martedì 11 novembre 2025

Retromarcia

All'inizio ci fu il divieto. Poi il divieto venne tolto e arrivò il permesso: si può fare educazione sessuale e affettiva nelle scuole medie e nelle superiori ma a patto che ci sia il consenso dei genitori

A me questa cosa fa sorridere. Se una famiglia è aperta e sensibile a queste tematiche, ovviamente sarà ben lieta di dare il consenso, e magari questi temi saranno già stati affrontati in ambito familiare. Se invece una famiglia non ha questa sensibilità perché il sesso è cosa sporca-brutta-cattiva e non se ne deve parlare, non darà il consenso, col risultato che saranno esclusi proprio quei ragazzi che, in virtù del contesto subculturale in cui sono nati e cresciuti, avrebbero più bisogno di quelle lezioni.

A questo punto tanto valeva lasciare il divieto.

8 commenti:

  1. Le tue constatazioni, come il tuo ragionamento, non fanno l'ombra di una grinza.
    Ma purtroppo ci è toccato un governo fatto solo di grinze, una più plateale e insopportabile dell'altra, e mi corre un brivido lungo la schiena mentre mi chiedo quanto sarà lunga 'a nuttata c'ha da passà (sempre ammesso che sia destinata a passà).

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    1. Guardando l'andazzo generale non credo proprio che questa notte finirà nel 2027, a meno che chi sta dall'altra parte non si decida a mettere da parte i personalismi per fare un'opposizione vera e unita. Ma non vedo nulla in questo senso, purtroppo.

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  2. L'educazione sessuo-affettiva serve nelle scuole, in molti Paesi esiste dagli anni cinquanta.

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    1. Paesi civili ed evoluti tra i quali non ci annoveriamo, cosa che permarrà, temo, ancora a lungo.

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    2. Paesi che, tra le altre cose, non hanno il Vaticano in casa. Credo che parte della atavica arretratezza che ci portiamo addosso venga anche da lì.

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  3. Questa legislatura, tra governo e parlamento, mi sembra ormai come i corsi prematrimoniali tenuti da preti, che ti viene da chiederti, alla Antonio Di Pietro, "E che c'azzecca?" Ecco, così vedo la squadra di onorevoli e soci: incompetenti che stanno lì solo perché accreditati dall'appartenenza a un partito politico.

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    1. Sicuramente. Ma accreditati anche da chi li vota, non dimentichiamo che ogni comunità ha la classe politica che si merita.

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