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domenica 11 aprile 2010

Repubblica semipresidenziale sul modello francese?

Ieri Berlusconi è intervenuto, in quel di Parma, alle celebrazioni per il centenario di Confindustria. Tra le cose più interessanti da registrare c'è sicuramente il siparietto con la Marcegaglia, presidente dell'associazione degli industriali. Quest'ultima infatti ha detto: "E’ la crisi peggiore degli ultimi 50 anni: tutti, governo, imprese e sindacati dobbiamo lavorare per evitare il peggio. Dati scientifici dimostrano che il Paese sta declinando". E ha poi aggiunto: "Caro presidente adesso davvero dovete dimostrare di essere quel governo del fare per il quale molti italiani votano". Al che il nostro pimpante premier ha ribattuto: "il declino dell'Italia davvero non si vede". Ora, giocoforza, se due soggetti affermano due cose diverse, è ovvio che uno dei due non la racconta giusta. Ma questo lo lascio alle vostre valutazioni.

La parte interessante (si fa per dire) del discorso del premier è venuta dopo, quando è tornato alla carica con l'ultima novità che sta tenendo banco da un po' nei palazzi: la modifica della Costituzione in direzione di un fantomatico semipresidenzialismo alla francese. Ecco, a tal proposito, le parole del premier: "'I padri costituenti - ha detto Berlusconi - hanno definito un assetto istituzionale che dà tutti i poteri alle assemblee parlamentari: l’esecutivo non ha nessun potere nel nostro sistema costituzionale'. La riforma costituzionale, ha aggiunto, andrà affrontata con il contributo di tutti ma l'orientamento della maggioranza è per una riforma semipresidenziale sul modello francese con però l'elezione contemporanea del Parlamento e del presidente del consiglio, per evitare eventuali problemi di colori diversi e coabitazioni forzate come avvenuto in diverse legislature in Francia. In ogni caso, ha puntualizzato, è importante 'dare al presidente del consiglio gli stessi poteri di intervento che hanno i suoi colleghi europei'".

Ora, naturalmente, tutti sanno che la scelta dei nostri padri costituenti di concentrare la maggioranza dei poteri nelle mani del parlamento, a scapito del governo, non è stata casuale, ma - si veniva dalla dittatura fascista - aveva proprio lo scopo di evitare pericolose derive autoritarie per mano dei vari governi e loro rappresentanti. Ed è quindi per questo motivo che la nostra Costituzione è così "rigida" e modificabile dopo lunghi iter solo con maggioranze parlamentari molto qualificate - cosa che Berlusconi allo stato attuale non ha, ecco perché sbraita tanto. Cosa c'entra il semipresidenzialsmo francese, evocato sempre dal nostro signorotto, in tutto questo?

Qui, naturalmente, mi sono dovuto documentare anch'io, e ho trovato una spiegazione piuttosto chiara su Wikipedia: "Un esempio di Repubblica semipresidenziale è la Francia. In questo paese, il modello semipresidenziale fu introdotto dal generale Charles De Gaulle nel 1958, in concomitanza con la crisi della Quarta Repubblica Francese e della guerra in Algeria; con tale riforma, ha inizio infatti la c.d. Quinta Repubblica Francese. Il sistema, che all'epoca prevedeva l'elezione del capo di Stato da parte di un organo appositamente costituito, nacque come una forte razionalizzazione della costituzione della Quarta Repubblica, con cui si tendeva porre termine all'instabilità della forma di governo parlamentare che fino ad allora era vigente. Il sistema fu perfezionato nel 1962 con una successiva modifica costituzionale che introduceva l'elezione a suffragio universale del Presidente. Sebbene il Presidente sia eletto direttamente dai cittadini e non sfiduciabile, egli non è titolare esclusivo del potere esecutivo, dovendolo condividere con il Primo ministro. Il Premier, nominato dal Presidente della repubblica, deve avere per il suo governo la fiducia, o almeno il tacito assenso, da parte del parlamento. Il presidente può sciogliere l'Assemblea Nazionale, mentre il parlamento non può sostituire il presidente anche se può metterlo in stato d'accusa per motivi giudiziari".

Insomma, in soldoni si può affermare che un modello di questo tipo potrebbe avere una sua utilità in quanto garante di una maggiore stabilità politica. Laddove, vedi le repubbliche parlamentari come appunto la nostra, è noto che la vita (e conseguentemente la durata) dei governi è appesa a doppio filo agli umori delle maggioranze parlamentari. In Francia, quindi, il capo dello stato (sarebbe il nostro Napolitano), eletto là direttamente dai cittadini, ha come abbiamo visto molto potere, che condivide in buona parte col primo ministro (il nostro Berlusconi). Malignando un po', mi verrebbe di ricordare che nel 2013 scadrà sia la corrente legislatura che il settennato di Napolitano. Facendo 2 + 2, pensate anche voi quello che penso io quando sento Berlusconi parlare di semipresidenzialsmo alla francese? Mah, speriamo che tutto questo resti relegato alla fantapolitica.

Quello che nessuno, tantomeno Berlusconi, dice a questo proposito, è che se si importa il modello francese non si importa a "pezzi", tralasciando quelli che non fanno comodo, ma si importa in toto. Altrimenti, come già hanno fatto notare molti (Scalfari su Repubblica e Sartori sul Corriere), si tratterebbe del solito pastrocchio all'italiana. E il semipresidenzialismo alla francese, fa notare l'ottimo Tommaso Cardarelli, contempla al suo interno molti "accessori" che non so quanto sarebbero graditi al cavaliere, tanto è vero che lui stesso ha dichiarato quale parte gli interessa ("l'orientamento della maggioranza è per una riforma semipresidenziale sul modello francese con però l'elezione contemporanea del Parlamento e del presidente del consiglio"). Insomma si preannuncia, se mai questa "riforma" dovesse diventare realtà, quello che già molti - come appunto Scalfari stamattina - temono: "Emerge comunque la volontà berlusconiana di dare una spallata definitiva alla Costituzione repubblicana sostituendola con un regime autoritario, un Parlamento di "cloni" plebiscitati, un potere giudiziario frantumato e subordinato all'esecutivo. Questo sbocco era inevitabile, è stato covato negli scorsi dieci anni ed ora da quelle uova non usciranno teneri pulcini ma serpenti a sonagli".

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