"Ma non è solo per la trama e per lo stile che Le otto montagne emana quell'aura intemporale che è il primo e più importante indizio di classicità. Questo è un libro che risponde a una questione apertissima della letteratura di questo inizio secolo. La scrittrice Nadia Terranova, sul numero di IL di un paio di mesi fa, all'interno della sua recensione di Eccomi, l'ultimo romanzo di Jonathan Safran Foer la formula così: «uno dei problemi letterari del decennio: come far entrare le chat e i messaggi nei romanzi contemporanei?».
La risposta è lunga tutte le 200 pagine di questo romanzo. Ed è secca e decisa: non ci devono entrare. In nessun modo. Perché? Perché viviamo in un mondo iperconnesso, che ci ha frantumato il tempo e ha fatto a pezzi la nostra concentrazione. Il nostro Ego è esploso, si è fatto incontinente e viziato a furia di specchiarsi sui social network.
La Letteratura è uno degli antidoti e questo libro è un classico proprio perché sopravviverà a tutto questo. Perché è qui per ricordarci l'importanza di cose che sui social network stanno sparendo e che le montagne, come la letteratura, richiedono. Il tempo, il rispetto, l'umiltà, la concentrazione. E ce lo ricorda con semplicità, senza gridare. La letteratura, se proprio deve servirci a qualcosa, deve riuscire ad essere il fortino dove riparare per difenderci da questo bombardamento di inutilità. Fuor di metafora altisonante, è il luogo dove tornare la sera per ricordarsi che oltre a tutto il frastuono che abbiamo intorno, esiste ancora uno spazio per la concentrazione e per la lentezza."
(via linkiesta.it)
ma quanti libri leggi?
RispondiEliminaTroppi :)
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