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mercoledì 18 maggio 2016

Toh, il problema non era l'articolo 18

Quelli con gli occhi senza le fette di prosciutto davanti l'avevano fatto notare fin dall'inizio: disoccupazione e articolo 18 non c'entrano niente, non esiste alcuna correlazione. Non ci voleva un genio per capirlo, in verità, dal momento che fino a circa metà degli anni '80 la nostra economia viaggiava a livelli cinesi e l'art. 18 c'era. Ma lui niente, portava avanti imperterrito la sua battaglia per togliere diritti ai lavoratori pur essendo il primo a sapere questa cosa - è l'atteggiamento tipico di quegli arrogantoni un po' stronzi.
Poi, dopo il JobsAct, la disoccupazione è effettivamente calata e le assunzioni sono aumentate, ma non, come continua ancora a ripetere lui, per effetto della sua straordinaria riforma del lavoro, talmente straordinaria da aver praticamente istituzionalizzato il precariato e aver riportato i diritti dei lavoratori a quelli dei primi del '900, ma semplicemente perché nella suddetta riforma erano previsti forti sgravi fiscali - a tempo - per chi assumeva. Adesso che gli sgravi sono finiti, sono finite anche le assunzioni e tutto torna come prima, con la differenza che l'articolo 18 non c'è più così come non ci sono più molte delle tutele e dei diritti mandati in fumo dalla sua strepitosa riforma del lavoro. Con buona pace degli allocchi che hanno creduto alle sue balle.

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