domenica 3 agosto 2025

Not one inch eastward

L'espressione "Not one inch eastward", che significa "Non un centimetro a est" (la frase completa è: "La Nato non si espanderà un centimetro a est rispetto alla sua posizione attuale") fu pronunciata dal segretario di stato americano James Baker, sotto la presidenza USA di Bush padre, il 9 febbraio 1990 durante un incontro con l'allora presidente russo Michail Gorbačëv al Cremlino. L'incontro tra i due avvenne circa quattro mesi dopo la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 1989, e servì a definire gli sviluppi geopolitici successivi alla caduta del muro. In quell'incontro (riassumo) il segretario di stato americano prese l'impegno con Gorbačëv che la Nato non si sarebbe allargata oltre il confine della Germania ovest, mentre il presidente russo si impegnò a garantire una riunificazione pacifica delle due Germanie (nella Germania est stazionavano allora 600.000 soldati russi).

Perché è importante questo fatto? Perché diede l'avvio, nonostante le ripetute rassicurazioni, all'espansione della Nato verso est, e questa espansione è ciò che molti considerano la principale causa che ha portato la Russia a invadere l'Ucraina.

Le due narrazioni rispetto all'allargamento della Nato a est, quella della Nato e quella della Russia, divergono qui: per la Nato non fu data alcuna rassicurazione in questo senso ai russi, per i russi queste rassicurazioni furono promesse e poi disattese. Chi ha ragione?  

Il professor Alessandro Orsini, qualche giorno fa, durante la presentazione di un suo libro ha riassunto in mezzora l'intera storia in maniera molto particolareggiata a partire dalla caduta del muro fino all'invasione dell'Ucraina. Siccome Orsini è inviso all'opinione pubblica per le sue posizioni ritenute filo-russe (il Corriere della Sera lo inserì addirittura in una ridicola lista di proscrizione di presunti propagandisti russi), ho ascoltato attentamente la sua lezione e mano a mano che faceva affermazioni fermavo il video e andavo a controllare e a verificare la correttezza di tali affermazioni. Ne ho isolate tre e di tutte e tre ho trovato precisi riscontri in rete. Qui, qui e qui le fonti relative all'incontro tra Gorbačëv e Baker del 9 febbraio 1990; qui la fonte sulla telefonata tra il ministro degli esteri tedesco dell'epoca, Hans-Dietrich Genscher, e il suo omologo russo Eduard Shevardnadze, telefonata nella quale il primo forniva al secondo le medesime rassicurazione che Baker aveva dato in precedenza a Gorbačëv. 

La terza e ultima dichiarazione di Orsini che ho provato a verificare riguarda ciò che successe il 7 settembre 2023. In quella data l'ex segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, durante un'audizione alla Commissione affari esteri del Parlamento europeo dichiarò che Putin aveva cercato di trattare per evitare che si arrivasse al tragico epilogo dell'invasione e, in maniera implicita, che l'allargamento della Nato a est era una delle cause della guerra. Per la precisione, le sue parole furono le seguenti (fonti: qui e qui): "Nell’autunno del 2021 Vladimir Putin voleva la promessa per cui la Nato non si sarebbe mai più ampliata, ci ha inviato una proposta di trattato che abbiamo deciso di non firmare". In sostanza, Stoltenberg ammette che la Russia, prima di invadere l'Ucraina, aveva provato a negoziare ma la Nato aveva rifiutato quel negoziato. Intendiamoci, la Nato aveva legittimamente ogni diritto di rifiutare le condizioni chieste da Putin qualora le avesse ritenute inaccettabili, ma il punto è un altro: l'ammissione da parte di Stoltenberg che Putin aveva inviato una bozza di accordo smentisce la narrazione secondo cui i russi non hanno mai tentato di negoziare. In un contesto in cui le cose stavano precipitando, e si sapeva che stavano precipitando, un atteggiamento responsabile della Nato sarebbe stato quello di dire: Ok, le pretese di Putin sono inaccettabili, ma prima di sbarrare immediatamente la porta, magari proviamo a sederci a un tavolo, parliamone per vedere cosa si può modificare, se si può limare qualcosa. Invece no, l'atteggiamento della Nato in questo frangente è stato di immediata chiusura.

