Che l'Italia fosse tra i maggiori produttori ed esportatori nel mondo di armi e mine antiuomo è noto da tempo. Vabbè, in fondo è business anche il fatto che in molte parti del mondo ci si ammazzi a vicenda col marchio "made in Italy". D'altra parte si parla spessissimo di "eccellenze": evidentemente lo siamo anche in questo campo.
Quello che non sapevo, e che mi ha lasciato un po' basito, è che non siamo una eccellenza solo nel campo delle armi, ma anche nel campo degli strumenti di tortura. Ha pubblicato in proposito un eloquente articolo Repubblica, ieri. Ve ne riporto uno stralcio qui di seguito.
ROMA - Sono cinque le aziende italiane che secondo un rapporto di Amnesty international sarebbero implicate in un commercio internazionale di strumenti tortura che coinvolge diverse società dell'Ue. A pagina 34 del rapporto di Amnesty, curato dalla fondazione di ricerca Omega Research Foundation e intitolato "Dalle parole alle azioni", di cui l'Ansa è in possesso, è pubblicata una tabella nella quale vengono menzionate cinque compagnie italiane (Defence System Srl, Access Group srl,Joseph Stifter s.a.s/KG, Armeria Frinchillucci Srl e PSA Srl) coinvolte in un commercio internazionale di arnesi finalizzati alla tortura tra il 2006 ed il 2010. Assieme alle aziende italiane la tabella menziona tre compagnie belghe e due finlandesi.
Gli strumenti di dolore. Nel rapporto si parla di congegni da fissare alle pareti delle celle per immobilizzare i detenuti, serrapollici in metallo e manette e bracciali che producono scariche elettriche da 50.000 volt. Il rapporto sottolinea che queste attività sono proseguite nonostante l'introduzione, nel 2006, di una serie di controlli per proibire il commercio internazionale di materiale di polizia e di sicurezza atto a causare maltrattamenti e torture e per regolamentare il commercio di altro materiale ampiamente usato su scala mondiale per torturare. Ma scappatoie legali consentono ancora di farla franca. Il rapporto sarà formalmente preso in esame domani a Bruxelles, nel corso della riunione del sottocomitato sui Diritti umani del Parlamento europeo. (articolo integrale qui)
Beh, ci fa onore questa cosa, non trovate? Specialmente riguardo a tutti i bei paroloni che sentiamo spesso contro la guerra, a favore dei diritti umani. Parole, parole, parole...
... soltanto parole...
RispondiEliminama sbaglio o in Italia ancora non esiste il reato di tortura?? :-(
Che sappia io, se non mi sono perso qualcosa, ancora no. C'è una proposta di legge che è ferma in parlamento dal 2007 (è stata approvata solo alla Camera), ma non ancora diventata legge definitivamente.
RispondiEliminaCerto che dopo le vicende di Stefano Cucchi, oppure dei dialoghi registrati l'anno scroso dalle guardie penitenziarie di Teramo, solo per citare un paio di casi, forse sarebbe ora di introdurlo anche da noi questo reato.