Interessante la parte finale del breve intervento di Telmo Pievani, in cui lo scienziato, con una nota lievemente polemica, critica i tempi lunghissimi per la concessione della cittadinanza. Buona parte di chi se ne va, infatti, è composta di persone di altri paesi arrivate da noi in tenerissima età, quando non nate direttamente qui. Questi bambini imparano la nostra lingua, le nostre tradizioni, vanno a scuola qui, si laureano qui e si trovano a 25 o 30 anni senza cittadinanza. Uno dei motivi per cui se ne vanno, assieme naturalmente alle condizioni migliori che offrono altri paesi europei o extraeuropei, e rispetto a ciò che offre l'Italia non è che ci voglia granché, è proprio questo. Recentemente abbiamo avuto la possibilità di migliorare questa situazione con un referendum, ma la maggioranza di noi ha preferito andare al mare. Spero che gli ottusi politici che hanno stupidamente invitato la gente a boicottare quel referendum non siano gli stessi che poi lanciano continui e ipocriti allarmi sulla fuga dei cervelli.
Il secondo video, questo, forse ancora più interessante del primo, parla della spinosa questione dell'auto elettrica, a cui ovviamente si allaccia il tema della neutralità tecnologica. L'auto elettrica, assieme ai vaccini, alla guerra russo-ucraina, alla guerra Israele vs Gaza, assieme alle puerili guerre politiche destra vs sinistra e altro, è forse il tema su cui le persone, sui social ma anche fuori, si scannano di più. Bene. Nel breve video linkato sopra Telmo Pievani raffronta le due tipologie di automobili, quella classica a motore a combustibile fossile e quella elettrica, e lo fa analizzando l'enorme mole di dati che oggi sono disponibili al riguardo. Ovviamente non c'è storia: l'auto elettrica vince su tutta la linea. Naturalmente l'analisi dei dati non si limita alla sola emissione di inquinanti durante l'utilizzo. È logico, infatti, che se si fa fare il tragitto Milano-Bologna a un'auto elettrica e a una tradizionale e si misura chi ha inquinato di meno la prima vince a mani basse, ma si analizzano le emissioni prodotte durante tutto il ciclo di vita dei veicoli: estrazione delle materie prime, produzione dei componenti (batterie ecc.), utilizzo del veicolo, dismissione a fine vita. Ecco, considerando tutti questi fattori nel loro insieme, l'auto elettrica è migliore, c'è poco da fare.
Sì, lo so, conosco le obiezioni: costano ancora troppo, fare rifornimento è un'odissea e altro. Tutto vero. D'altra parte la storia insegna che ogni nuova tecnologia alla nascita ha avuto i suoi problemi. Ma il tema del dibattere, qui, non è questo, è quello di valutare, dati alla mano, l'impatto sull'ambiente dei nuovi modelli elettrici rispetto a quelli tradizionali.
Non c'è prima di tutto meritocrazia, ma spintarelle... Paghe piuttosto basse ecc, poi per l'auto elettrica mi riservo un NI...fonti rinnovabili che tolgono colture e ettari di terreno, panelli solari e batterie che sfruttano persone e molto difficili da smaltire...boh
RispondiEliminaAnche io inizialmente avevo alcuni dubbi sulle auto elettriche, poi mi sono documentato e ora ne ho molti di meno.
EliminaPer quanto riguarda le fonti rinnovabili, non so quante colture e terreno utilizzino. Quello che so per certo è che oggi i terreni sono già sfruttati per cose che con le rinnovabili non hanno niente a che fare. Leggevo qualche tempo fa che attualmente la maggior parte (non ricordo la percentuale esatta) delle superfici coltivabili del pianeta è utilizzata per produrre cibo per animali da allevamento (mucche, maiali, polli ecc.). Sempre nello stesso report si dice che se queste immense superfici fossero convertite alla produzione di cibo per l'alimentazione umana avremmo risolto il problema della fame nel mondo.
Cioè, pensa al paradosso. La maggior parte delle superfici coltivabili del pianeta viene utilizzata per produrre cibo per animali per poter avere la carne. Tra l'altro la carne è considerata a livello mondiale un cibo per ricchi, solo una minima parte della popolazione del pianeta se la può permettere. Quindi noi sprechiamo la maggioranza delle coltivazione per produrre un cibo per una minoranza della popolazione del pianeta.
Di fronte a cose come questa (e si potrebbe continuare con altri esempi altrettanto paradossali) non credo che l'eventuale impatto delle rinnovabili sia così preoccupante.
Io, nonna, non avrò questo problema di fuga. Il mio nipote più grande mi/ci ha già informati che appena laureato se ne andrà dall'Italia. Quindi non fuga, bensì scelta. 💚👋
RispondiEliminaBeh, neppure io ormai me ne andrò. Alla veneranda età di 55, dove vuoi che vada. Speravo che le mie figlie se ne andassero, ma alla fine sono rimaste qua anche loro.
EliminaVedremo i nipoti :-)