Alcune precisazioni, onde evitare di essere frainteso. Dopo la caduta del muro la Nato aveva tutto il diritto di allargarsi a est, così come gli stati diventati indipendenti avevano tutto il diritto di guardare a ovest. E sa il cielo quanto queste aspirazioni fossero legittime dopo la tanto agognata liberazione dall'opprimente giogo russo. Quello che si contesta alla Nato è l'aver disatteso le promesse e le rassicurazioni date alla Russia dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Rassicurazioni che furono date da tutti i leader europei di allora e poi non mantenute. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, cioè l'aggressione a uno stato sovrano da parte di un altro stato, è un atto che va contro ogni convenzione internazionale ed è da condannare, non ci piove. Così come non ci sono dubbi sul fatto che Putin è un criminale di guerra per ciò che sta facendo in Ucraina. Ma proviamo a immaginare di invertire le parti: se al posto della Russia ci fossero stati gli USA, come si sarebbero comportati? Avrebbero fatto qualcosa di diverso dalla Russia, vedendo che eserciti e nazioni ostili si avvicinavano progressivamente ai loro confini? Quando nel 1962 l'Unione Sovietica piazzò i suoi missili nucleari a Cuba, missili che avrebbero potuto raggiungere Washington in un quarto d'ora, cosa fece Kennedy? Blocco navale immediato e intimazione ai russi di rimuoverli immediatamente. Lì si fu veramente a un passo dalla terza guerra mondiale nucleare e fece bene Kennedy a muoversi in questo modo, perché capiva che quei missili erano una minaccia gravissima alla sicurezza dell'America. Esattamente come per Putin i missili della Nato ai confini della Russia vengono visti come una minaccia alla sua sicurezza. Se, ipoteticamente, il Messico decidesse oggi di ospitare missili russi o di un'altra potenza sul suo territorio, quanto credete che impiegherebbe Trump (o chiunque ci fosse al suo posto) a invadere il Messico, rovesciare il governo e mettere al suo posto un governo amico? La Russia fa la stessa identica cosa. Perché sia la Russia che gli USA sono imperi, e la sicurezza, o la sua percezione, per gli imperi è questione vitale. Quindi non si vuole qui giustificare ciò che sta facendo la Russia, che ha commesso atti che non hanno alcuna giustificazione sul piano del diritto internazionale, si prova solo a contestualizzare gli avvenimenti per capire meglio ciò che succede. Capire e giustificare sono due cose diverse, anche se noi facciamo generalmente una fatica immane a rendercene conto.

16 commenti:

  1. Credo di aver detto la mia opinione qui
    https://andreasacchini.blogspot.com/2025/07/a-parti-invertite.html
    Null'altro da aggiungere se non che Putin forse cerca anche uno sbocco sul mare con l'invasione dell'Ucraina (vedi Crimea). Credo che essere circondati non sia una piacevole sensazione.
    Buona domenica

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    1. Per gli imperi non è sicuramente piacevole.
      Ciao, Anna Maria.

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  2. In realtà, prima dell'invasione le informazioni che ci arrivavano erano che la Russia voleva ciò, l'impegno che la Nato non si espanderà. Allora, sembrerebbe così facile... C'erano sulla la Nato piani per, infatti, farlo? Chi è cercato la guerra?

    podi-.

