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giovedì 5 gennaio 2017

I giornalisti non sono colpevoli delle bufale

Fa un po' sorridere la difesa dell'onorevole corpo dei giornalisti da parte di Mario Calabresi, difesa dall'accusa di essere tra i maggiori responsabili della propagazione, in rete e fuori, di bufale e falsità varie assortite. E fa un po' sorridere perché, senza arrivare alle ridicole ed esagerate generalizzazioni di Grillo, che tra l'altro è uno che con le bufale ha da tempo una certa dimestichezza, è un dato di fatto che una certa quota di giornalisti, quelli con la G maiuscola e con tanto di iscrizione all'ordine, sono, dati alla mano, dei propagatori di notizie false di tutti i tipi. Si va dagli strafalcioni scientifici ai servizi finti, per non parlare di carrellate di orrori grammaticali che farebbero inorridire pure la signora Tamagnini (la mia prof di italiano delle medie). 
Bufale a parte, poi, c'è la questione - da tempo sotto gli occhi di tutti, basta aprire un qualsiasi sito o sfogliare qualsiasi quotidiano - della progressiva perdita di qualità dell'informazione stessa. Aprite un Corriere o una Repubblica qualsiasi, troverete in home page succulente "gossippate" su Belen, sulla De Filippi, sulla conduttrice del tal tiggì che sembra in mutande grazie a un riflesso generato da una particolare concomitanza di effetti di luci col piano di vetro della sua postazione. Il giornalismo è ormai 'sta roba qua, e cerca di reagire alla ormai ventennale emorragia di lettori propinando ciò che i giornalisti credono attizzi di più il lettore.
Ma Calabresi queste cose le sa benissimo.

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