E niente. Stasera sono giunto alla conclusione che la movida notturna riminese non fa più per me. Sì, è vero, da ragazzo ci andavo a nozze, ma adesso il traffico, il casino, il rumore, i clacson impazziti, le code interminabili a passo d'uomo sul lungomare. E poi la ressa, l'impossibilità di camminare senza urtare qualcuno, la lotta contro un fiume umano che ti ingloba e ti trascina con sé. E poi il tipo che ti vuole vendere le rose, quello che ti vuole fotografare, i truffatori improvvisati agli angoli dei marciapiedi che ti vogliono alleggerire il portafogli col trucco delle tre carte - sembra incredibile, ma ancora qualcuno ci casca. Poi, ancora, gli ubriachi, quelli che urlano, la musica (musica, vabbe'...) che arriva dalle macchine perennemente in coda, dai negozi, dai locali, le sirene impazzite delle ambulanze bloccate nei fiumi di lamiera. I pachidermici bus della linea 11, Rimini-Riccione, perennemente a passo d'uomo, stracolmi di ogni possibile varietà del genere umano. No, non sono più ragazzo - per fortuna, mi viene da dire - adesso la movida che apprezzo è quella tranquilla di casa mia, dei miei libri, delle mie gatte, delle passeggiate con Chiara sulla pista ciclabile, fino alla gelateria, e la possibilità di starmene seduto con lei a chiacchierare a un tavolino riuscendo ad ascoltare ciò che dice. E poi la mia chitarra, il pianoforte, la gatta che dorme pigramente sul suo sgabello, e io che alle 2.39 mi ritrovo qui a scrivere. Lasciatemi questa movida, che in fondo non è affatto male.
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