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venerdì 12 giugno 2009

Non ho più voglia di scrivere

Io e i miei colleghi assistiamo sgomenti a quello che sta accadendo, perché ci siamo battuti in questi anni con tutte le nostre forze per arginare l’avanzare della criminalità mafiosa e della criminalità del potere, e renderci conto che si stanno facendo saltare gli ultimi anticorpi, che ci stanno disarmando, che si rischia di consegnare il Paese alla criminalità è qualcosa che ci lascia interdetti e ci fa interrogare sul senso del sacrificio di quelli che prima di noi hanno perduto la propria vita per difendere la tenuta democratica del Paese.

Ieri sera avevo parecchi spunti che mi sarebbe piaciuto sviluppare: la recente sentenza della Corte Costituzionale francese che ha dichiarato illegittima la legge Hadopi, l'Oms che alza a livello 6 l'allarme sulla nuova influenza, la visita di Gheddafi amplificata oltre ogni limite e altre cose, ma ho lasciato perdere: inspiegabile mancanza di voglia.

E allora mi limito a fare il copia-incolla, qui sotto, di un articolo di Micromega, pubblicato ieri, dal quale ho tratto la breve citazione che ho riportato sopra.

Sperando che mi torni la voglia di scrivere...


Le vicende emerse dalle intercettazioni in tanti processi hanno messo a nudo una inquietante trasversalità nella gestione di affari poco puliti. Credo che non sia un caso che le intercettazioni siano diventate un punto di attacco fondamentale da parte del mondo politico. Ormai si è costruito un sistema di omertà blindato. Testimoni non se ne trovano più, le poche persone che hanno osato raccontare alla magistratura i misfatti dei potenti hanno dovuto subire una via crucis che non ha risparmiato neanche i loro affetti più personali. Collaboratori di rango sono venuti meno, restano collaboratori che raccontano episodi di criminalità da strada.
Magistrati che osano indagare sui potenti sono sottoposti a procedimenti disciplinari e trasferiti di ufficio con procedure discutibili.
Oggi l’unico momento di visibilità del modo in cui viene realmente esercitato il potere sono rimaste le intercettazioni;
solo le macchine (le microspie) ci consentono di ascoltare in diretta la vera e autentica voce del potere. Le intercettazioni sono rimaste l’ultimo tallone di Achille di un potere che nel tempo ha sempre più circondato di segreto il proprio operato, perché l’opposizione è venuta meno al proprio compito, il giornalismo indipendente è emarginato e non ha più spazi nella televisione, la magistratura rischia di divenire sempre più addomesticata.
Ed ecco perché la riforma delle intercettazioni deve passare, perché da quel momento in poi non sarà più possibile sapere quello che succede in questo Paese dietro le quinte: in quel fuori-scena dove, come la lezione della Storia ha dimostrato, si mettono a punto accordi segreti e inconfessabili, che riducono la politica visibile a una “messa in scena” per cittadini ignari, trattati come eterni minorenni ai quali celare la realtà della macchina del potere. La magistratura sarà privata di strumenti di indagine fondamentali e il vecchio tormentone sulle toghe rosse non ci sarà più, perché non ci saranno né toghe rosse, né toghe nere, né toghe di centro.
Io e i miei colleghi assistiamo sgomenti a quello che sta accadendo, perché ci siamo battuti in questi anni con tutte le nostre forze per arginare l’avanzare della criminalità mafiosa e della criminalità del potere, e renderci conto che si stanno facendo saltare gli ultimi anticorpi, che ci stanno disarmando, che si rischia di consegnare il Paese alla criminalità è qualcosa che ci lascia interdetti e ci fa interrogare sul senso del sacrificio di quelli che prima di noi hanno perduto la propria vita per difendere la tenuta democratica del Paese.
Vi confesso che da qualche tempo ho difficoltà a partecipare, il 23 maggio e il 19 luglio, alle cerimonie per l’anniversario della strage di Capaci e di via D’Amelio, perché quando vedo tra le prime fila a rappresentare lo Stato taluni personaggi sotto processo o condannati per mafia o per corruzione, io non mi sento di poter stare in quella stessa chiesa, non mi sento di poter stare in quello stesso palazzo. E mi chiedo: ma come potranno i nostri ragazzi credere in uno Stato che si presenta con queste facce?
Allora altro che toghe rosse. Io credo che se questa partita delle intercettazioni sarà perduta non avremo soltanto una pessima riforma processuale, ma avremo uno squilibrio dei poteri in Italia. È strano che una riforma processuale possa acquisire uno spessore di carattere costituzionale, ma ciò avviene perché siamo in una situazione di patologia della democrazia.
In una situazione fisiologica esistono tutta una serie di anticorpi che consentono di controbilanciare gli abusi del potere: c’è un’opposizione parlamentare, c’è un giornalismo libero e indipendente, c’è una separazione dei poteri.
Io credo che in un Paese come questo, in cui tutti gli anticorpi sono stati disinnescati e dove soltanto le macchine, le microspie svolgono una funzione di opposizione e di visibilità democratica, quando anche le macchine saranno messe a tacere, il Paese sarà messo a tacere.


11/06/2009. Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto presso la Procura antimafia di Palermo.

(via Micromega)

7 commenti:

  1. puoi darmi il link dove hai preso questo articolo?

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  2. mi sa che è proprio ora di emigrare... :-(

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  3. guarda qui

    http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090612133310AAt6K1h

    qualcuno ha ancora voglia di scrivere.

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  4. tirati su

    http://www.nondiremaivideo.com/2009/01/mi-sono-fatto-da-solo-la-famiglia-rossi-canzone-sulla-vita-di-berlusconi.html

    carina sta canzone. magari un giorno ci ritroveremo a suonarla con un bicchiere in mano nel terminal della metro di Boston!

    non si sa mai de sti tempi...

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  5. >magari un giorno ci ritroveremo a suonarla con un bicchiere in mano nel terminal della metro di Boston

    Beh, prima di scappare in America io proverei con San Marino, visto che ce l'ho a 10 minuti da casa...

    :-)

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  6. a me rimane più vicino il Vaticano ma non è facile divenirne cittadino.

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