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domenica 1 aprile 2007

IPRED2, the final countdown

Si avvicina nel silenzio più totale il 24 aprile, data in cui al Parlamento Europeo verrà votata la famigerata direttiva che, se approvata, sancirà praticamente la definitiva vittoria delle corporazioni sui diritti (digitali) dei cittadini

Una delle cose che - fin da quando ho messo le mani su un pc - più mi ha affascinato di internet, è stata la possibilità di reperire informazioni, leggere notizie, documentarmi praticamente su ogni campo del sapere. La possibilità cioè di scaricare documenti, libri interi, canzoni, musica e ogni altra sorta di "informazione digitale" reperibile che in qualche modo appagasse il mio bisogno di conoscere qualcosa.

Nel mio caso il processo è stato bi-direzionale, nel senso che di questo vorticoso scambio di documenti e informazioni non sono stato (e non sono) solo fruitore, ma - diciamo così - "distributore". Vuol dire che oltre a consultare e utilizzare documentazione e informazioni prodotte da altri, a mia volta produco e distribuisco liberamente dei contenuti (gli articoli che trovate in questo blog, gli howto che pubblico sul mio sito, i miei libri scaricabili liberamente, ecc...). Questo è lo scopo originario per cui è nata internet: lo scambio di informazioni.

E questo è quello che è stato fino a che internet è rimasto appannaggio di pochi o comunque fino a che non ha raggiunto livelli di diffusione importanti. Da quel preciso momento qualcosa è cambiato: chi sta ai piano alti ha cominciato a preoccuparsi del fatto che i comuni mortali potessero liberamente scambiarsi informazioni "bypassando" le vie ufficiali. Insomma è venuto meno quel senso di controllo e monitoraggio delle attività dei cittadini così caro ai regnanti e governanti di ogni epoca storica.

In questo contesto sono cominciate le prime - chiamiamole così - "repressioni digitali", i primi tentativi cioè di mettere sotto controllo le attività online degli utenti. Di questa attività di monitoraggio abbiamo gli esempi più plateali in moltissimi paesi del mondo (specialmente quelli sotto regime dittatoriale), dove internet è controllata dallo stato e non è possibile scambiarsi opinioni non approvate dal governo.

Noi (apparentemente) questo problema non ce l'abbiamo: difficile (ma non impossibile) infatti che qualcuno venga a romperci le balle per quello che scriviamo. Il problema che più angustia i nostri governanti, infatti, fa riferimento a una dimensione del problema eticamente un tantino meno elevata: il copyright. Questo è quello che fa perdere il sonno ai nostri governanti, e questo è il motivo per cui sono nati i tanti sistemi digitali con l'obiettivo apposito di tentare di tutelarlo: Palladium (ora NGSCB), TC, DRM e via di seguito. Su pressione delle major dell'industria discografica è stato chiuso Napster, il precursore degli attuali sistemi peer-to-peer, sono state (inutilmente) promulgate leggi, intentati processi, cause giudiziarie, citazioni, richieste di risarcimenti milionarie. Il tutto apparentemente in difesa appunto di quel copyright davanti al quale si stracciano le vesti produttori, discografici, politici e governanti.

Bene. In questo contesto ha preso forma già da qualche tempo una direttiva chiamata IPRED2, un progetto che mira ad inasprire le pene per i reati di violazione di proprietà intellettuale. Cosa significa in pratica?

Con l'approvazione di questa direttiva verrà attuata una (se possibile) ancora più pesante blindatura dei contenuti e dell'hardware. Già adesso questo processo è in atto (provate, solo per fare un esempio, ad acquistare legalmente un brano su iTunes e ad ascoltarlo su un qualsiasi player multimediale che non sia l'iPod: questo è il DRM): con l'approvazione del provvedimento si potrebbe arrivare a una situazione difficilmente sostenibile. La maggior parte delle norme contenute nel testo in discussione, infatti, sono il frutto delle pressioni che le lobby dell'industria discografica e dell'intrattenimento esercitano sui governi. E' previsto ad esempio che i provider vengano investiti del ruolo di veri e propri "sceriffi della rete" (ricordate il caso dei 4000 utenti rintracciati da Telecom?), mentre i detentori dei diritti potranno affiancare le forze di Polizia nella caccia ai "criminali della rete".

Tra i nostri politici, che notoriamente di tecnologia e comunicazione ci capiscono ben poco (tranne quando fa loro comodo), l'unico che ha preso a cuore la questione è Fiorello Cortiana, dei Verdi, che ha indirizzato una lettera di "protesta" al Parlamento Europeo con l'intento di sensibilizzare chi dovrà decidere affinché "gli interessi dei cittadini prevalgano su quelli delle corporazioni".

Chiunque, comunque, può contribuire (anzi è caldamente invitato) a far sentire la propria voce al riguardo. Tutto fa brodo per tentare di impedire l'approvazione della direttiva. Ecco alcuni modi:
  • firmare la petizione: è online una petizione (qui) tramite la quale si cerca di bloccare l'approvazione di questo disegno di legge. Ricordo (come ho già scritto in un altro articolo) che le petizioni online non hanno valore né legale né giuridico, ma solamente simbolico (rappresentano comunque un buon metro di valutazione del livello di interesse al problema)
  • scrivere un'e-mail: è possibile scrivere un'e-mail alla redazione di Punto Informatico all'indirizzo pi@deandreis.it. Come soggetto va indicato il termine appello, mentre nel corpo del messaggio è sufficiente inserire nome, cognome e città di residenza
  • informare: giornali e tv non ne parlano (mi pare ovvio), ma se avete un sito internet o un blog potete segnalare la cosa. Se non l'avete potete inviare qualche e-mail a qualcuno - che magari sapete essere sensibile a queste problematiche - dei vostri contatti. Se credete potete linkare questo articolo o altri che trovate in rete sull'argomento, oppure direttamente quello della petizione
Insomma, il computer è mio e deve fare quello che dico io, non quello che decidono al posto mio major e multinazionali del software. E abbiamo un unico modo per raggiungere l'obiettivo: far sentire la nostra voce.

4 commenti:

  1. Ok, missione compiuta:
    inviato email con un link al tuo post agli amici, inviata email a PI, firmata petizione. Se non passa questa direttiva (e purtroppo ho dei dubbi), no problem: ci proveranno con altri metodi!
    Saluti, BigFab.

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  2. > ...ci proveranno con altri metodi!

    Lo so, l'importante è che cerchiamo di rendergli la vita difficile.


    Saluti.

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  3. Approvo in pieno l'articolo e l'iniziativa... ma se magari postavi l'articolo un giorno dopo forse veniva preso un pò più sul serio. Il primo Aprile non è il giorno ideale per scrivere notizie importanti...

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  4. Hai ragione, lo terrò presente per il prossimo anno. :)

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