Non so se la decisione dell'amministrazione Biden di autorizzare l'invio in Ucraina delle cosiddette bombe a grappolo rappresenti il superamento di una linea rossa che forse non andava superata. Molti analisti pensano di sì. Si tratta di un tipo di armamento che provoca importanti danni collaterali alla popolazione civile (i campi profughi in Giordania sono pieni di bambini mutilati dalle bombe a grappolo utilizzate nella guerra in Siria) e il fatto che gli stessi USA abbiano discusso per sei mesi prima di prendere questa decisione a causa dell'acceso dibattito tra falchi e colombe, sviluppatosi in seno alla stessa amministrazione americana, la dice lunga sulla delicatezza e pericolosità della questione.
Ma al di là di questo aspetto, mi chiedo: la strada scelta fin dall'inizio del conflitto di armare fino ai denti l'Ucraina sta pagando? La retorica mainstream la conosciamo bene, ce la ripropongono a reti unificate da sempre: l'invio di armi a Zelensky è finalizzato al raggiungimento della pace, o quanto meno di una tregua. Bene, ieri si è giunti al 500° giorno di guerra. Si vede qualche segno all'orizzonte di questa tregua (lasciamo stare la pace)? Mi pare di no. A me sembra anzi che il trascorrere del tempo certifichi solo una recrudescenza del conflitto. E allora, forse, qualche domanda sull'utilità di questa strategia sarà ora di cominciare a farsela.
Non entro qui nel merito dei torti e delle ragioni, non è questo il punto (sappiamo bene che c'è un aggressore e un aggredito), mi interessa l'aspetto razionale ed epistemologico della vicenda, che può essere riassunto così:
1) c'è un problema
2) si sceglie una strategia per tentare di risolverlo
3) dopo un anno e mezzo ci si rende conto empiricamente che la strategia scelta non risolve il problema ma lo aggrava
4) è lecito continuate a utilizzare questa strategia?
Si potrebbe (legittimamente) pensare: la strategia della mediazione ha fallito, è logico che resti in campo quella militare. Vero, ma qui si aprono altre domande: perché la strada della mediazione ha fallito? Qualcuno ha avuto interesse che fallisse? Non sono domande retoriche o tendenziose, sono domande. Punto. A me sembra che, spogliata l'intera vicenda delle sue sovrastrutture, rimanga un dato di fatto metaforicamente inoppugnabile: si pretende di spegnere un incendio continuando a buttare benzina sul fuoco.
Putin andava fermato subito, sin da quando usò il nervino contro i ceceni asserragliati nel teatro di Dubrowka.
RispondiEliminaE' destinato a fare la fine di Gheddafi, Saddam, Milosevic...: già che quello è il suo destino, perché dargli modo di fare ulteriormente del male?
Non so, il paragone tra Putin, Gheddafi e Saddam mi sembra improprio. Gli ultimi due erano grosso modo presidenti-fantoccio che sono rimasti al loro posto finché all'Occidente ha fatto comodo per poi essere eliminati una volta diventati inutili. Putin è un altro paio di maniche. È un autocrate che gode del consenso di gran parte della popolazione della Russia e che guida quello che comunque è ancora un impero, seppure in decadenza. Difficile, molto difficile, che l'Occidente possa fare con lui lo stesso giochino che ha fatto con Gheddafi e Saddam.
EliminaPremetto che io ormai da anni non seguo i media e quindi ho generalmente idee diverse dalle tue. Ti seguo perché per natura sono di mentalità aperta e apprezzo comunque tutte le opinioni, mi piace come scrivi, mi incuriosiscono i libri che leggi e riconosco la tua onestà intellettuale.
RispondiEliminaQuesto pezzo fa parte dell’ultima categoria che ho menzionato: ti sei accorto che qualcosa non quadra e, giustamente, te ne chiedi il motivo.
"La definizione di follia è fare la stessa cosa più e più volte aspettandosi risultati diversi." recita infatti un’aforisma attribuito a Einstein...
Sono curioso di scoprire a cosa ti porterà questa tua linea di ragionamento.
Soprattutto le tue domande finali sono importanti: io vi aggiungerei/semplificherei con “chi non vuole la pace”, ovvero chi ha interesse che la guerra continui...
>Sono curioso di scoprire a cosa ti porterà questa tua linea di ragionamento
EliminaSono curioso anch'io, e finora non ne ho idea.
Anche Ratzinger all'epoca si pronunciò contro le bombe a grappolo, della serie "Uccidetevi, ma con metodi sani e non pericolosi".
RispondiEliminaNon lamentiamoci che la follia deflagri come una bomba (non a grappolo sia chiaro..)
A parole tutti si pronunciano contro questo tipo di armamento, ma tra le parole e i fatti...
EliminaInsomma, la storia è fin troppo nota.