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lunedì 19 agosto 2019

Richard Gere e Salvini

Dice il noto attore americano che vorrebbe parlare con Salvini per spiegargli che, se passasse del tempo con i migranti, ascoltasse le loro storie, cambierebbe atteggiamento nei loro confronti. Gere è un povero illuso, naturalmente, e d'altra parte è pure da comprendere perché sicuramente non sa di che pasta è fatto Salvini.

Bene, allora spieghiamo al noto attore che l'unica cosa che farebbe cambiare idea al felpato sarebbe un cambio di idea del suo elettorato. A Salvini non frega niente dei migranti, né della complessità del problema delle migrazioni, allo stesso modo in cui non gli frega niente degli italiani a cui dice sempre di voler dare la precedenza; l'unico faro che muove il suo agire è il consenso, ed è in nome di quello che lascia per settimane centinaia di poveracci a cuocere a bordo delle navi in mare, perché lasciarli in mare, chiudere porti e quant'altro porta consenso e ha un ottimo ritorno in termini politici e di immagine, anche se non risolve (anzi, lo aggrava) in alcun modo il problema. Tutto qua. Se, ipotesi remotissima e ai limiti del ridicolo, la maggioranza del suo elettorato cominciasse a muoversi su posizioni meno ciniche e più umane, le navi delle varie ONG attraccherebbero nei porti italiani accolte dalla fanfara.

Il politico, oggi, almeno in Italia, e Salvini ha portato questa tendenza al parossismo, non va inteso come colui che ha un'idea propria, un impianto tradizionale e culturale di riferimento, una storia personale su cui si impernia in maniera ferma il suo agire politico anche a scapito del consenso; il politico, oggi, è l'equivalente di un segugio, ha un fiuto finissimo per capire cosa vuole la gente, e glielo dà, e siccome gli umori dell'elettorato sono estremamente liquidi, veloci, volatili, ecco il politico prodursi in lunghissime, grottesche e imbarazzanti (per noi, non per lui) giravolte su ogni tema o argomento oggetto della sua attenzione.

Questa è la "politica" come la intendono Salvini, chi l'ha preceduto e chi gli succederà, quindi, francamente, non vedo l'utilità di venirci a parlare.

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