Pagine

lunedì 1 marzo 2010

Dalle carriole al popolo viola. Un pezzo di Italia che non ci sta

Magari non saranno moltissimi, e non godranno neppure di molta visibilità - comprensibile, del resto, visto l'andazzo -, ma ci sono. Gruppi di persone che cercano di tenere la schiena dritta, che non abboccano alla marea di palle con cui, con la complicità di giornali e telegiornali compiacenti, si cerca dall'alto di anestetizzare le coscienze e manipolare l'informazione per inculcare l'idea di un mondo dove tutta va bene, tutto è stato risolto e chi ci governa lo fa nel nostro esclusivo interesse. Gli ultimi due esempi li abbiamo avuti sabato e ieri. Sabato a Roma c'è stata la manifestazione del popolo viola, sceso di nuovo in piazza per ribadire un concetto che in qualsiasi altro paese civile è una cosa normale: la legge uguale per tutti. Punto. Senza legittimi impedimenti, lodi, immunità, processi brevi, sotterfugi e grotteschi stratagemmi per farla franca ed evitare di rispondere di ciò che si commette.

Ieri invece c'è stata a L'Aquila la cosiddetta "rivolta delle carriole": gli aderenti sono entrati nella zona rossa de l'Aquila con pale e carriole per rimuovere, simbolicamente, i 4 milioni di tonnellate di macerie che ancora ingombrano il centro della città. Un modo per richiamare l'attenzione su una ricostruzione che di fatto, a quasi un anno dal sisma, non è ancora cominciata e su cui tutti glissano, preferendo convogliare l'attenzione sul miracolo delle "new town", le casette prefabbricate in cui hanno trovato sistemazione poco più di 12.000 persone su oltre 60.000 sfollati.

E non si scende solo in piazza. Internet, che è il mezzo di comunicazione e aggregazione per eccellenza fa la sua parte. Nell'arco di una giornata il gruppo "La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini" ha superato i 22.000 iscritti. Una pagina e un'iniziativa ideata da Arianna Ciccone e rivolta al presidente dell'ordine dei giornalisti, con cui attirare l'attenzione sulle palle che quotidianamente ci propina il Tg1, il telegiornale di punta dei canali Rai, quello più seguito dagli italiani. Sabato Michele Serra su Repubblica scriveva: "Certo che per dire in un tiggì, o scrivere su un giornale, che 'Mills è stato assolto', spacciando la prescrizione di un reato accertato per 'assoluzione', bisogna essere dei bei mascalzoni. Non dico faziosi, o manipolatori, o servi, dico proprio mascalzoni perché per un giornalista manomettere la verità è un crimine, tal quale per un fornaio sputare nel pane che vende". Il riferimento è ovviamente a come il Tg1 di Minzolini ha vergognosamente riportato la sentenza definitiva in cui Mills è stato prescritto (e non certo assolto).

Insomma, siamo circondati da una marea di organi di informazione, alcuni notoriamente "autorevoli", che in ossequio ai voleri di chi li dirige ci sommergono di balle, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti da anni. Ben venga qualcuno che ancora ha voglia di scendere in piazza per denunciare questo gigantesca presa in giro.

Nessun commento:

Posta un commento