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venerdì 8 gennaio 2010

L'agenda di governo

Il cavaliere è tornato. Terminato il periodo di riposo forzato dovuto all'incidente Tartaglia, che ci auguriamo definitivamente archiviato, le foto che hanno cominciato a circolare, che lo ritraggono senza più cerotti, dimostrano che tutto è tornato a posto. E d'altra parte è stato lo stesso premier a dire che si trova adesso in ottima forma e che è tempo di riprendere il lavoro là dove era rimasto interrotto.

Ecco quindi le priorità che troveranno spazio immediatamente nell'agenda di governo: scuola, giustizia e fisco, con la precedenza assoluta per la giustizia (guarda un po'...). Sono decenni ormai che la giustizia in Italia è messa come sappiamo, ma adesso occorre sbrigarsi perché non si può più aspettare - sapete com'è, i processi Mills e Mediaset sono dietro l'angolo. Ecco infatti alcune delle riforme in cantiere che nel brevissimo periodo dovranno garantire l'immunità al cavaliere un pronto ritorno all'efficienza della macchina della giustizia:

Si partirà dalla giustizia: la prossima settimana Senato e Camera saranno impegnati rispettivamente su processo breve e legittimo impedimento, due provvedimenti messi a punto per evitare al premier i processi Mills e diritti Mediaset. Ma è imminente anche la presentazione di un nuovo lodo Alfano, la legge che sospende i processi per le alte cariche dello Stato bocciata dalla Corte Costituzionale in autunno, stavolta attraverso una legge costituzionale.

Lo so, può apparire nauseante parlare sempre delle stesse cose, ma non c'è alternativa, pena l'assuefazione e la rassegnazione. Oltretutto con giornali e tiggì che raccontano queste cose come se fosse la cosa più naturale del mondo.


Il termometro migliore per misurare a che punto sta il regime è la lettura dei quotidiani “indipendenti”. Che hanno così interiorizzato il regime da non rendersi nemmeno più conto della gravità di quel che descrivono. Infatti lo raccontano con aria gaia e spensierata, come se parlassero del sole e della pioggia. Ieri, per esempio, a pagina 9 del Corriere della Sera, l’articolo dedicato alle tre leggi ad personam che garantiranno impunità eterna al satrapo si apriva così: “Il ministro della Giustizia Angelino Alfano è rientrato in anticipo dalle vacanze e ha subito raggiunto il consigliere giuridico del premier,l’avvocato Niccolò Ghedini, che lo attendeva a Villa San Martino. La prima riunione dell’anno insieme a Silvio Berlusconi è servita dunque a mettere a punto l’agenda 2010 sulla giustizia che,nei piani del presidente del Consiglio,prevede tappe forzate da qui ai prossimi 60 giorni. ‘Se il processo breve e il legittimo impedimento non venissero approvati nei due rami del Parlamento entro febbraio, le conseguenze politiche non sarebbero indolori’, avrebbe ripetuto Berlusconi davanti ai suoi collaboratori”. Notare la soavità di quel “raggiunge”.Traduzione: il ministro della Giustizia “raggiunge” nella residenza privata del premier l’avvocato che difende il premier in vari processi per corruzione di testimone, frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio, e che per giunta è stato nominato deputato dal premier per cancellare per legge i suddetti processi, ma la stampa indipendente lo chiama “consigliere giuridico” per non dare troppo nell’occhio. Costui impartisce ordini al cosiddetto ministro affinchè si dia da fare “a tappe forzate” per mobilitare le istituzioni affinchè blocchino i tribunali prima che pronuncino le sentenze a carico del premier. E questo sconcio prende il nome di “agenda 2010 sulla giustizia”. Segue minaccia mafiosa ai parlamentari: o provvedono “entro febbraio”, oppure “le conseguenze politiche non saranno indolori”. La parte riservata, in questo stomachevole copione,alle istituzioni di garanzia –presidente della Repubblica, opposizione, magistratura, stampa libera – è implicito ma evidente: devono partecipare festosamente all’operazione o al massimo scansarsi e non disturbare il manovratore. Chi non lo fa e per giunta annuncia di volersi opporre è un terrorista che “odia” e va emarginato dal consesso civile.

