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venerdì 30 luglio 2010

Rottura/2

La rottura tra Berlusconi e Fini è cosa fatta. Ma, contrariamente a quello che tutti o quasi potrebbero pensare, non si è consumata ieri sera. Ieri sera c'è stato l'atto ufficiale, ma la rottura è avvenuta quando è nato il Pdl (incredibile, vero?), quando Fini apostrofò con un "siamo alle comiche finali" Berlusconi che annunciava, sul predellino della sua auto in piazza San Babila, la nascita del Pdl - era il novembre 2007.

Insomma un sodalizio che ha conosciuto alti e bassi ma che non ha mai assunto quell'aura di inscindibilità che molti auspicavano. E adesso il divorzio. Cosa succederà da qui in poi è un mistero. Quello che è certo è che Fini non ha alcuna intenzione di dimettersi dalla carica di presidente della Camera. E qui anche Berlusconi, nonostante l'esplicito invito contenuto nel documento di sfiducia del Pdl, si deve fermare. La carica che ricopre, infatti, non c'entra niente con l'appartenenza politica, ma riguarda esclusivamente il Parlamento. Insomma, Berlusconi dovrà, volente o nolente, tenersi Fini fino alla fine della legislatura, sia che avvenga alla sua scadenza naturale, sia che avvenga prima.

Da ora in poi, però, Berlusconi e i suoi dovranno anche stare molto attenti. Nei due anni e mezzo di legislatura, infatti, il governo è andato sotto parecchie volte su molti provvedimenti, nonostante una grossa maggioranza sia alla Camera che al Senato. Adesso i numeri sono naturalmente più risicati, anche se la maggioranza numerica rimane, e nonostante Fini abbia dichiarato che i finiani non usciranno dalla maggioranza, c'è da scommettere che non mancheranno di mettere i bastoni tra le ruote quando si tratterà di votare quelle leggi che a loro risultano più insopportabili e che al cavaliere stanno invece più a cuore: quelle ad personam. Insomma, se Berlusconi pensa che il periodo di rosolamento a fuoco lento sia finito, ho paura che si sbagli di grosso.

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