Cosa si nasconde dietro l'irritata lettera inviata da Fassino a Prodi?
No, non mi riferisco al celebre film con Demi Moore e Robert Duvall, ma più prosaicamente alla lettera che Fassino ha spedito a Prodi.
In pratica il leader dei DS si lamenta col premier a causa delle voci che girano sui media ("veline e veleni" le chiama) circa presunti litigi all'interno del neonato Partito Democratico. Alla base degli attriti ci sarebbero (tanto per cambiare) questioni di "leadership" (siamo sempre lì: i problemi non nascono mai quando è ora di fondare un nuovo partito o movimento, ma quando è ora di decidere "chi comanda").
Nello specifico, la questione sul tappeto nascerebbe dal non trovare un accordo sul "traghettatore" (personalmente suggerirei Caronte), su colui cioè che dovrebbe gestire il cammino del PD verso l'Assemblea Costituente.
Ora, voglio dire, non stupisce più di tanto il fatto che in un partito si litighi e ci si scanni per chi comanda (è una cosa che ormai sanno anche i bambini, e d'altronde - sia a destra come a sinistra - è sempre stato così), quanto piuttosto il fatto che questa cosa sia sbandierata tranquillamente ai 4 venti.
Faccio un piccolo paragone. Quando suonavo nel gruppo rock dei Ravens capitava spesso di non trovarsi d'accordo su alcune cose (diversità di vedute sugli arrangiamenti, su chi faceva un determinato assolo e cose di questo genere). Nei gruppi musicali è normale (e per certi versi "salutare") che ci siano tra i vari componenti diversità di vedute di carattere tecnico.
In genere però quando era ora di suonare davanti alla gente un accordo si trovava: si faceva il possibile cioè per tentare di nascondere eventuali divergenze di opinione sull'esecuzione di un determinato pezzo.
Bene. Fassino invece cosa ha fatto? Ha pensato bene di dare in pasto la lettera ai giornali, oltre che a Prodi. E in questa lettera, nella parte finale, si legge:
"L'importante è che tutti insieme trasmettiamo un messaggio di fiducia e di unità ai tanti che, dentro e fuori i partiti, guardano con speranza al Partito Democratico"
Il concetto "trasmettere fiducia" espresso da un politico è già di per sé traballante e difficilmente concepibile. Se a questo aggiungiamo il fatto che forse questa cosa avrebbe avuto più senso se se la fossero detta in privato, forse ha ragione Prodi quando dice:
"Giusto, acceleriamo"
Già forse è proprio il caso di accelerare, prima che chi ha orecchi per intendere intenda per davvero cosa c'è dietro.
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