sabato 3 maggio 2025

Due mesi

Nella notte tra giovedì e venerdì Israele ha bombardato una nave umanitaria in viaggio verso Gaza con cibo, medicine e altri generi di aiuto per la popolazione palestinese. Tranquilli, non trovate la notizia sui filo-israeliani Corriere, Repubblica e gli altri, la trovate sui pochi cani sciolti non ancora allineati. Non si trattava, giova ripeterlo, di una nave militare di qualche paese ostile, era una nave umanitaria della organizzazione Freedom Flotilla. Nessuna vittima ma l'imbarcazione è andata distrutta e i palestinesi quel cibo e quei medicinali non li vedranno mai.

L'azione di ieri di Israele fa il paio con quanto accaduto un mesetto fa, quando l'esercito israeliano ha bombardato deliberatamente un convoglio di operatori umanitari, medici e paramedici, che su alcune ambulanze correvano verso Gaza in aiuto della popolazione. Anche qui non si trattava di mezzi militari di un esercito ostile, erano medici che correvano a soccorrere la popolazione e che Israele ha ammazzato a bruciapelo seppellendo i corpi alla bell'e meglio in una fossa comune. La strategia di Israele è chiara: eliminare fisicamente l'intera popolazione palestinese non solo bombardandola, ma affamandola e privandola di ogni possibile supporto medico.

È una tecnica di annientamento crudele che non ha niente a che fare con la guerra e che è vietata da tutte le convenzioni internazionali. Ma ormai Netanyahu ha capito che nessuno si oppone, anzi Europa e USA sono conniventi al suo fianco nell'opera di sterminio, quindi poco gli importa delle regole e delle convenzioni internazionali. D'altra parte è sufficiente contare tutte le risoluzioni ONU violate negli ultimi settant'anni da Israele per capire quanto gli importi.

L'assalto alla nave umanitaria di ieri cade a due mesi esatti dall'inizio del blocco degli aiuti umanitari a Gaza imposti da Israele. Sono esattamente 60 giorni che le autorità israeliane bloccano alle frontiere i camion con cibo e medicine. Secondo Oxfam su quei camion sono stipate 63.000 tonnellate di cibo, sufficienti a sfamare 1,1 milioni di persone. Da quando Israele ha imposto il blocco degli aiuti, a Gaza mancano l'elettricità, l'acqua pulita, i carburanti, ma soprattutto mancano cibo e medicine. Leggo sul sito dell'Unicef:

Le famiglie stanno lottando per sopravvivere. Sono intrappolate, incapaci di fuggire in cerca di sicurezza. La terra che coltivavano è stata distrutta. Il mare che utilizzavano per la pesca è stato reso inaccessibile. Le panetterie stanno chiudendo, la produzione di acqua sta diminuendo e gli scaffali dei mercati sono quasi vuoti. Gli aiuti umanitari hanno rappresentato l'unica ancora di salvezza per i bambini, e ora stanno per esaurirsi. Nell'ultimo mese, oltre il 75% delle famiglie ha segnalato un peggioramento dell'accesso all'acqua: non hanno abbastanza acqua da bere, non sono in grado di lavarsi le mani quando necessario e spesso sono costretti a scegliere tra fare la doccia, pulire e cucinare. I vaccini si stanno rapidamente esaurendo e le malattie si stanno diffondendo, soprattutto la diarrea acquosa acuta, che oggi rappresenta 1 caso di malattia su 4 registrato a Gaza. La maggior parte di questi casi riguarda i bambini al di sotto dei cinque anni, per i quali è pericoloso per la vita. Anche la malnutrizione è in aumento. Dall'inizio dell'anno, più di 9.000 bambini sono stati ricoverati per il trattamento della malnutrizione acuta. Altre centinaia di bambini che hanno un disperato bisogno di cure, non possono accedervi a causa dell'insicurezza e dello sfollamento.

Non so cosa deve succedere ancora a Gaza perché giornalisti, politici (penso ad esempio alla sedicente donna-mamma-cristiana) e società civile abbiano un sussulto di coscienza e comincino a rivoltarsi contro questo sterminio, a battere un colpo. Per ora niente, se si esclude un pavido e flebile belato di Mattarella passato praticamente inosservato. Silenzio assoluto, silenzio che è sinonimo di complicità, perché se si vede e si tace si è complici, inutile girarci intorno. Però poi si fanno titoloni scandalizzati sul gruppo che al concerto del primo maggio osa chiedere che Gaza venga liberata, con la comunità ebraica che strilla indignata, in barba a ogni senso del ridicolo, all'antisemitismo. Oppure si fanno per giorni titoloni indignati quando Putin bombarda un palazzo e ammazza trenta civili.

Sui 70.000 ammazzati da Netanyahu, dal quale evidentemente Putin ha solo da imparare, e sullo sterminio di una popolazione intera, invece, silenzio. Quanta ipocrisia e quanta falsa coscienza.

8 commenti:

  1. Il tuo interrogativo su cosa debba ancora succedere perchè qualcuno batta finalmente un colpo in merito a questo sterminio continuerò ogni giorno a pormelo.
    Ma se tutti quelli che potrebbero e dovrebbero finalmente batterlo quel colpo sono arrivati a questo grado schifoso di atroce indifferenza e disumano disinteresse dubito che ci sarà mai, una reazione.

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    1. Temo anch'io che sarà così. La cosa che più mi fa imbestialire è l'accusa di antisemitismo che viene sempre rivolta a chi denuncia il genocidio in corso. Un'accusa che è la quintessenza della malafede.

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  2. In Spagna il governo socialista ha fatto chiare dichiarazioni contro Netanyahu ma poi, nei fatti, poco si vede.

    podi-.

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    1. Beh, è noto che le sole dichiarazioni servono a ben poco, ma almeno da voi ci sono state. Qua manco quelle.

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    2. beh... noi abbiamo la Segre che dice che parlare di genocidio è una bestemmia.

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    3. Tutto il rispetto per la signora Segre, ma questo suo atteggiamento di velata accondiscendenza verso il governo israeliano fa girare le scatole anche a me.

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  3. Ben detto.

    Avrei una riflessione sull'attendibilità dei media tradizionali ma... un'altra volta...

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    1. È già la seconda volta che... "un'altra volta".
      Timidezza? :-)

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