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    1. La Russia ha sempre preteso che i paesi del blocco ex-sovietico non entrassero nella Nato perché vedeva in tale espansione una minaccia alla sua esistenza. L'invasione e la guerra (quest'ultima comincia ben prima del febbraio 2022) hanno sostanzialmente questa motivazione. La Russia non ha alcun interesse a conquistare e annettere nuovi territori, come ci racconta chi vuole giustificare la follia del riarmo. Semplicemente, non vuole avere la Nato ai suoi confini.

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  3. Grazie Andrea per la briga che ti sei dato.
    Non fa una piega.

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    1. Grazie Siu.
      Buona domenica (o di ciò che ne resta).

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  4. E se non fosse stata la Nato ad espandersi ad est ma i paesi ad est (soprattutto piccoli stati) a sentire la necessità di un alleato un po' meno ""sovietico "" ?
    Buona domenica

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    1. Possibilissimo. Quando si viene da secoli di giogo russo sulle spalle, il minimo che si vuole fare una volta liberi è guardare altrove e provare ad andarsene.

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    2. Penso anch'io che sia possibile.

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  5. Questo materiale racconta molto più di un episodio diplomatico dimenticato. È una cartina di tornasole: mostra con chiarezza come la narrazione dominante sull’"aggressività russa" sia spesso costruita su una rimozione selettiva della storia. Qui non stiamo parlando di ambiguità o fraintendimenti casuali: stiamo parlando di una sequenza sistematica di assicurazioni, promesse e impegni verbali, assunti da leader occidentali di primissimo piano e documentati nero su bianco. Il cuore del problema non è solo il fatto che queste promesse siano state tradite. È che oggi si finge che non siano mai esistite. Si confonde “nessun trattato firmato” con “nessuna responsabilità politica”. Ma in diplomazia, una promessa formale reiterata da dieci capi di Stato ha un peso, anche senza sigillo notarile. E la questione più grave è un’altra: questa rimozione storica è funzionale a una narrativa di guerra permanente, che giustifica l’espansione della NATO come risposta a una minaccia... creata proprio da quella stessa espansione.
    Ci troviamo davanti a un cortocircuito narrativo: la NATO si espande per contenere una minaccia, ma quella minaccia nasce proprio dall’espansione della NATO. Un paradosso che si regge solo grazie a una gigantesca amnèsia geopolitica.

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    1. Io credo che abbiano ragione i molti analisti geopolitici che affermano che la Russia non ha alcuna intenzione di espandersi a ovest, impresa che è impossibile per almeno due motivi. Il primo è di tipo meramente logistico-militare. La Russia in tre anni di guerra è riuscita sì e no a prendersi il 20% del territorio ucraino (parte di questo 20% lo controllava già da prima, oltretutto), come si può pensare che.voglia arrivare fino a Lisbona, come affermano i teorici del riarmo? Oltretutto Putin sarà anche un criminale ma non è stupido, sa benissimo che l'aggressione a un paese Nato farebbe scattare l'art. 5 dello statuto della Nato, con tutto ciò che ne conseguirebbe.
      Il secondo motivo è di ordine geografico-strategico. La Russia ha poco più del doppio degli abitanti dell'Italia su un territorio immenso che si estende su 11 fusi orari ed è ricchissimo di materie prime (terre rare, petrolio, gas naturale ecc.), quale interesse strategico avrebbe nel voler conquistate e annettere altri territori?

