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domenica 27 marzo 2022

La stanza segreta di Auschwitz


Un paio di giorni fa Michela, mia figlia maggiore, mi aveva suggerito la lettura di questo libro, che lei aveva appena terminato trovandolo bellissimo e terribile (bellissimo per la trama e lo stile narrativo e terribile per il contenuto). Così sollecitato, ho cominciato a leggerlo senza però nutrire grosse aspettative, immaginando che fosse niente più di uno degli innumerevoli romanzi in circolazione che hanno sullo sfondo le atrocità commesse dai tedeschi nei campi di sterminio dell'Europa orientale durante la Seconda guerra mondiale. 

Mi sono dovuto ricredere. L'autore, fino a un paio di giorni fa a me totalmente sconosciuto, è stato capace di riunire ottimamente in un unico libro, dopo essersi documentato per anni relativamente alla storia e al funzionamento dei campi di concentramento, il romanzo storico e una storia avvincente, tra l'altro basata su una vicenda realmente accaduta. 

Molto brevemente, il romanzo racconta le vicende di due sorelle nella Polonia occupata dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Una di esse, Ania, viene rastrellata dalle SS e, causa la sua avvenenza, è destinata al bordello del campo di concentramento di Wysznica. Sua sorella, Danuta, riesce a sfuggire ai rastrellamenti e si unisce alla resistenza polacca (l'Arma Krajowa). Dopo alterne vicende che si snodano nel corso di alcuni anni, entrambe si ritrovano nello stesso campo di concentramento ma in condizioni opposte. Ania come prostituta del campo (condizione a cui ha accettato, pur tra mille tormenti, di sottostare per avere salva la vita ed evitare i trattamenti inumani e degradanti a cui erano sottoposti i normali detenuti) e Danuta come prigioniera di guerra appartenente alla resistenza polacca. Quest'ultima, Danuta, verrà "giustiziata" con un colpo di pistola da un ufficiale tedesco sotto gli occhi della sorella.

Ania sopravvive fino all'arrivo dei soldati dell'Armata Rossa, che nel gennaio del 1945 liberano il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove nel frattempo sono stati condotti i prigionieri. Dopo la liberazione Ania abbandona la Polonia, dove non ha più nessuno (tutta la sua famiglia è stata sterminata dai tedeschi durante i rastrellamenti) e ricomincia una nuova vita negli USA. Qui trova lavoro in una casa di riposo per anziani. Un giorno arriva un nuovo ospite, un ultra ottantenne dal temperamento molto sopra le righe e a tratti arrogante che Ania, dopo lunghe ricerche e indagini, scopre essere l'ufficiale che tanti anni prima aveva ucciso sua sorella davanti ai suoi occhi. Qui mi fermo per non rivelare cosa farà e come si comporterà Ania nei suoi confronti. Insomma, per non svelare il finale.

Oltre che avere uno stile avvincente, questo libro è anche molto istruttivo e ho imparato alcune cose che non sapevo, tipo ad esempio che ad Auschwitz c'era veramente un bordello, nel blocco 24. È vero anche che in uno dei lager i prigionieri che arrivavano coi treni (quelli che sopravvivevano al viaggio) venivano accolti da una orchestrina che nei pressi dei binari suonava una musica rassicurante, e le SS avevano addirittura fatto in modo che i prigionieri, una volta arrivati, potessero inviare a casa cartoline ai loro parenti dalla città (fittizia) di Waldensea. Nel libro si cita anche la storia nota secondo cui Hitler intrattenne rapporti incestuosi con la sua "nipotastra" Geli Raubel, storia oggi corroborata da innumerevoli prove e documenti (su questo argomento Fabio Massimi scrisse un paio d'anni fa un libro bellissimo: L'angelo di Monaco, di cui avevo brevemente accennato qui). Anche la resistenza polacca (l'Arma Krajowa) è realmente esistita anche se è stato abbastanza scioccante, per l'autore ma anche per me, scoprire che anche tra alcuni dei suoi appartenenti c'erano tracce di antisemitismo.

Credo che il giudizio di Michela su questo libro sia condivisibile: bellissimo e terribile.

6 commenti:

  1. Se ho intuito bene siamo sul genere thriller storico, prendo nota perché neppure io lo conoscevo.

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    1. Non direi tanto un thriller, quanto proprio romanzo storico.

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  2. Ho letto il libro. Mi associo: libro straordinario. Sicuramente consigliato ad un pubblico adulto e preparato: molte "scene" vengono descritte in maniera cruda e violenta benché fedeli alla realtà

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  3. Veramente un bellissimo libro.
    Sequenza narrativa ben pensata e ogni capitolo "tira" il successivo. A volte, purtroppo, con qualche cliffhanger; tecnica che a me non piace molto.

    Due cose:
    1 - che fine ha fatto il personaggio di Fagin, introdotto in maniera molto interessante e che sembrava dovesse ricoprire un buon ruolo?

    2 - sarebbe stato utile e interessante andare un po' oltre. Soprattutto per sapere le conseguenze psicologiche del finale sulla protagonista.


    Se ti va ci scambiamo qualche e-mail privatamente, per evitare spoiler a chi non ha letto il romanzo.

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  4. Secondo me è stato meglio che sia finito così. Ci sono tantissimi libri e film che finiscono col "troncamento" che svela, dopo pagine e pagine di aspettativa, il finale, e una volta che questo finale si palesa: fine (nei film compaiono gli inevitabili titoli di coda). Forse, se il romanzo fosse proseguito analizzando le conseguenze psicologiche prodotte dal gesto della protagonista, avrebbe perso la sua valenza narrativa per trasformarsi in una specie di... saggio psicologico, diciamo così. Però è solo un'idea mia, può darsi benissimo che molti lettori avrebbero trovato interessante questa analisi. Quindi non so. A me, personalmente, va bene che sia finito così.
    Per quanto riguarda Fagin, mi sono posto la stessa domanda ma non ti so rispondere :-)

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    1. ALLERTA SPOILER (se non avete letto il libero, evitate di leggere il commento)

      Mi spiego meglio: a me il finale ha alquanto deluso. Non perché scritto male. Né tantomeno perché inverosimile.
      Mi ha deluso proprio dal lato umano.

      Braun muore senza nemmeno accorgersene. Dopo aver passato la vita a causare i più atroci dolori.
      In più dichiara di avere figli nascosti da qualche parte. Ania, invece, ha vissuto senza riuscire a darsi una discendenza. In più in un matrimonio che non le ha reso la minima giustizia per quello vissuto prima.

      La morte di Braun che cos'è? Giustizia? Vendetta?
      Giustizia non direi proprio. Vendetta tantomeno, se andiamo a ponderare le sofferenze che ha causato decenni prima e la velocità della morte con cui la sua vita finisce.

      La domanda a cui mi sarebbe piaciuto avere risposta è: Ania è soddisfatta? Cosa sarà ancora la sua vita negli anni a seguire? Di sicuro non era una torturatrice di indole, ma dopo quello che aveva subito, personalmente, non penso che la morte istantanea del carnefice le possa aver dato chissà quale giovamento.

      Unico aspetto positivo: la reputazione di Braun era ormai totalmente al collasso. Anni di menzogne da lì a poco sarebbero state svelate, dalla giornalista citata all'inzio, e confermate da Ania come testimone.

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