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martedì 4 febbraio 2020

Tra i libri

Ieri pomeriggio ho terminato La Bibbia non è un libro sacro, del saggista Mauro Biglino, la cui tesi è che il libro sacro per ebrei e cristiani non ha in realtà alcunché di sacro. Se infatti si prendono le originali matrici dell'ebraico masoretico, cioè i testi da cui viene tradotta la Bibbia nelle varie lingue, e si traducono letteralmente senza interpretarli (le Bibbie che abbiamo in casa sono interpretazioni, non traduzioni letterali), viene fuori una storia che è totalmente diversa da quella che viene predicata, una storia molto terrena e circoscritta e poco spirituale ed escatologica.

Terminato quello, ho letto La ragazza che guardava l'acqua, un racconto lungo (romanzo breve?) di Giorgio Faletti. L'ho letto in un fiato perché è un racconto che avvinghia il lettore fin dalle prime pagine. Un po' thriller, qualche sfumatura horror, rimandi al fantastico, sono gli ingredienti che condiscono una storia di amore e di riscatto dalle grinfie di un aguzzino di una misteriosa ragazza, una ragazza che ogni tanto compare sulla riva del lago e guarda nell'acqua. (Vi ho incuriosito? Leggetelo, poi magari mi dite le vostre impressioni.)

Ieri sera, poi, terminato anche il libro di Faletti, ho quindi cominciato La rabbia e l'orgoglio, di Oriana Fallaci. Quando prendo in mano un libro della Fallaci sto sempre un po' sul chivalà, memore del fatto che si tratta della scrittrice preferita di Salvini, almeno a quanto dice lui - in realtà Salvini manco sa cosa sia un libro ed è altamente probabile che non ne abbia mai aperto uno in vita sua, cita la Fallaci solamente perché in passato ha goduto di un certo credito in ambienti di destra, ma sono convinto che se si andasse a fargli domande un po' approfondite sui suoi scritti risponderebbe col classico "bacioni!" e se ne andrebbe, come del resto fa ogni volta che gli si chiede di uscire un po' dai suoi quattro slogan fissi e di argomentare.

La rabbia e l'orgoglio, di cui per ora ho letto solo l'introduzione, è la trasposizione in libro di un lunghissimo articolo che la scrittrice vergò pochi giorni dopo l'11 settembre e che il Corriere della Sera pubblicò emendato di molte parti per motivi editoriali. Più o meno mi sono già fatto un'idea del contenuto e del tenore con cui questo contenuto viene reso nelle pagine, ma sarò più preciso una volta che l'avrò terminato.

A proposito di terminare, ma che emozione e che trepidazione si provano quando, terminato un libro, si ripone nella libreria e ci si appresta a scegliere il successivo?

6 commenti:

  1. Ti è mai capitato di provare anche nostalgia? A me sì talvolta, quando finisco un libro che mi è piaciuto particolarmente.

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    1. Certo. Specie quando riprendo in mano qualcuno dei letti e vado a rivedere le sottolineature, i segni...

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  2. Si prova la massima soddisfazione, questo lo so per certo, visto che leggo tre libri in contemporanea e mi piace smaltirli a uno a uno e sostituire via via quelli completati con i nuovi che si intrecciano agli altri ancora in corsa... Insomma, leggere è sempre pura magia. 😁

    Quest’estate ho letto “Le radici dell’odio” della Fallaci, a me lei piace molto e il libro, a dispetto di quello che la critica vuole vederci dentro, ha un taglio obiettivo. Che la giornalista piaccia a Salvini, poi, è un dato totalmente insignificante.
    Buone letture!

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    1. La lettura multipla non mi attira, anche se a dire il vero non mi ci sono mai inoltrato più di tanto. Certo, può capitare, ed è successo spesso, che legga raccolte di racconti e tra un racconto e l'altro di quella raccolta inserisca altre cose, ma due o più romanzi in contemporanea, sinceramente no. Quando comincio un romanzo, per me c'è solo quello.

      Per quanto riguarda la Fallaci, La rabbia e l'orgoglio è il secondo suo libro che leggo. L'anno scorso lessi Insciallah e mi piacque un sacco (ci ho scritto due righe qui). E comunque concordo con te: il fatto che piaccia a Salvini è totalmente insignificante, l'ho segnalato solo come nota di cronaca.
      Ciao.

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  3. Ah, vuol dire che il ghost writer americano che scriveva TUTTI i libri firmati Faletti ha fatto un buon lavoro stavolta? E che magari il traduttore si è studiato un po' le espressioni idiomatiche evitando di usare "piovevano cani e gatti", "si scioglieva tra la folla", "lacrime come diamanti a poco prezzo"?

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