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giovedì 29 luglio 2010

P3, allora ditelo che non ho capito niente



Abbiate pazienza, lo so che prima di "embeddedare" un video di questo tipo sarebbe stato meglio avvisare. Perdonatemi (a parziale consolazione pensate a tutti quelli, poveretti, che se lo sono trovati ieri sera sul Tg1). Ma non potevo esimermi dal farvi ascoltare questa chicca. Certo che i "giornalisti" alla Ferrara sono forti, eh? Basta che uno - Berlusconi - dica una cosa che tutti gli vanno dietro. E' fantastico. Alcune delle perle contenute nel video.

Noi giornalisti abbiamo gravi responsabilità nella degenerazione della democrazia italiana e nella formazione do uno strisciante stato di Polizia

Che certi giornalisti abbiano gravi responsabilità nella degenerazione della democrazia mi trova perfettamente d'accordo. Ma non nel senso che dice Ferrara. In tutti i paesi in cui la parola "democrazia" ha un significato, infatti, e non è il nostro caso, i giornalisti fanno esattamente quello che ha fatto la giornalista dell'Unità alla conferenza stampa di Verdini: delle domande. Possibilmente scomode e imbarazzanti. Sembra incredibile, vero?

Come usa dire spesso il buon Travaglio, infatti, nei paesi normali la stampa è il cane da guardia del potere, non il cane da passeggio. I politici che vanno nelle trasmissioni televisive a farsi intervistare, ad esempio, non trovano come da noi le domande concordate preventivamente, tipo Porta a porta. Le conoscono solo quando il giornalista gliele pone in diretta. Evidentemente Ferrara è cresciuto con un'altra scuola di giornalismo.

La P3 è una delle più colossali balle che siano mai state raccontate

Ah beh, allora... No, voglio dire, abbiamo la conferma di Ferrara, non si capisce gli investigatori e i magistrati cosa vadano avanti a indagare a fare. Peccato che tra quello che blatera il corpulento giornalista e chi le indagini le svolge sul serio, ci sia una lievissima discrepanza di vedute.


Vi riporto, così, giusto per passare un po' di tempo, quanto scriveva Guido Ruotolo su La Stampa di ieri:

Forse vale la pena citare il capo d’imputazione per capire la sostanza dell’inchiesta del procuratore aggiunto Capaldo e del pm Sabelli. Agli indagati viene contestato il reato di associazione a delinquere «caratterizzata dalla segretezza degli scopi, dell’attività e della composizione del sodalizio, volta altresì a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché di apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali».

Insomma, un’organizzazione paramassonica. Va detto subito che la tesi dell’accusa ha già trovato due conferme, in questa fase delle indagini, rappresentate dalle decisioni del gip e del Tribunale del Riesame. «Nelle vicende in esame - si legge nelle motivazioni del Riesame - può tranquillamente escludersi che gli associati si limitassero a esercitare pressione lobbistica. Orbene, emerge in modo inconfutabile dagli atti processuali che gli attuali indagati hanno svolto una continuativa azione di interferenza sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali e di amministrazioni pubbliche, come la Corte Costituzionale, la Corte di Cassazione, il Csm, la Regione Sardegna, il ministero di Giustizia, grazie anche a una impressionante rete di conoscenze con soggetti che ricoprono cariche istituzionali ad alto livello e che appaiono sempre pronti ad accogliere le richieste del sodalizio». Leggendo l’ordinanza del Riesame si scopre che la banda non solo voleva interferire sul ricorso per le liste elettorali in Lombardia nelle ultime regionali, ma anche nel Lazio.

Capito, no? Naturalmente quanto scrivono i magistrati non conta un bel niente. Sono tutte balle. Lo dice anche Ferrara. Scusate, il resto del video non lo commento: sento che sta arrivando il solito attacco di vomito.

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