I "polli della libertà" non gli piacciono

Naturalmente lui non ha usato il termine "polli"; si è limitato semplicemente a dire "il Pdl non mi piace" (il copyright del termine in realtà è di Libero). Per la verità non penso siano in molti quelli che non si erano ancora accorti di questa cosa. Beh, ieri il presidente della Camera l'ha detto senza mezzi termini: "Il Pdl così com'è non mi piace". Oggi, neanche a dirlo, Il Giornale ci ha fatto, come vedete, il titolone di apertura, accusando Fini - lo dice chiaramente Sallusti nel suo editoriale - di aver in sostanza usato il carrozzone Pdl per farsi i comodi suoi in attesa di una destinazione definitiva ancora non chiara.

Naturalmente, specie alla luce degli avvenimenti di questi giorni, si capisce abbastanza bene che anche se non ci fosse stato Fini col suo "remare contro" i nodi del partito, che sono ben altri rispetto alla sua vicenda, sarebbero comunque venuti al pettine. Diciamo che Fini, in sostanza, non è stato niente di più di uno di questi tanti nodi. D'altra parte, se si escludono quelli che all'interno del partito aprono bocca solo dietro input del telecomando, non è rimasto quasi più nessuno disposto a prendersi la briga di cercare di limitare un po' le dimensioni della débâcle - anche Bossi si è lasciato scappare ieri un "sono dei dilettanti allo sbaraglio!". E pure lo stesso cavaliere, narrano le cronache, pare ne abbia le tasche piene di tutti; addirittura pare che se ne stia rintanato in casa, in una sorta di apatia, senza neppure l'intenzione - racconta sempre la Stampa - di fare campagna elettorale in tv, prima volta nella storia. La vicenda che si sta consumando nel Lazio, poi, è la classica ciliegina sulla torta che potrebbe però trasformarsi in beffa. Se infatti la lista della Polverini, finiana doc, dovesse essere riammessa e la Polverini stessa dovesse eventualmente vincere (il che avverrebbe senza la lista del Pdl che i più danno già per spacciata per via del panino), non so come la prenderebbe il cavaliere.