"Il rosario è lo strumento più diffuso al mondo dopo il Kalašnikov" è la frase che più mi ha colpito di questa splendida lezione dell'antropologo Franco La Cecla, lezione di una mezzoretta che ho trovato sul bellissimo canale Youtube Lucy.
La Cecla spiega dal punto di vista antropologico perché l'essere umano, da sempre, parla e si rapporta con entità invisibili come ad esempio persone decedute, spiriti o divinità di qualsiasi tipo. In altre parole, perché noi umani preghiamo.
Credo che adesso in poi guarderò con occhi diversi chi indulge a questa pratica.
Io sono atea ma quando osservo mio marito che prega in silenzio, provo tanta tenerezza. Sono abituata a combattere e risolvere i problemi che la vita mi pone con le mie forze. Lui invece prega e sono felice quando lo vedo sereno...nonostante tutto.
RispondiEliminaAnche io sono ateo e non prego. Tuttavia a volte provo una sorta di... invidia verso chi può contare su altri tipi di "aiuto" per risolvere i problemi.
EliminaPer illudersi, di risolvere i problemi... ;-))
RispondiEliminaCiao Andrea, buona settimana!
Corretto.
EliminaCiao Siu, buona settimana anche a te :-)
Il rosario è lo strumento più diffuso al mondo dopo il Kalašnikov.
RispondiEliminaFranco La Cecla ha ragione: nulla racconta meglio il cortocircuito antropologico dell’Occidente – e non solo. Da una parte, la preghiera rituale; dall’altra, la meccanica della morte. Le due mani giunte si trasformano in due mani che caricano un caricatore. Pregare e sparare: gesti quotidiani, entrambi ripetuti fino alla dissociazione.
Ma c’è chi questo paradosso lo ha messo in versi, in una poesia che vorrei chiamare scomoda, scrive:
Questa poesia dice che il capo della NATO ha fatto il compito che gli era assegnato:
far comprare agli Stati altre armi americane. Il resto lo recuperano i dazi. [...]
Questa poesia dice che per salvare il mondo dobbiamo capire che il mondo è uno solo
e non sta nella nostra testa, sta fuori di noi, come i sassi, come l’erba [...]
Ecco, questa è arte. Non serve il lessico intellettuale dei talk show: serve lo sguardo sghembo e crudele della verità. Hannah Arendt lo aveva già detto: "il male è banale", cioè perfettamente integrato nella nostra normalità. E cosa c’è di più banale di un Paese che prega per la pace mentre approva nuovi stanziamenti militari?
Pasolini gridava contro “la modernità senza progresso”, e oggi quella modernità si inginocchia davanti a una bomba intelligente, mentre recita un’Ave Maria. Altro che antropologia: questa è teologia armata, geopolitica mistica. Il rosario e il Kalašnikov, fratelli siamesi della stessa fede cieca: quella che ci ha convinti che si può bombardare per amore, invadere per difesa, uccidere per libertà. Come direbbe Calvino, abbiamo smarrito la leggerezza del pensiero, e ci resta solo il peso delle bare. E allora sì, questa non-poesia serve: serve a sputare in faccia all’ipocrisia, a ricordarci che finché non separiamo spiritualità da dominio, parola da comando, resteremo prigionieri di questo rosario che spara.
Andrea, per ora mi fermo.
RispondiEliminaÈ stato un vero piacere confrontarmi con te, scavare tra le pieghe di verità dolorose, immergermi in quei temi disumani che solo con poche persone si ha il coraggio di affrontare.
Adesso sento il bisogno di un passo indietro, di spegnere i fuochi ardenti che bruciano dentro l’anima.
Il tumulto di pensieri, la pressione di un mondo che si sgretola sotto i nostri occhi, richiedono una tregua. Ho bisogno di ritrovare un respiro lento, un silenzio che dia spazio alla pace interiore.
Solo così potrò tornare a guardare con lucidità, senza che il peso del presente offuschi la profondità del futuro.
Riposerò per tornare più forte, più calmo, più vero.
A presto.
Sono temi dolorosi, certo, ma credo che vadano comunque affrontati. A volte neppure io so bene come farlo, il più delle volte mi limito a ripubblicare pari pari ciò che trovo nei libri, sui giornali o in rete, poi il resto lo fa chi passa di qui e lascia il suo contributo. E devo ammettere che i tuoi sono sempre interessanti, esaustivi e originali.
EliminaA presto.
Pregare ha a che fare con l'immaginazione dice lo scienziato, e in effetti se ci si pensa l'immaginazione è ciò che ha consentito a noi umani di arrivare dove siamo arrivati.
RispondiEliminaVero.
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