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giovedì 11 febbraio 2010

Bertolaso, Dell'Utri, par condicio e altre storie di ieri

Giornata piena anche quella di ieri. Della vicenda Bertolaso ho già parlato, seppur frettolosamente, e non sto quindi a tornarci sopra. Aggiungo solo che in serata è arrivato, immancabile, il commento di Berlusconi, del quale potete facilmente immaginare il tenore. L'occasione delle esternazioni è stata, manco a dirlo, la presentazione dell'ennesimo libro di Bruno Vespa - ma quanto scrive quello lì? "I processi infondati sono un male italiano", ha attaccato il premier, anche se non è ben chiaro a quali si riferisse (forse ai suoi? Mah...). E ancora: "Uno sport nazionale colpire chi fa bene". Bah, a me risulta che, pur con tutti i bastoni tra le ruote che quotidianamente le vengono messi, la magistratura cerchi nei limiti del possibile di perseguire chi commette reati, senza guardare se il soggetto in questione faccia bene o male (bene o male che cosa poi? boh...).

"Non si può governare attaccati da pubblici dipendenti quali sono i giudici". Certo che non si può; infatti nei paesi normali chi è attaccato dai giudici viene accusato di qualcosa si dimette all'istante, va in tribunale e cerca di dimostrare lì la sua innocenza senza strillare istericamente a inesistenti aggressioni giudiziarie, dopodiché, se risulta innocente torna a fare quello che faceva prima. E' lampante (negli altri paesi, appunto). Ma sentite questa, che è fenomenale: "Io posso giurare che nessuno dei fatti di cui mi si accusa sono veri". Lo so, la domanda sembrerà sciocca e ingenua - eh, beata ingenuità... -, ma se le cose stanno così perché non si presenta in tribunale e porta lì le sue ragioni? Prenderebbe due piccioni con una fava: dimostrerebbe ai giudici la sua totale estraneità ai fatti contestatigli e nel contempo si riabiliterebbe agli occhi di quelli che pensano che non ci voglia andare per altri motivi. Se lui giura, come ha fatto, che ciò di cui lo accusano è tutto inventato non deve andare da Vespa a dirlo, ma in tribunale, che è il luogo per eccellenza dove può di fronte a tutti effettivamente dimostrare le sue ragioni. E' così difficile o veramente sono io, e non solo io, a essere troppo ingenuo?

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Brutte notizie per tutti quelli, come lo scrivente, che spesso e volentieri seguono le trasmissioni di approfondimento giornalistico/politico - più che altro per il fascino recondito esercitato dalle balle che raccontano gli ospiti. Pare infatti che nel periodo pre-elettorale, si vocifera dal prossimo 28 febbraio, saranno soppresse trasmissioni tipo Ballarò, Porta a Porta, Annozero, ecc... La decisione è stata presa dalla commissione di vigilanza della Rai in applicazione della famosa par condicio, legge risalente al 2000 fortemente voluta dalla sinistra. A votare a favore tutti i componenti del centrodestra del cda della Rai. Giornalisti in rivolta, compreso Vespa, e apparentemente moderata soddisfazione di Berlusconi, il quale ha dichiarato: "La decisione di fermare quelli che ormai sono pollai televisivi non è né scandalosa né preoccupante anche perché potrebbero essere sostituite da tribune politiche". Sì, come no? Ve l'immaginate tornare alle vecchie e pallosissime tribune politiche? In realtà, la par condicio, quando gli dà fastidio è illiberale e liberticida; quando gli serve per togliere di mezzo un paio di trasmissioni che gli stanno sulle scatole va benissimo.

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Si pensa sempre ai luoghi comuni quando si dice che molti scendono in politica per scampare la galera. Non sempre è così, e ce ne ha offerto una strabiliante testimonianza Marcello Dell'Utri, il senatore del Pdl, noto braccio destro di Berlusconi sotto processo a Palermo per associazione mafiosa - in primo grado si è già beccato 9 anni. In un'intervista al Fatto Quotidiano di ieri, infatti, ha detto chiaramente, in maniera lampante e senza tentennamenti che a lui della politica non frega assolutamente niente, gli serve solo per non andare in galera. Chapeau! (Adesso voglio vedere chi darà ancora del qualunquista a Beppe Grillo, che queste cose le dice da anni).

Per adesso mi fermo qui.

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