In caso non ve ne foste accorti, o magari ne aveste sottovalutato la gravità, la situazione è più o meno questa: un manipolo di parlamentari, che in teoria sarebbero stati eletti per occuparsi di emergenze sociali, tipo crisi economica, lavoro, ecc., si presenta sotto un palazzo di giustizia in cui si celebrano alcuni processi che riguardano il capo del loro partito.
Alcuni esponenti del suddetto manipolo di scalmanati, si presenteranno addirittura al capo dello stato per chiedere esplicitamente "di fermare i processi e le inchieste che rischiano di trasformarsi in un vero e proprio golpe ai danni di Berlusconi" (repubblica.it). Tutto questo ben sapendo che un capo di stato, di un qualsiasi stato civile, non può farsi garante delle sorti giudiziarie di nessuno, dal momento che ciò spetta solo ed esclusivamente alla magistratura.
"Il Cavaliere si aspetta questo da Giorgio Napolitano - scrive La Stampa -: un aiuto, un appello al Csm per allentare la morsa giudiziaria che lo sta soffocando, una preda speciale da inseguire e abbattere prima possibile".
Insomma, dopo 20 anni non è cambiato niente: siamo ancora ostaggi delle vicende giudiziarie di un omuncolo, autospacciatosi per grande politico e statista, che ha passato gli ultimi 3 lustri della sua esistenza a studiare ogni possibile strada che lo affrancasse dalle sue innumerevoli grane giudiziarie. E tutto questo non accade in qualche sperduta dittatura subsahariana o in qualche traballante "democrazia" sudamericana, ma accade in quella che qualcuno osa ancora chiamare, con una certa dose di coraggio, una grande democrazia occidentale.
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