Il 71% dei viaggiatori, l'anno scorso, ha dichiarato di aver scelto una meta turistica sulla base della sua fotogenicità sui social; in alcuni dei più popolari musei del mondo la durata media di una visita è crollata da tre ore a mezz'ora; molti tour operator hanno cominciato a promuovere con successo pacchetti di cinque capitali europee da visitare in sette giorni; una persona su due ha dichiarato di tornare dai suoi viaggi meno rilassata di quando è partita. Forse il turismo come lo stiamo concependo oggi ha qualcosa che non va?
Tanti non hanno idea di come e cosa visitino: di fretta, vedendo ma senza guardare, senza capire, senza entrare in contatto con nuove atmosfere. Come un'occhiata allo zoo, separati da inferriate.
RispondiEliminaMeno ancora di toccata e fuga, perché questi turisti da social, neanche sfiorano.
Fabrizio de André diceva che l'unica ragione del viaggio era il viaggio stesso. Oggi sono altre le ragioni.
EliminaÈ necessario fare una seria riflessione e te ne ringrazio perché questo tuo post mi spinge a scrivere riguardo al tema. Comunque, un fenomeno che adesso si è acuito ma che esisteva già più di vent'anni fa, come mi riferì un'amica che lavorava come custode di sala nei musei di Roma. Migliaia di visitatori non si soffermavano nemmeno dinanzi alle opere d'arte, vi sfilavano davanti senza neanche leggere, osservare, senza entrare nel merito di niente.
RispondiEliminaI frutti avvelenati della civiltà della fretta in cui siamo immersi. Verrò volentieri a leggere le tue riflessioni su questo tema.
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