mercoledì 2 aprile 2025

Quattro ipotesi sull'origine del linguaggio

Perché la nostra specie parla? Perché, a differenza di tutte le altre specie che popolano il pianeta, la nostra è l'unica in cui i suoi appartenenti comunicano tra loro non solo attraverso la gestualità ma attraverso il linguaggio parlato? Non si sa. Non a caso questo stupendo saggio di Lorenzo Pinna si intitola Quattro ipotesi sull'origine del linguaggio. Appunto perché tutto ciò che gli studiosi hanno in mano oggi, nonostante il tema sia studiato da secoli, sono ipotesi.

Ciò di cui si ha certezza è che il linguaggio umano è il risultato di un complesso intreccio di evoluzione biologica e culturale che l'ha reso non solo un potente mezzo di comunicazione ma anche uno strumento di rappresentazione, controllo e manipolazione della realtà, ma le sue origini rimangono ancora oggi senza spiegazione.

L'ipotesi più interessante è quella della casualità: noi possediamo un apparato fonatorio che possiamo controllare grazie a una mutazione genetica completamente casuale. Una mutazione che si sarebbe innescata 300.000 anni fa, agli albori della nostra specie, rimanendo poi inutilizzata per quasi 200.000 anni, finché fu "scoperta" dai nostri lontani antenati circa 100.000 anni fa, periodo in cui si ipotizza sia nato il linguaggio più o meno nella forma in cui lo conosciamo oggi.

Un'altra ipotesi molto interessante è che il linguaggio articolato sia lo sviluppo di primitive espressioni vocali che i nostri antichissimi antenati utilizzavano per segnalare pericoli o presenza di cibo. Espressioni vocali utilizzate ancora oggi da molti nostri "cugini" primati come alcune specie di scimmie, le quali emettono suoni vocali specifici per segnalare agli altri appartenenti al gruppo la presenza di predatori. Alcuni di questi nostri "cugini", come i cercopitechi, sono in grado addirittura di usare espressioni fonetiche diverse per ogni tipo di pericolo che incombe (un leone piuttosto che un serpente) e di farsi capire.

Linguaggio a parte, il libro è un interessantissimo viaggio nella nostra storia evolutiva e una esplorazione delle radici profonde che ci legano ai nostri antenati e al mondo della natura. Vale la pena leggerlo anche solo per questo.

7 commenti:

  1. Post e libro molto interessante.Buona serata.

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  2. Argomento interessantissimo. Sullo stesso tema ti consigliò anche Da animali a dei di Harari. Gioiellino!

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    1. Letto un paio di anni fa, è stato uno di quei libri che mi ha cambiato la vita. Tra l'altro, nel saggio di Pinna ci sono alcune citazioni prese proprio da quel libro di Harari.

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  3. Mi sposto sul libro che a quanto vedo hai in lettura, Il senso di Smilla per la neve, di cui non ricordo gran che anche se credo mi fosse piaciuto.
    Ma è sul suo autore Peter Høeg, avendolo conosciuto prima che diventasse scrittore, che non riesco a... non indulgere: all'epoca in cui faceva attività teatrale, e io insegnavo educazione fisica, ci eravamo conosciuti in Danimarca a un corso di "Movement Communication" tenuto dal geniale Johan Borghall.
    Ricordo Peter come una persona squisita, di cui non era difficile percepire l'intensità, l'intelligenza e la sensibilità. E scrivere doveva piacergli già all'epoca, perchè un po' di tempo dopo la fine del corso aveva mandato una lettera a tutti i partecipanti (che di sicuro ho ancora, ma dopo tanti traslochi chissà dove...). Era una specie di ricordo e ringraziamento dell'esperienza che si era vissuta insieme, con in più qualche parola indirizzata singolarmente a ciascuno di noi, e nel mio caso si ricordava perfettamente di un'attività in cui eravamo capitati in coppia appunto io e lui... Bei ricordi.
    Resto comunque curiosa di sapere se Smilla ti piacerà.

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    1. Ma dai, bellissimo. Grazie di aver condiviso qui questo tuo bel ricordo, mi ha fatto molto piacere.
      Per quanto riguarda il libro, dopo le prime 100 pagine ti dico solo che non riesco a staccarmi: interessante, intenso e coinvolgente.
      Ciao siu ;-*

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    2. Bell'aneddoto, grazie per averlo condiviso!

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