Lo so, è difficile da credere, perlomeno da parte di un osservatore esterno, ma mentre il resto del mondo ha ormai inserito internet nel novero degli strumenti che maggiormente rappresentano la libertà di espressione e la democrazia - Hillary Clinton l'ha ricordato giusto qualche giorno fa -, da noi c'è ancora chi, lucidamente, cerca di legiferare in senso opposto.
E il bello è che non ci rendiamo conto, tranne ovviamente quelli che in rete ci vivono, che mentre noi stigmatizziamo la Cina per il suo soffocare la libertà in rete, per il resto del mondo la Cina siamo noi - se non ci credete leggetevi questo articolo del Time.
L'ultimo tentativo di bavaglio (ultimo di una lunga serie) è il famigerato decreto Romani, del quale ho già parlato e su cui non sto a tornare. Non è ancora legge ma è in "lavorazione". Come già successo per le porcate precedenti, quindi, anche stavolta ci si mobilita come si può per cercare di scongiurare questo ennesimo sopruso. Con la speranza (per ora è solo una pia illusione) che questa classe dirigente se ne vada a casa una volta per tutte, smettendo così di sputtanarci di fronte al mondo intero.
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