La prima mina, disinnescata prima che potesse avere effetti imprevisti sulla già traballante tenuta del governo, è stata quella di Brancher, il ministro senza portafoglio e dalle deleghe misteriose, che si è dimesso alcuni giorni fa dopo i casini per la richiesta del legittimo impedimento - dimissioni che hanno evitato una mozione di sfiducia, invocata dalle opposizioni, che avrebbe appunto potuto avere effetti devastanti sulla tenuta del governo.
Adesso apprendiamo che anche la mina Cosentino è stata disinnescata in tempo. Il sottosegretario all'economia, implicato nell'inchiesta P3 e con una richiesta di arresto dalla procura di Napoli con l'accusa di concorso esterno in associazione camorristica, si è dimesso dopo una chiacchierata con Berlusconi. Davanti, le apparenti ragioni di opportunità; dietro, lo scampato pericolo per il governo insito nella discussione della mozione di sfiducia di mercoledì prossimo già appoggiata dai finiani, dai centristi di Casini e naturalmente dall'opposizione.
Insomma, anche in questo caso le castagne sono state tolte dal fuoco prima che si bruciasse qualcuno, il governo ha perso per strada un altro pezzo e la canna del gas è sempre più vicina.
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