In un’altra cronaca del Pompiere [il Corriere della Sera, ndr], si legge che il premier “si è presentato senza le bende e i cerotti”: non ha più nulla da nascondere, nemmeno il rossore per la vergogna che, casomai si manifestasse, sarebbe comunque coperto da uno spesso strato di cerone. La fabbrica del regime opera alla luce del sole, con allegato comunicato stampa. A questo punto il cittadino che non abbia ancora portato il cervello all’ammasso non ha che tre opzioni: adeguarsi, voltarsi dall’altra parte, opporsi. Ma, se si oppone, ha la fortuna di conoscere in anticipo quello che lo aspetta. Il regime a cielo aperto si è premurato, nei giorni delle sante feste, di rammentarglielo affinchè nessuno poi dica che non era stato avvertito: i servizi segreti, pagati dallo Stato o assoldati da strutture private tipo Telecom, hanno licenza di spiare illegalmente gli oppositori: politici, magistrati, giornalisti, semplici cittadini. Monitorare, schedare, attenzionare, pedinare, screditare e magari chissà, in futuro, nascondere qualche bustina di eroina in qualche tasca scomoda. Tanto, se vengono scoperti (eventualità sempre più improbabile, viste le condizioni in cui viene ridotta la magistratura), provvede il regime a salvarli col segreto di Stato,trasformato in scudo spaziale per coprire le peggiori nefandezze degli apparati occulti. Per i mandanti è in arrivo la nuova immunità parlamentare extralarge. Ecco, ora il quadro è completo. Anzi no: manca quella roba chiamata Pd che non dice una parola, anzi dialoga. Adesso, volendo, potete anche vomitare, prima che diventi reato pure questo.
(fonte)


Forse, per provare a capire un po' quello che ci sta capitando, potrebbe essere utile pensare a cosa succederebbe se in Francia, o magari in Inghilterra o negli Stato Uniti la stampa si accorgesse che il parlamento sta lavorando per fare leggi che salvino il capo di governo dalle pendenze giudiziarie (lo so, il paragone è assurdo, nei paesi normali a chi è sotto processo non viene neppure permesso candidarsi). Ecco, da noi è normale quello che in qualunque altro paese porterebbe come minimo a una rivolta di piazza; quello che in qualunque altro paese verrebbe sbattuto a caratteri cubitali in prima pagina da tutti i giornali. Qui no; se due parlamentari, messi in parlamento dal capo di governo senza essere stati votati da nessuno, si presentano nella sua casa privata per discutere di come salvarlo dai processi, i giornali parlano di "consulenti giuridici" che si riuniscono per definire l'agenda. Non c'è più nessun pudore, nessuna remora, niente di niente. Le porcate vengono edulcorate ed elevate di rango nella speranza (fondata, purtroppo) di darla a bere a quanta più gente possibile.

Vi lascio un paio di link. Qui il post di Gilioli con la scaletta delle leggi ad personam in cantiere nel breve periodo; qui un articolo di Liana Milella, pubblicato ieri mattina su Repubblica, che spiega alcuni dettagli sulle nuove leggi in cantiere "per tutti gli italiani".

1 commento:

  1. Tutto vero.

    Ecco, da noi è normale quello che in qualunque altro paese porterebbe come minimo a una rivolta di piazza;

    E siccome i politici lo sanno, agiscono liberamente consapevoli di potersi permettere qualsiasi cosa.
    Tristissimo tutto ciò, è ovvio, però a mio parere è il nucleo di tutto ed il motivo fondamentale per cui niente cambierà.

    Saluti

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