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domenica 15 dicembre 2019

La Bibbia non parla di Dio

Uno dei miei peggiori difetti, come i miei lettori di più vecchia data sanno, è quello di essere al tempo stesso curioso e dubbioso e di non accontentarmi mai della prima spiegazione che mi viene data. Lo considero un difetto, ma magari è un pregio, non lo so, so solo che questa cosa a volte mi crea qualche problema nei rapporti con le altre persone. Mettere sempre tutto in discussione, o quanto meno accettarlo in prima battuta col beneficio del dubbio e, in seconda battuta, con la riserva di verificare dal punto di vista epistemologico la consistenza di quel tutto, è infatti un atteggiamento che tende a isolare, specie in una società dove ormai si accetta ogni cosa acriticamente senza porsi tante domande (società dove non a caso regnano i Salvini, i Renzi, i Berlusconi e compagnia bella, solo per restare alla politica).

Quando poi questo atteggiamento filo-socratico, diciamo così, viene applicato non solo alla politica ma anche alla religione, apriti cielo! E i motivi sono semplici da intuire. Politica e religione sono infatti i maggiori ambiti in cui si esprime l'identità di ciascuno e metterli in discussione non ne disturba i relativi "pregiudizi" (qui il sostantivo è da intendersi nella sua accezione latu sensu, non in quella negativa a cui siamo abituati) ma l'irritazione nasce dal fatto che collegata a quei pregiudizi c'è l'identità, che è tutta un'altra faccenda. Ma della cosa, tutto sommato, m'importa relativamente, dal momento che non ho mai scritto su questo blog, che gestisco dal 2006, per avere "consenso" (ho infatti poche decine di lettori) ma esclusivamente per mettere nero su bianco ciò che mi inquieta e perché ho sempre considerato terapeutico scrivere. Non so se capiti anche ad altri, ma a me succede che la rielaborazione scritta di un fatto che m'inquieta, m'incuriosisce, mi stupisce, mi fa incazzare, oppure gioire, o commuovere, me ne modifichi la percezione, quasi la sostanza, e la cosa mi piace. 

Perché questo palloso preambolo? Da qualche tempo seguo, ogni tanto, spezzoni di conferenze di Mauro Biglino e la prossima settimana farò un salto in biblioteca per leggere qualcuno dei suoi libri. Biglino è un saggista e scrittore che per vent'anni ha fatto di mestiere il traduttore della Bibbia dai cosiddetti codici masoretici (sarebbero le matrici ebraiche dei testi) all'italiano per le edizioni San Paolo, la casa editrice di Famiglia Cristiana, per capirci. Sono in circolazione in Italia diciassette edizioni della Bibbia tradotte da lui per la San Paolo, ovviamente approvate dalla CEI. Diciamo che è uno che ha quindi una certa competenza in materia. Bene, facendo questo mestiere si è accorto che c'è una differenza enorme tra la traduzione letterale di quei testi e la loro interpretazione. L'interpretazione è ciò che si trova nelle Bibbie "ufficiali" che abbiamo nelle nostre case, la traduzione letterale è quella che si trova nei testi degli studiosi della Bibbia e che non vengono messi a disposizione del pubblico.

Il motivo è semplice: traduzione letterale e interpretazione di quesi testi raccontano due storie diverse. Non un po' diverse: totalmente diverse. Quella che lui offre è la traduzione letterale, niente di più e niente di meno, ed è un discorso, come si premura di ribadire nei suoi interventi, che non ha nulla a che vedere con la fede o con l'esistenza di Dio, ma unicamente con la traduzione letterale e non interpretativa di quei testi. Lui la mette sul piatto; chi la trova degna di attenzione la può approfondire, chi la ritiene un mucchio di sciocchezze la può tranquillamente buttare nella spazzatura, amici come prima.

A me Biglino in sé non dice granché, ma, tornando a ciò di cui scrivevo sopra, trovo interessanti e degni di credito i suoi assunti perché dal punto di vista delle argomentazioni addotte a supporto non mi pare ci sia nulla da eccepire. Insomma, per dirla alla Socrate, stanno benissimo in piedi da sole. Ognuno, poi (mi riferisco naturalmente a chi è interessato a queste tematiche), si regoli come crede.

4 commenti:

  1. Ho letto qualcosa di questo studioso e ho ascoltato e letto alcune delle sue interviste, sinceramente non mi ha stupito più di tanto.
    Poiché vedo che sei interessato a questi argomenti ti consiglio i libri o i video che trovi in rete di un biblista autorevole: Roberto Vignolo.
    Buona lettura e buona continuazione di domenica.
    sinforosa

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    1. Grazie del consiglio. Essendo aperto a tutto, non mancherò. Buona domenica anche a te.

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  2. Conosco Biglino perchè lo seguo da tempo. Forse anche grazie a lui e ai suoi studi, anche la chiesa uffuciale ha cominciato a dire che la bibbia non parla di Dio ma dice degli uomini e del loro rapporto con la trascendenza. Praticamente sconfessa quel "dettata da Dio" che ha detto in passato. Parlo di questo argomento da credente ma con la mente aperta. In passato mi sono avvicinata ad altre confessioni per cercare di capirne la sostanza ed ora lo sto facendo con Biglino che non penso sia un fanfarone. Nei video che ho seguito, ho notato quanto sia rispettato da laici e ordinati di altre religioni.
    Che sappiamo di come quando perchè e da chi abbiamo avuto origine? Che ognuno ascolti il suo cuore. Io seguo il mio istinto.
    Bell'argomento.
    Ciao.

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    1. Quando si parla di religione e di fede si cammina sempre su un terreno minato, perché si corre il rischio di urtare sensibilità molto profonde. Io, razionalmente, sono anche disposto a concedere che tutto ciò che conosciamo o che ci circonda possa essere il frutto, come dire, di un disegno superiore, ma è una concessione molto labile. Ciò in cui sicuramente non credo è a un dio a immagine di come ci viene raccontato dalle scritture, né, tanto meno, credo a tutta la fila di vicende assurde raccontate da Bibbia e Vangeli, che ritengo essere pura mitologia. Per quanto riguarda Biglino, più che studioso lui ama definirsi un semplice traduttore e nelle sue conferenze ripete che lui si limita a fare il mestiere più semplice e stupido del mondo: leggere cosa c'è scritto letteralmente nella Bibbia. Poi ognuno, di fronte a questa traduzione letterale è libero di fare ciò che vuole. È per questo che mi piace, perché non è un guru di una setta, non ha velleità carismatiche tipo telepredicatori americani o cose simili, è solo uno che conosce l'aramaico e l'ebraico e dice cosa letteralmente raccontano le scritture.
      Ciao Sari.

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