo scrivente, campa di libri. Tuttavia non mi inserisco tra quelli che si disperano e indicano queste chiusure come segnali di un progressivo impoverimento culturale della società. Negli ultimi vent'anni, infatti, non sono progressivamente sparite solo le librerie, ma anche ad esempio i negozi di dischi. Ciò non significa che la gente ha smesso di ascoltare musica; semplicemente, invece di farlo tramite cd acquistato in negozio lo fa tramite internet sul pc di casa o sul lettore mp3. Non sono quindi calati i fruitori di musica, è semplicemente cambiato il mezzo utilizzato per ascoltarla. Per i libri è probabilmente lo stesso discorso: non sono diminuiti i lettori, cosa che sarebbe drammatica dato che siamo già uno dei paesi al mondo in cui si legge meno, è il libro che da cartaceo si sta via via sempre più spostando sui supporti digitali.
O almeno è quello che spero.
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