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giovedì 13 novembre 2014

Tra libri e vita

Mi è capitato in mano La casa del buio, un vecchio lavoro di King che ho trovato nella mia biblioteca e di cui mi ero totalmente dimenticato, e ho naturalmente iniziato a divorarlo. Sono poco meno di 800 pagine, un discreto mattoncino, come del resto gran parte dei suoi libri.
Dopo le prime 50 pagine ho pensato, così, un po' per caso, che leggere un libro è grosso modo come vivere una vita. Perché? È presto detto. 800 pagine sono tante, e quando inizi a leggerle te la prendi un po' con calma, vai senza fretta, perché le pagine sono lì, e mica scappano via. Passi le prime 50, poi le prime 100, e vedi che davanti a te ne hai ancora una marea. È un po' come i primi anni della vita, no? Sei bambino, adolescente, poi arriva il pieno della giovinezza, fino ai 20/25 anni, e ti rendi conto che anche se questi passano con una certa velocità hai comunque davanti a te ancora un'esistenza, il grosso lo devi ancora vivere. Ecco perché la similitudine tra gli anni che vivi e le pagine che leggi non è totalmente campata per aria.
Il problema, se problema si può chiamare, è semmai che passata la metà, sia del libro che della vita, arriva il tempo della presa di coscienza, dove effettivamente realizzi che sei un pezzo in là, e qui, forse, si coglie la prima vera differenza tra le due situazioni: nel libro cominci ad accelerare, perché sei curioso di arrivare all'epilogo, nella vita vorresti rallentare, perché... be', mi pare sia chiaro, no? Insomma, del libro puoi rallentare la lettura, della vita non puoi rallentare l'andatura. Certo, puoi utilizzare degli artifici per avere l'illusione di allontanare la vecchiaia (palestra, botox, trapianti di capelli, saune, solarium, dieta salutista, ecc.), puoi ricorrere a degli escamotage "per lenire questa morte sicura" (cit.), ad esempio con la religione, ma per quanto tu ti sbatta, il tempo non lo fermi, è inutile.
Quando si arriva alla mia età, in cui la metà del percorso è stata fatta, ricorre con una certa frequenza quel famoso "e vent'anni sembrani pochi, poi ti volti a guardarli e non li vedi più" (cit.). Infatti io manco mi giro più.
Torno al mio libro, va'.

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