L'indecisione ovviamente non c'è quando i posti a disposizione sono pochissimi, parcheggio o teatro che sia; in quel caso si prende ciò che si trova e si è ben contenti della fortuna capitata. In realtà il fenomeno della difficoltà di scelta è reale e studiato in psicologia. Si chiama "paralisi da scelta" e si verifica appunto quando le opzioni a disposizione sono molte. La difficoltà nasce da più di un fattore, ma il principale è che il nostro cervello è strutturato in modo da privilegiare le scelte con poche alternative in quanto è richiesta meno energia per la decisione. Quando le scelte sono tante la decisione richiede più energia e ciò determina le incertezze e i rallentamenti. Altri motivi sono:
Mancanza di punti di riferimento sociali. Se la sala è vuota non si hanno “indizi umani”: dove si siedono gli altri? Quali posti sembrano più comodi o con la visuale migliore? L’assenza di queste informazioni aumenta l’incertezza.
Paura di sbagliare posizione. C’è il pensiero fastidioso: “E se dopo arriva qualcuno che si mette proprio davanti?” o “E se troppo avanti è scomodo?” Così, invece di sedersi subito, si continua a guardare intorno.
Ricerca implicita di equilibrio. Le persone tendono inconsciamente a voler stare né troppo isolate né troppo esposte. Quando ci sono pochi altri spettatori è difficile trovare quel “giusto mezzo”.
Effetto “territoriale”. Scegliere un posto vuoto in una sala grande è anche una piccola affermazione di territorio. Il cervello valuta inconsciamente il controllo dello spazio, la distanza dagli altri, la visibilità, la facilità di fuga.
Tutto questo per dire che se dovesse capitarvi di essere indecisi di fronte a tante scelte, non c'è da preoccuparsi: siamo fatti così. Ora vado, ché la conferenza inizia :-)
(Ah, ovviamente di queste cose non sapevo niente, mi sono documentato al volo mentre aspettavo Ercolani.)

Quando scrivi di persone "che si dirigono verso un posto, poi si fermano, ci ripensano e si dirigono verso un altro posto, poi si siedono e dopo un po' si alzano di nuovo e lo cambiano con un altro, e così via" si direbbe che mi stai descrivendo. Anzi... io non così: di piùùù!
RispondiEliminaMa dove ho superato me stessa è stato, passando al settore parcheggi, tanti anni fa, quando ancora avevo un'auto, una sera nell'immenso parcheggio di un supermercato, a quell'ora completamente vuoto. Talmente vuoto che mi sono messa a girare senza riuscire a decidere dove fosse meglio posteggiare. Destino ha voluto che arrivasse un altro automobilista, intenzionato pure lui a parcheggiare in quella landa deserta e... ci siamo scontrati. Per meglio dire, sono stata io ad urtarlo, roba che me ne vergogno ancora oggi. Dobbiamo averla chiusa abbastanza amichevolmente, perchè il mio ricordo si ferma lì, ma insomma... Non so neanche se ho imparato, quando mi viene da dare dello stupido a qualcuno, a fare prima un piccolo esame di coscienza.
Tendenzialmente ho sempre anche io abbastanza dileggiato gli indecisi nei parcheggi vuoti così come gli indecisi nei teatri ancora semivuoti, tanto è vero che ieri sera mentre guardavo tutto quell'andirivieni sorridevo. Adesso che so che si tratta di un comportamento più che umano forse sorriderò di meno. Mi limito a continuare a ridere pensando alla scena al supermercato che mi hai raccontato :-)
EliminaMi capita quando devo accomodarmi in una sala vuota o su un tavolo non ancora occupato da altri, specie dai "padroni di casa". Come mi regolo? Seguo alcune direttive interiori che conosco da tempo: mai troppo in mezzo, per potermi muovere liberamente, in sale di teatri se riesco mi accaparro il posto con lo spazio davanti per allungare le gambe (lo so che non si fa, ma non resisto), di solito sulla destra e non a sinistra. C'è una ragione? Proprio no. Ma questo mi aiuta specie quando come tu narri ci sono molti spazi liberi. So sempre dove andare...
RispondiEliminaBeh, ci sta. Col tempo ognuno elabora e affina le proprie strategie per posizionarsi dove ci sono posti liberi.
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