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sabato 7 dicembre 2019

Il disagio della libertà

Non so che attendibilità abbia il rapporto Censis secondo cui metà degli interpellati vorrebbe che a dirigere le italiche faccende tornasse un "uomo forte" che stia sopra ad elezioni e parlamento. Istintivamente mi viene da pensare che chi auspica il ritorno a questa sciagura non abbia vissuto il ventennio fascista (molto probabile, vista la distanza temporale) o non abbia mai aperto un libro di storia (altrettanto probabile, vista la voragine culturale in cui è precipitata la nostra società).

A me è venuto in mente un saggio molto bello di Corrado Augias che lessi un paio d'anni fa, quello che vedete qui sotto.


Qui Augias propone un interessantissimo excursus storico in cui analizza i motivi per cui le italiche genti hanno da sempre quella refrattarietà a decidere da sé il proprio avvenire preferendo affidarsi (salvo poi pentirsi) ad autoritarismi più o meno marcati, e il principale di questi motivi è che la libertà vera, fatta di coscienza e impegno, costa fatica, dedizione, e quindi si preferisce spogliarsi di ciò delegando tutto al primo Uomo della provvidenza che faccia capolino.

Una indole che in parte abbiamo per natura e in parte è frutto dei tanti accadimenti che hanno costellato la nostra storia, alcuni addirittura paradossali. Augias cita ad esempio Ermanno Rea quando scrive che "siamo stati noi italiani a inventare il cittadino responsabile, ed è accaduto tra il Trecento e il Cinquecento con l'Umanesimo e il Rinascimento. Una lunga stagione di gloria che durò non meno di centocinquant'anni: poi, lentamente, furono spente tutte le luci e, tra roghi e altre forme di violenta repressione, la Controriforma espulse dall'Italia l'homo novus sostituendolo con un suddito deresponsabilizzato, maschera della sottomissione e della rinuncia a ogni autonomia di pensiero."

Ecco, oggi siamo tornati qui.

6 commenti:

  1. È un autore che mi piace moltissimo, per la sua capacità di approfondimento e di spiegazione. Grazie a te.
    sinforosa

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    1. Ho letto parecchi saggi, suoi. Classificato da certa destra come "radical chic", che non ho mai capito bene cosa significhi, a me è sempre piaciuto.
      Ciao :)

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  2. Anche a me piace Augias, persona di grande cultura, che ha idee chiare ed è capace di esprimere concetti tosti con parole semplici.
    Mi ha incuriosita la definizione di Rea sul cittadino responsabile. Quel perido storico è stato problematico per le persone comuni e i vari poteri frammentavano pur piccoli territori. Dopo le feste andrò a leggere di quel periodo, qualcosa che ora mi sfugge.
    Per come la penso, il popolo italiano vive una democrazia non compiuta e fragile, siamo un popolo bambino e da qui deriva (forse) la voglia di un potere unico, forte (oddio) che decida per tutti.
    Ciao.

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    1. No, non è una democrazia compiuta. Che poi, alla fine, forse l'abbiamo idealizzata fin troppo. Churchill diceva che è la peggior forma di governo che ci sia ma finora non se n'è trovata una migliore :-)

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  3. Stimo molto Augias, che ebbi la fortuna di incontrare a Spoleto. Mi piace il suo approccio alle cose, anche se a volte mi pare un tantino misogino.
    Riguardo al tema del tuo post, personalmente avverto un certo timore. Sta accadendo qualcosa che non ci aspettavamo. Ci siamo svegliati e abbiamo capito che tanta parte di Storia che sembrava paleolitico invece è pericolosamente attuale. E credimi, come insegnante non posso fare a meno di dedicare molto tempo alla discussione sui valori sociali ormai persi.

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    1. Impegno encomiabile, il tuo. Un'opera veramente meritoria, visti i tempi bui che viviamo. Complimenti vivissimi.

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