In questi giorni tiene banco, come avrete notato, la questione del famoso "pacchetto Bersani", il decreto legge che in pratica dà il via alla liberalizzazione e alla riforma di molti settori della nostra economia: benzina, giornali, telefoni, ecc...
Accanto a questo è "in agguato" un altro provvedimento che sta facendo perdere il sonno all'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (che ha già annunciato che porterà in piazza 5 milioni di persone, se necessario), e cioè il disegno di legge del Ministro Gentiloni, che prevede, tra le altre cose, un tetto massimo di raccolta pubblicitaria per Rai e Mediaset e il trasferimento sul satellite di rai 3 e rete 4.
Non dò giudizi sulla bontà o meno di questo disegno di legge: primo perché non sono un tecnico e secondo perché non sono un esperto in materia di regolamentazione di sistemi radiotelevisivi. C'è però una cosa di cui voglio parlare, perché non riguarda il solo ambito televisivo ma sconfina nel diritto (violato) e, se vogliamo, nell'ingiustizia.
Se per caso vi è capitato di fare zapping in tv più o meno fra le 19 e le 19 e trenta, vi sarete sicuramente imbattuti nel tg (chiamamolo così) di Emilio Fede. E se non avete cambiato subito canale inorriditi (lo so, la tentazione è forte), avrete sicuramente ascoltato un suo intervento scandalizzato per la questione di cui parlavo prima: il trasferimento di rete 4 sul satellite. Preciso subito che a me Fede non sta particolarmente simpatico; tuttavia lo preferisco ad altri perché è palesemente schierato, è, nella sua partigianeria, "genuino", dice apertamente per chi tifa, quando sono invece in circolazione molti che leccano nell'anonimato e nall'ambiguità. Ma torniamo a rete 4. Probabilmente molti questa storia la conoscono già, magari per sentito dire, ma ne ignorano i dettagli; è comunque necessaria un pò di storia per capire.
La vicenda affonda le sue radici piuttosto indietro nel tempo, ma per comodità noi partiamo dal 1999. In questo anno Massimo D'alema, allora Presidente del Consiglio, per mettere un pò di ordine nel marasma e nella confusione che regna nel sistema televisivo italiano, indice una regolare gara d'appalto per assegnare a chi è interessato la concessione di frequenze per poter trasmettere su tutto il territorio nazionale. Le frequenze oggetto del bando di concorso sono 11: 3 per la Rai e 8 per i gruppi privati. Quando ormai i giochi parevano fatti (i requisiti per poter partecipare alla gara erano pesantissimi, e tra questi il possesso di 12 miliardi di lire di allora interamente versati), si presenta un signore, un certo Francesco di Stefano, che chiede di poter partecipare per l'assegnazione di ben due frequenze nazionali.
E' il panico: chi è questo qui che arriva e che scombina tutti i giochi che parevano già fatti? Al panico iniziale seguono i fatti: si cerca in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote a questo signore, prima con la scusa della mancanza di alcuni documenti, poi adducendo questioni di mancanza di capitale interamente versato e altre che non sto qui a elencare. Questo Di Francesco, che è evidentemente uno abituato a non mollare tanto facilmente, dimostra tutto quello che deve dimostrare: documenti in regola, capitale a posto e così via (seppure alcune di queste controversie abbia dovuto risolverle in seguito a ricorsi, naturalmente vinti). Insomma non ci sono storie: questo signore ha diritto alla concessione di una frequenza per poter trasmettere con la su tv, Europa 7, sull'intero territorio nazionale. C'è un solo problema: le frequenze assegnategli sono occupate dell'emittente rete 4, dell'allora gruppo Fininvest (oggi Mediaset), che per effetto del bando regolarmente vinto dal Di Stefano avrebbe dovuto immediatamente trasferirsi sul satellite lasciandole al legittimo possessore, ma che a tutt'oggi non ha alcuna intenzione di mollarle.
Di Stefano (che evidentemente da piccolo è stato tirato su con latte d'asina) non si arrende neppure stavolta, e di fronte a quella che ritiene (come effettivamente è) un'ingiustizia, dà il via a una serie di querele, citazioni, ingiunzioni, cause civili, penali, tar e Commissione Europea. E volete sapere come è andata a finire? Tutte (quando dico tutte intendo tutte) le cause intentate sono vinte: è universalmente riconosciuto a questo signore il diritto legittimo di poter trasmettere sull'intero territorio nazionale con la sua Europa 7. Eppure tutto questo non basta ancora: rete 4 continua tranquillamente a trasmettere utilizzando le frequenze che non sono più sue.
Nel 2002 succede qualcosa, forse la svolta. Si pronuncia con giudizio definitivo la Corte Costituzionale, che è il massimo organo della Repubblica Italiana che ha competenza a redimere controversie sulla legittimità costituzionale dell'intero apparato legislativo del nostro paese. La sentenza è la numero 466-2002 (testo integrale qui), e intima a rete 4 di trasferirsi entro e non oltre il 31 dicembre 2003 sul satellite e lasciare a disposizione del legittimo possessore le frequenze così liberate. Le sentenze della Corte Costituzionale non sono ciccioli, quando si pronuncia questa si muove la Polizia (normalmente). Eppure provate ancora oggi (2007) a spingere il tasto 4 del vostro telecomando, cosa ci trovate? Europa 7... anzi, cioè, rete 4, che continua a trasmettere in barba a ogni diritto, ogni sentenza, ogni legge.
