Una delle pagine più belle, finora, di Una storia di amore e di tenebra è quella in cui l'autore racconta delle telefonate tra la sua famiglia e quella dei suoi zii. Lui, Amos, da bambino abitava con la sua famiglia a Gerusalemme, gli zii a Tel Aviv. Con una cadenza grosso modo bimestrale le due famiglie si sentivano per telefono. Siccome però nessuna delle due aveva l'apparecchio in casa, utilizzavano quello di due farmacie vicine alle rispettive abitazioni. Ma come concordavano il giorno e l'ora? Per lettera. La famiglia di Amos scriveva a quella degli zii indicando un giorno e un'ora precisi in cui, dalla farmacia vicina a casa loro, avrebbero chiamato la farmacia vicina alla casa degli zii, questi ultimi rispondevano con un'altra lettera in cui confermavano di aver capito il giorno e l'ora.
Lo so, la cosa fa sorridere, oggi, ma ha anche un suo innegabile fascino, e comunque era a suo modo avveniristica per l'epoca, dal momento che si sta parlando della terra di Israele degli anni quaranta del secolo scorso.
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