Pagine

venerdì 12 agosto 2011

Kàmelos o kamilos?

Un'amica, su Facebook, mi ha segnalato questo interessante articolo del redivivo Paolo Guzzanti. L'articolo lo reputo interessante non tanto per il contenuto in sé, una sorta di apologia del benessere e della ricchezza, quanto per l'incipit iniziale.

Guzzanti scrive:

Tutto è nato probabilmente da un rozzo errore di traduzione, perché kàmelos in greco vuol di­re sia cammello sia filo, sicché la celebre frase del Vangelo suona­va in origine così: «Entra più spe­ditamente il filo nella cruna dell' ago che un ricco in paradiso». Come dire: non tutte le ricchez­ze e no­n tutti i ricchi sono in rego­la con la morale e qualcuno sten­ta a passare. Mentre la ridicola versione secondo cui un ricco ha meno probabilità di entrare in paradiso di quante ne abbia un cammello di passare attraverso la cruna d'ago, significa che nessun ricco e nessuna ricchezza sono moralmente accettabili.

Apparentemente non fa una piega. Ma se si guarda un po' più a fondo, ho paura che l'esegesi sdogana-benessere del Guzzanti sia un tantino inesatta, anche se è comunque vero che ai tempi di Gesù la ricchezza era considerata una sorta di benedizione divina.

Se infatti si dà in pasto il termine kàmelos a un qualsiasi dizionario di greco, l'unico risultato che ci viene restituito è cammello. Il "filo" evocato dal Guzzanti non c'entra assolutamente niente. Mi viene il dubbio che il parlamentare abbia fatto confusione con kamilos, che però non significa comunque filo, ma gomena, fune. Tanto è vero che con questo termine veniva a quel tempo indicata la grossa corda che serviva a tenere ancorate le navi ai porti. Se ci pensate, in effetti, pur nella sua lontananza la fune ha più attinenza con un ago di quanta ne abbia un cammello.

Quindi è probabilissimo che san Girolamo abbia toppato nella traduzione dal greco antico al latino, cosa questa riconosciuta oggi da molti studiosi (del resto i testi sacri traboccano di errori e castronerie), ma anche Guzzanti ci ha messo del suo.

1 commento: