Era il 2006, e il parlamento varava l'ultimo indulto. Si spalancarono quindi le porte delle carceri per un certo numero di detenuti, in particolare quelli condannati per reati di lieve entità e con una breve pena residua da scontare. Il motivo: carceri sovraffollate e detenuti stipati come bestie. Naturalmente - molti lo prevedettero - l'effetto durò poco. La maggior parte di quelli che tornarono fuori, infatti, per mancanza di alternative (lavoro non ce n'è oggi e non ce n'era neppure allora) ricominciarono a delinquere, e di conseguenza tornarono dietro le sbarre. La boccata di ossigeno per le carceri durò quindi lo spazio di pochi mesi, poi tutto tornò come prima.
Subito dopo la promulgazione del suddetto indulto, molti politici presero solenni impegni per risolvere la situazione da terzo mondo del nostro sistema carcerario, una situazione conosciuta da decenni ma sempre spostata più in là, perché, come è noto, di chi muore dietro alle sbarre in fondo non frega niente a nessuno. Sono delinquenti, malandrini matricolati, rifiuti della società, che s'arrangino e marciscano in carcere come cani. Certo, se un Sallusti rischia di finire al gabbio, allora della questione si interessa pure il capo dello stato. Delle migliaia di poveri cristi che nei nostri lager lasciano ogni giorno le penne, non frega niente a nessuno - e tenete presente che circa metà dei detenuti è in attesa di giudizio. Naturalmente, e anche qui si tratta di un film visto e rivisto, una volta avuto questo benedetto indulto, i politici si dimenticarono delle loro belle promesse, dei vari "piano carceri" e compagnia bella. Tutto restò come prima, ed è noto che quando un problema non si affronta ma si sposta, si incancrenisce, finché poi esplode in tutta la sua drammaticità e ineluttabilità.
Oggi siamo di nuovo a questo punto. E Napolitano, invece di incazzarsi coi vari tromboni e le loro promesse al vento, cosa fa? Auspica un altro indulto, magari, perché no?, accompagnato da una bella amnistia, così, giusto per non farci mancare niente. Ecco, un altro bel provvedimento che, se mai dovesse farsi per davvero, risolverebbe la situazione per altri cinque o sei mesi e sarebbe accompagnato dalle solite, patetiche, promesse di mettere mano al problema delle carceri. E tutto ricomincerebbe da capo. Fino alla prossima volta.
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