Quindi, ricapitolando un po', da Pesaro Renzi ha detto chiaramente che "Il prossimo anno togliamo Tasi e Imu per tutti. Non è possibile continuare questo giochino." Ricordo a chi fosse corto di memoria, che questa promessa non è nuova, ma una ripetizione. L'originale risale infatti a un mesetto fa, quando, dal palco dell'assemblea Pd, il nostro dichiarava in tono trionfalistico: "Dal 2016 via la tassa sulla prima casa" [...] "Nel 2017 ci sarà un intervento Ires e Irap e nel 2018 interventi sugli scaglioni Irpef e sulle pensioni." (Messaggero, 18/07/2015).
Questa uscita, non concordata con nessuno, suscitò, come forse ricorderete, il vivo disappunto del ministro Padoan, il quale era ben conscio della difficoltà di far quadrare i conti in un momento in cui della famosa ripresa non c'era traccia e il Pil cresceva con l'andazzo di una lumaca (come ora, del resto). Stavolta, però, non si è fatto vivo di nuovo Padoan, ma il sottosegretario all'economia Zanetti, il quale ha dichiarato in sostanza che il taglio della Tasi sulla prima casa è impossibile farlo per tutti, come ha invece strombazzato Renzi, perché non si saprebbe dove reperire il miliardo e 200 milioni di euro necessari per garantire la promessa deducibilità al 100% per le imprese dell’Imu sui capannoni.
Numeri a parte, i siparietti tra Renzi e i suoi ministri e sottosegretari ricordano un po' quelli tra Berlusconi e Tremonti, tipo quello del 2008, quando B. prometteva la detassazione delle tredicesime e più fondi per affrontare la recessione e Tremonti lo frenava chiudendo i cordoni della borsa, e dicendogli di smetterla di promettere mari e monti perché la situazione economica non lo permetteva. Oppure quando nel 2011 voleva dare la famosa scossa all'economia che avrebbe portato il nostro Pil a crescere del 3, 4, forse anche 5% (ovviamente sapeva benissimo che era una cosa utopistica e irrealizzabile).
Oggi siamo ancora qui. Cambiano i personaggi, gli attori, ma la pièce teatrale è sempre quella. E gli spettatori siamo sempre noi.
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