Nel 2004 un ulteriore aiuto (a rete 4) arriva dalla cosiddetta Legge Gasparri, e in particolare dall'articolo 20 comma 5, che in pratica autorizza una specie di condono che consente a "soggetti privi di titolo" di trasmettere qualora occupino frequenze non proprie a titolo temporaneo. Siamo di fronte a un caso su molti siti internet definito come unico al mondo: e cioè un'emittente televisiva con regolare concessione di trasmissione a cui non vengono assegnate le frequenze che le spetterebbero per legge. Avete mai letto questa storia sui giornali? L'avete mai udita dai telegiornali? No, troppo impegnati a dedicare pagine su pagine e servizi su servizi alla strage di Erba, all'esodo del weekend, al tempo, ecc...
Naturalmente, per par-condicio, ho anche cercato in rete notizie che giustificassero la legittimità di rete 4 di continuare a trasmettere: un appiglio, qualcosa. Niente, a parte la legge Gasparri (concepita, ricordiamolo, in palese violazione della sentenza della corte Costituzionale) non ho trovato niente. e quindi c'è attualmente questo imprenditore, Di Stefano, con la sua società praticamente ferma ma che continua comunque a sostenere costi di gestione in strutture, personale, sedi a fronte di zero introiti.
Se vi capita ancora di sentire Emilio Fede che lamenta tentativi di censura, perdite di posti di lavoro, tentativi di imbavagliare chissaché mandando rete 4 sul satellite, pensate a questa storia, che non viene da un oscuro e misconosciuto paese sotto dittatura del continente sub-sahariano, ma dalla nostra "civilissima" Italia.
Questa storia mi fa star male, perché costituisce la prova inconfutabile della palude dell'informazione nostrana.
RispondiEliminaE' vero che per trovare qualche notizia sull'imprenditore Di Stefano occorre consultare il web. E dire che si tratta di un fatto importante e gravissimo!
Per quanto ne so io, lo scorso novembre l'attuale esecutivo ha addirittura difeso la legge Gasparri a Bruxelles attraverso l'avvocatura di Stato, il tutto contro un ricorso di Di Stefano.
E' allucinante! Di fronte a questi casi, sembra davvero di vivere in dittatura.
Ciao Andrea.
RispondiEliminaIo questa storia in verita' la sapevo, ma l'ho sentita solo sul web e ogni tanto su Europa 7 che, per ironia della sorte, adesso la ricevo solo dal satellite, mentre prima la si vedeva anche con l'analogico terrestre. Che dire? Penso che siano gia' stati spesi fiumi di parole ma la situazione non e' cambiata di niente. Speriamo bene. Anche se mi manchera' il tgcomic del buon Emilio (che, come giustamente dici tu, almeno e' ruspante coma persona).
Sì, si tratta di una quelle storie (come ce ne sono tante) che non fanno rumore e di cui nessuno parla. Sapevo qualcosa di questa vicenda, ma mentre cercavo il materiale per l'articolo mi sono accorto di come stanno realmente le cose.
RispondiEliminaOra, secondo quanto riporta Wikipedia, pare che Di Stefano stia aspettando la sentenza della Corte di Giustizia Europea, che, se non ho capito male, dovrebbe essere l'ultima speranza per sperare di ottenere giustizia.
Berlusconi c'entra sì, ma ancora peggio è che tutto ciò in Italia può accadere con il consenso della politica. Ed accade perché le regole non contano perché, tra una parte della destra prepotente e autoritaria e una parte della sinistra ostile alla concorrenza libera e senza interferenze dello Stato, non esiste il concetto di ciò che sia legittimamente mio e legittimamente tuo: lo Stato mette il naso anche in questo quando occorre.
RispondiEliminaEmilio Fede ha poco da lamentarsi: la sua rete possiede al limite della legalità e fuori dal diritto un bene concesso dallo Stato ad un numero molto limitato di soggetti, un bene che è di tutti noi e del nostro paese, cui vorremmo tutti poter avere accesso se possessori dei requisiti necessari.
Pe chi teme di perdere Fede: questo non accadrà, il buon Emilio, qualora Rete4 si trasferisse su satellite, verrebbe prontamente dirottato su Italia1. Possibile che vi sfugga questo ovvio "dettaglio"?
Sono sincero, quando la sinistra è andata al governo pensavo effettivamente che potesse cambiare qualcosa (ingenuo che sono), ma effettivamente, almeno fino ad ora, mi sono dovuto ricredere. Quando quell'altro era al governo abbiamo assistito ogni giorno allo stracciarsi le vesti in pubblico dell'opposizione di fronte all'approvazione di numerose leggi-vergogna (decreti salva ladri, Biagi, Gasparri, ecc...). A quasi un anno di governo della sinistra non è cambiato niente: le leggi ad personam sono ancora lì (anzi a quelle che c'erano già è stato aggiunto l'indulto) e a situazioni paradossali tipo quella che ho descritto nel post non è ancora stato posto rimedio. Vabbè che la legislatura è lunga, ma non mi sembra che gli auspici siano dei migliori.
RispondiEliminaPer quanto riguarda Emilio Fede, sinceramente non me ne può fregare di meno se, nell'eventualità che rete 4 vada sul satellite, andrà a Italia 1 o sparirà definitivamente.
Faccia lui.
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