Comunque, tornando alla faccenda della benedizione delle coppie gay, vale la pena ricordare, come riportava Alessandro Barbero in una conferenza di qualche tempo fa (se riesco a ritrovarla la linko), che per oltre metà della sua storia alla chiesa non è mai fregato nulla del matrimonio. Non considerava proprio la questione, e addirittura consigliava ai preti di non occuparsene e di starne alla larga, ché i matrimoni erano una cosa poco pulita, c'era dentro il sesso, e quindi da lasciare ai pagani.
Ancora ai tempi di Dante, quando due si volevano sposare (o meglio, quando le famiglie ordinavano che due si dovessero sposare) il rito prevedeva che si andasse dal notaio e poi si festeggiasse in corteo per le strade. All'occorrenza, chi lo desiderava chiamava il prete per la benedizione ma tutto finiva lì. La celebrazione in chiesa che conosciamo oggi non esisteva e non era neppure immaginabile.
Poi, a partire circa dal XI-XII secolo, la chiesa decise che la faccenda dei matrimoni era invece importante e andava normata, e da lì cominciò a elaborare norme che regolassero il matrimonio cristiano fino alla sua elevazione a sacramento.
Tutto questo per dire che cose che a noi oggi sembrano normali, come sposarsi in chiesa (almeno per quei pochi che ancora si sposano in chiesa), danno l'idea che sia sempre stato così e che il matrimonio sacramentale in chiesa esista da sempre. Mentre invece esiste solo da quando la chiesa ha deciso di occuparsene.
Nessun commento:
Posta un commento