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  6. È curioso come nel racconto che gira in Occidente la NATO passi sempre per una passiva casalinga di Voghera della geopolitica, che non si espande, ma "accoglie". In realtà, i documenti declassificati ci dicono esattamente il contrario: fu l’Alleanza atlantica a ristrutturarsi per diventare permeabile, invitante, strategicamente orientata a inglobare l’Est. Altro che suocera che apre la porta ai generi “per amore”.
    Vi ricordo che non una, ma ben tre volte James Baker disse a Gorbaciov: “Not one inch eastward”. Non era un tweet, ma un impegno politico dichiarato da un Segretario di Stato. E quel “pollice” promesso è diventato oggi una mano piena che si spinge ben oltre Bucarest. L’idea che siano stati i Paesi dell’Est a “chiedere” di entrare, senza che nessuno glielo proponesse, è l’equivalente geopolitico del “mi ha provocato col vestito corto”.
    Anche perché, come dimostrano le parole di Kohl, Genscher, Mitterrand, Bush senior, Hurd, Major, persino Thatcher, le rassicurazioni a Mosca furono plurime, formali, informali, strategiche. Tutti, chi in buona fede, chi per prendere tempo, dissero: non ci sarà avanzamento della giurisdizione NATO. E invece oggi abbiamo basi NATO a ridosso di San Pietroburgo.
    Infine, vi invito a riflettere su questo: se davvero fu solo un processo spontaneo e autonomo dei Paesi ex sovietici, come mai Eltsin protestò nel 1993? Come mai Putin lo denunciò nel 2007 a Monaco, citando la “broken promise”? Forse perché l’inganno non era percepito solo al Cremlino, ma iscritto nei verbali, nei memorandum, nei diari diplomatici? La buona domenica, ve la auguro davvero. Ma con un consiglio: quando si parla di NATO e promesse, occhio a non scambiare il “sentirsi minacciati” con l’essere presi in giro.

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    1. "QUESTA POESIA parla del capo della Nato e altri striscianti. Lo decido io che è una poesia e chi vuole può tenersi la contentezza che non lo sia. Questa poesia non aveva bisogno di poesia, volevo solo festeggiare la mia libertà, buttarla in faccia ai servi, ai vermi della nostra occidentale inciviltà. Questa poesia dice che il capo della Nato ha fatto il compito che gli era assegnato: far comprare agli Stati altre armi americane. Il resto lo recuperano i dazi. Questa poesia dice che con i soldi che si spendono in armamenti si potevano piantare miliardi di alberi, investire sulla ricerca contro le malattie, regalare cento libri e uno strumento musicale a tutti i bambini del mondo. Questa poesia dice che per salvare il mondo dobbiamo capire che il mondo è uno solo e non sta nella nostra testa, sta fuori di noi, come i sassi, come l’erba, come i denti dei cavalli. Pensiamo al fallimento del pensiero e della parola: in un mondo in cui tutti parlano non ci capiamo di più, semplicemente siamo soli in mezzo alle nostre parole. Questa poesia dice che Israele a Gaza non sta solo distruggendo un popolo, sta distruggendo il sentimento dell’umano. Questa poesia dice che l’Europa deve costruire uno sguardo nuovo su se stessa, accettare che il mondo ha molti centri. Questa poesia dice che sono miserabili quei giornalisti che raccontano la possibile invasione dell’Europa da parte della Russia. Tutti quelli che credono nella forza più che nel mettersi d’accordo sul come affrontare insieme lo stare qui nel mondo sono nemici della poesia e dell’amore. Questa poesia dice che invece della ragione bellica dobbiamo costruire una ragione poetica. La poesia non esclude la lotta, il conflitto, la poesia lotta per dire agli umani che non c’è bisogno di missili sempre più potenti ma di un disarmo planetario. Questa poesia sa che dovrà districarsi tra notizie di compleanni e altre poesie e notizie sul caldo e pensieri sul riccone che si è sposato a Venezia. Questa poesia avrà una mortalità infantile, vivrà meno di una farfalla".F.A.

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  7. E sì, all’epoca i Levi’s 501 facevano impazzire molti giovani dell’Est. Ma erano pantaloni, non trattati di adesione militare. Entrare nella NATO non è come infilarsi un jeans alla moda e di certo non basta dire “mi piace” perché non ci sia stata una regia, una strategia, un’espansione, promessa o meno.

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  8. Le mancanze della Nato non giustificano ciò che sta facendo Putin in Ucraina.

    Pierre

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    1. Infatti c'è differenza tra giustificazione e spiegazione, tutto sta a saperla cogliere.

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