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venerdì 22 ottobre 2021

L'avvocato del diavolo (Barbero)

Siccome adoro Alessandro Barbero, come i miei 32 lettori avranno da tempo sicuramente capito, mi sono riletto attentamente la sua uscita di ieri nella speranza di trovare un appiglio che mi permettesse di poter vestire i panni dell'avvocato del diavolo. Niente da fare, non ho trovato alcun appiglio, se non quello - fragilino, lo ammetto - che vede l'esternazione del professore in forma di domanda. Barbero, cioè, non fa un'affermazione perentoria tipo: "Ci sono differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi", ma declina il suo pensiero nella forma interrogativa indiretta "Vale la pena chiedersi se..." Se uno si interroga su qualcosa significa che di quella cosa non ha certezza, che ha dei dubbi, e avere dubbi è un atteggiamento che denota intelligenza, al contrario della sicumera proterva e sfrontata che è propria degli stupidi, così, giusto per fare il verso a un celebre detto. Quindi, Barbero non ha affermato nulla ma si è posto un quesito, ha espresso un dubbio, e si può crocifiggere uno per avere esternato un dubbio? Direi di no.

Come sono andato come avvocato dei diavolo? :-)

18 commenti:

  1. Si può sempre affermare che Barbero, come tutti quanti, non è perfetto, e in mezzo a tante idee azzeccate ogni tanto infila stronzate come questa – e anche questo vuol dire fare l'avvocato del diavolo...

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    1. Direi di sì, e forse con un'efficacia addirittura maggiore della mia :-)

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  2. Ma si.. lo avevo comunque giustificato.. se non altro per l'estrapolazione della frase da un contesto ben più ampio.. eppoi mica è Gesù! ;)

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    1. Beh, a me sembra che il contesto in cui è inserita non cambi granché la sostanza. Voglio dire che la frase è comunque una sciocchezza, indipendentemente dalla presenza o meno di un contesto. Si dice che non c'è due senza tre; dopo il green pass e questa, ho paura di scoprire cosa sarà la terza :-)

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  3. Come hanno già detto molti, anche Barbero ce lo siamo giocato.

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    1. Forse giocato no. Diciamo però che ha perso parecchio.

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  4. Sinceramente non ha tutti i torti. Per fare un esempio io vedo la differenza nel mio posto di lavoro. A pranzo i colleghi uomini vanno a pranzo e fine. Invece noi colleghe si mangia in 10 minuti (quasi sempre portato da casa) e poi di corsa a fare la spesa, così poi quando si esce si va direttamente a casa e si risparmia tempo, traffico permettendo.
    Inoltre io la mattina penso a stendere la lavatrice, fare i piatti (che assolutamente non faccio la sera, sono troppo stanca) dare una spazzata in terra e portare fuori il cane prima di correre al lavoro.
    Io non credo che gli uomini mentalmente stiano sulla casa come ci stiamo noi donne e quindi è inevitabile avere un diverso approccio al lavoro anche perchè alla fine... noi stiamo già stanche.

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    1. Sì, è così. Con la differenza, però, che le disparità tra uomini e donne che hai evidenziato non sono di tipo strutturale, ma culturale. È questo il punto su cui Barbero è malamente inciampato.

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  5. Magari Barbero puó continuare a fare il divulgatore storico, non il filosofo.

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  6. Premetto che non avevo seguito questa vicenda e l’ho scoperta solo oggi su un altro blog: siccome per natura mi piace fare “l’avvocato del diavolo” ripropongo anche qui la mia "difesa" di Barbero con cui avevo commentato il relativo pezzo:

    Faccio un po’ l’avvocato del diavolo.
    Secondo me Barbero non si riferiva a singole caratteristiche (quelle citate erano solo esempi) ma a tipologie psicologiche. Alcune tipologie psicologiche sono avvantaggiate nel mondo del lavoro e altre no.
    Allora ho cercato statistiche sulle tipologie psicologiche Meyers-Briggs per vedere se ci sono squilibri di genere nella loro distribuzione. Il primo sito che Google ha trovato è questo (non so quindi se sia affidabile): https://www.personalitycafe.com/threads/statistics-on-myers-briggs-type-and-gender-ratio.1285105/

    Qui si vede che nelle diverse tipologie ci sono grandi differenze fra uomini e donne. A memoria poi mi pare di ricordare che il tipo che a maggior successo al lavoro, il classico CEO per intenderci, sia l’ENTJ dove gli uomini sono il 64%. Sempre a memoria mi pare di ricordare che la personalità INTJ (67%) abbia successo a lavoro mentre la ISTJ (66%) sia quella considerata più “affidabile”, da ufficio insomma.

    Insomma probabilmente un certo maschilismo latente è la ragione principale della discriminazione salariale fra uomini e donne ma non mi pare che l’affermazione di Barbero sulla componente psicologica si debba considerare una totale sciocchezza...

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    1. Non so se l'esistenza del cosiddetto "gender pay gap" dipenda dal maschilismo. Qui c'è un esaustivo articolo che spiega i motivi per cui, sia in Italia che in Europa, a parità di mansione le donne guadagnino meno degli uomini.
      Per quanto riguarda Barbero, a me sembra che l'idea da lui formulata sia sbagliata, tuttavia mi è capitato di leggere pareri favorevoli alla sua teoria anche da parte di donne, come ad esempio la scrittrice Paola Matricola qualche giorno fa su La Stampa e altre. Che dire? Ognuno la vede a modo suo, come del resto è naturale che sia.

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    2. Paola Mastrocola*, pardon.

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    3. Non volevo dire che l’ipotesi di Barbero fosse corretta ma solo che aveva una sua plausibilità: su quale effettivamente sia l’origine delle discrepanze salariali fra uomini e donne non ho idea!

      Ho la sensazione che si sia tutti vittime della mentalità da “like”, “not like”, 0 e 1, tipica delle reti sociali: cioè che qualsiasi argomentazione debba essere completamente corretta o completamente errata. In realtà, la maggior parte delle volte, tutti hanno dalla loro un po’ di verità.

      Grazie per il link: ho letto l’articolo che, comunque, spiega i numeri ma non suggerisce alcuna ragione di fondo che spieghi il fenomeno...

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    4. Ho la sensazione che si sia tutti vittime della mentalità da “like”, “not like”, 0 e 1

      Mi hai fatto venire in mente una conferenza di Crepet in cui il noto psichiatra parlava proprio di questo, ossia del fatto che oggi stiamo progressivamente perdendo la capacità di pensare in modo articolato, sfumato, complesso, e, forse proprio a causa dell'informatica, che ragiona esclusivamente in termini binari di 0 e 1, anche noi ci stiamo abituando a pensare che i ragionamenti e i pensieri siano o solo giusti o solo sbagliati. Credo che su questo valga la pena riflettere.

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    5. Molto interessante: la mia era solo un'intuizione personale, adesso sono curioso di informarmi per saperne di più...
      Grazie per la dritta!

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