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mercoledì 15 aprile 2020

Un merito del coronavirus

Se il coronavirus ha un merito, è quello di essere riuscito là dove Greta Thunberg e tutti i vari accordi internazionali sul clima degli ultimi decenni (quasi sempre disattesi) hanno fallito: diminuire l'inquinamento del pianeta.

Il problema è che questa sensibile diminuzione dell'inquinamento, che oggi è sotto gli occhi di tutti e oggetto di continui report, si ottiene al prezzo di un aumento della disoccupazione, perché con le fabbriche e le industrie ferme l'inquinamento scompare, è vero, ma le persone perdono il lavoro, e ciò significa nella migliore delle ipotesi disagio economico, nella peggiore la discesa nel baratro della povertà.

Questo circolo vizioso e perverso dovrebbe indurre tutti a elaborare qualche riflessione su come abbiamo costruito e impostato la nostra società, sui meccanismi che ci siamo inventati per regolarla. Meccanismi fragili e deleteri che, in sostanza, si possono ridurre alla scelta riguardo a quale sia il modo migliore di morire: di povertà o di inquinamento.

Ho sintetizzato brutalmente, ma il concetto che volevo esprimere credo sia chiaro.

17 commenti:

  1. Molto chiaro...se devo scegliere meglio morire d'inquinamento ma con la pancia piena.

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  2. Il problema è che lo sviluppo sostenibile nei fatti è solo uno slogan. Bisognerebbe ripartire da una riconversione industriale. Produrre di meno, solo il necessario.

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    1. Pura utopia. Specie in un'era, come la nostra, dove la produzione non è finalizzata al soddisfacimento di bisogni ma alla sua autoperpetuazione.

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  3. Non resta che dimezzare la popolazione mondiale ed è fatta... :)

    Moz-

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    1. Eh, ci aveva già pensato, a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento il buon vecchio Thomas Malthus, ma le cose sono andate diversamente :)

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  4. È un cane che si morde la coda e, in ogni caso, non ne usciremo vivi.

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    1. Beh, non ne usciremo vivi è una tautologia :-)
      In ogni caso sì, è un cane che si morde la coda.

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  5. Ma perché il PIL ogni anno deve crescere?

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    1. Perché la nostra vita è legata al PIL, che deve crescere. Facci caso: ad ogni variazione percentuale negativa del PIL scatta l'allarme: toni allarmistici e paranoie. Quello che i tromboni che parlano sempre di crescita non capiscono è che noi non possiamo più crescere. Noi occidentali, che siamo un miliardo, per tenere il nostro tenore di vita consumiamo l'80% delle risorse della terra, ciò significa che gli altri sei miliardi di persone sul pianeta si devono spartire il restante 20%. Sfido qualsiasi teorico dei sistemi ad affermare che un sistema così squilibrato possa reggere all'infinito. Eppure vogliamo crescere ancora.
      Prego, si accomodino.

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    2. Convincere l'Occidente a spartire la ricchezza con il mondo che ha fame è un'utopia. Ma qualcuno ha detto che l'utopia è quello che oggi non vogliamo fare e che domani saremo costretti a fare.
      Non Michel Onfray che è un seguace di Nietzsche.

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    3. Quel qualcuno si è sbagliato, secondo me.

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    4. https://www.codiceedizioni.it/lutopia-e-architettura-un-estratto-da-utopie-percorsi-per-immaginare-il-futuro/

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  6. Saremo tutti più poveri.

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    1. La mia generazione, parlo di chi viaggia tra i quaranta e i cinquant'anni, bene o male la sfangherà. Ma ciò che dovrà sobbarcarsi chi verrà dopo di noi... Meglio non pensarci, va'.

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  7. Risposte
    1. Vabbe', tieni conto che io sono tendenzialmente pessimista. Magari le cose, alla fine, andranno diversamente.

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